Lo stato patrimoniale è un documento contabile che fa parte, insieme al conto economico, alla nota integrativa e al rendiconto finanziario, del bilancio d'esercizio di un’impresa. Nello specifico lo stato patrimoniale descrive il valore dei capitali e dei beni di cui dispone l’impresa alla data di chiusura del bilancio. Qual è il suo funzionamento e come deve essere strutturato? In questo nuovo articolo del glossario iCribis approfondiremo questi aspetti e capiremo meglio come lo stato patrimoniale sia utile per verificare lo stato di salute di un’azienda.
Lo stato patrimoniale è disciplinato nel nostro ordinamento dagli articoli 2423 e 2424 del codice civile. In particolare è proprio l’articolo 2424 c.c. a prevedere il contenuto dello stato patrimoniale, che si divide in passivo e attivo patrimoniale. Nella colonna delle attività sono presenti le seguenti classi:
A) i crediti verso i soci per versamenti ancora dovuti;
B) le immobilizzazioni;
C) l’attivo circolante;
D) i ratei attivi e risconti attivi.
Nella colonna delle passività, invece, avremo le seguenti sezioni:
A) Il Patrimonio netto;
B) i fondi per i rischi e gli oneri;
C) il trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato;
D) i debiti;
E) i ratei e i risconti passivi
La prima voce evidenziata nella colonna delle attività è quella dei crediti verso i soci per i versamenti ancora dovuti. Questa sezione del documento comprende al suo interno le somme che l’azienda vanta nei confronti dei suoi soci o azionisti (ad esempio nel caso di una Società per Azioni) per la sottoscrizione di capitale sociale e la copertura delle perdite.
La seconda voce della colonna dell’attivo è quella dedicata alle immobilizzazioni, ovvero le risorse e i beni dell’impresa con una vita utile superiore a un anno. Tali risorse sono a loro volta suddivise in:
Il terzo elemento dello schema dello stato patrimoniale di un’azienda è l’attivo circolante. In questa voce sono descritte le risorse da impiegare nel breve periodo. Rientrano nell’attivo circolante:
L’ultima voce della colonna dell’attivo è quella dei ratei e dei risconti attivi, ovvero le quote delle entrate maturate, ma non ancora concretamente incassate e le quote di ricavo non ancora maturate, ma che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria.
La voce Patrimonio netto è la prima componente del passivo dello Stato patrimoniale. Esprime la differenza tra il valore di bilancio delle “attività” e delle “passività” dell’azienda: Il patrimonio netto = le attività – le passività È costituito dal capitale sociale, dalla riserva da sovrapprezzo delle azioni, le riserve di rivalutazione, la riserva legale, le riserve statutarie, quelle per le operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi, gli utili (perdite) portati a nuovo, gli utili (perdite) dell’esercizio e la riserva negativa per le azioni proprie in portafoglio.
La seconda voce della colonna delle passività dello stato patrimoniale è quella dei fondi per gli oneri e i rischi. Questa classe racchiude le risorse che la società destina alla copertura dei debiti e delle perdite certe o probabili. Sono quelle risorse per il trattamento di quiescenza e obblighi simili, per le imposte (anche differite) e per far fronte agli strumenti finanziari derivati passivi.
Sono i debiti che l’azienda ha nei confronti dei propri dipendenti per l’indennità di fine rapporto. Questa classe contabile contiene il valore del fondo di accantonamento contenente il debito maturato dalla società nei confronti dei dipendenti in relazione alle quote di Tfr.
Questa voce racchiude le varie tipologie di debiti, che la società ha nei confronti di soggetti di diversa natura (gli acconti, le obbligazioni, i debiti verso gli istituti bancari, i debiti verso i fornitori, quelli nei confronti dei finanziatori, quelli verso le imprese controllate, i debiti verso i controllanti, i debiti verso gli istituti di previdenza e di sicurezza sociale).
L’ultima classe dello stato patrimoniale passivo è quella dedicata ai ratei e ai risconti passivi. I primi sono i costi che l’impresa ha già maturato ma non ha ancora saldato, perché di competenza dell’esercizio successivo. I secondi sono, invece, i costi che l’impresa non ha ancora maturato ma che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria.
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