FALLIMENTO IN PROPRIO E FALLIMENTO PER ESTENSIONE: COSA SONO, QUALI LE FINALTIA' E RIFERIMENTI NORMATIVI


Il fallimento è una procedura legale finalizzata alla gestione della crisi d’impresa quando un soggetto, sia esso una persona fisica o giuridica, non è più in grado di far fronte ai propri debiti. Il suo scopo principale è quello di assicurare il soddisfacimento dei creditori attraverso la liquidazione del patrimonio del debitore, sotto la supervisione di un curatore nominato dal tribunale.

Con l’introduzione del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), la normativa fallimentare è stata profondamente rivista, sostituendo la storica Legge Fallimentare (R.D. 267/1942). Questo nuovo quadro normativo ha introdotto strumenti volti a prevenire l’insolvenza e a favorire la ristrutturazione aziendale, ma quando non vi sono alternative, la procedura fallimentare rimane l’ultima soluzione per la gestione del dissesto finanziario.

Esistono due forme principali di fallimento, ossia il fallimento in proprio, che avviene su iniziativa dello stesso imprenditore, e il fallimento per estensione, che coinvolge altri soggetti legati alla società fallita.


Definizione di Fallimento e Riferimenti Normativi

L’articolo 4 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza stabilisce che un imprenditore è soggetto a fallimento quando si trova in una condizione di insolvenza, ossia quando non è più in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni finanziarie.

Il fallimento può essere dichiarato dal tribunale su richiesta di:

  • un creditore, che dimostri l’insolvenza del debitore;
  • l’imprenditore stesso, che decide volontariamente di avviare la procedura (fallimento in proprio);
  • il Pubblico Ministero, in presenza di elementi che evidenziano la situazione di dissesto, come nel caso di violazioni fiscali o procedimenti penali connessi all’attività dell’impresa.

 

Una volta dichiarato il fallimento, viene nominato un curatore fallimentare, il quale si occupa della gestione del patrimonio del fallito, della liquidazione dei beni e della ripartizione dell’attivo tra i creditori.

Fallimento in proprio

Il fallimento in proprio si verifica quando è lo stesso imprenditore a presentare istanza di fallimento al tribunale. Si tratta di una procedura volontaria che l’imprenditore può intraprendere nel momento in cui si rende conto di non poter più sostenere le proprie obbligazioni.

Perchè un imprenditore può scegliere il Fallimento in proprio?

Dichiarare il fallimento della propria attività è una decisione difficile, ma in alcuni casi rappresenta la scelta più responsabile per gestire una situazione di crisi. Optare per il fallimento in proprio può permettere all’imprenditore di affrontare il dissesto in modo più ordinato e meno traumatico per evitare che la situazione degeneri ulteriormente.

Tra i motivi principali che spingono un imprenditore a fare questa scelta ci sono:

  • fermare il peggioramento della crisi, evitando che il debito aumenti e che la situazione diventi ingestibile. Affrontare tempestivamente il problema può rendere il processo meno complesso e più trasparente;
  • evitare azioni legali individuali da parte dei creditori, che altrimenti potrebbero tentare di recuperare i propri crediti con pignoramenti o altre misure esecutive scollegate tra loro, creando ulteriore caos.
  • gestire la chiusura dell’attività in modo regolato, con il supporto di un curatore fallimentare nominato dal tribunale, che si occuperà della liquidazione dei beni nel rispetto delle normative e dei diritti di tutte le parti coinvolte.

 

Una volta dichiarato il fallimento, l’imprenditore perde la gestione diretta della propria attività, che viene affidata al curatore fallimentare. I creditori non possono più agire singolarmente, evitando situazioni di conflitto o disparità nei pagamenti.

In questo modo, si assicura un processo più equo e trasparente per permettere di chiudere il capitolo nel modo più corretto possibile.

Il Fallimento per Estensione

Il fallimento per estensione è una procedura con cui il tribunale amplia gli effetti del fallimento di un’impresa o di un imprenditore a terzi che risultano coinvolti nel dissesto. Ciò può avvenire quando vi è un forte legame patrimoniale o gestionale tra il fallito e i soggetti a cui il fallimento viene esteso.

Chi può Essere Coinvolto nel Fallimento per Estensione?

Secondo l’articolo 147 della Legge Fallimentare, il fallimento può essere esteso a:

  • soci illimitatamente responsabili, nel caso di società di persone (ad esempio, società in nome collettivo o in accomandita semplice). In tali società, i soci non godono di una separazione patrimoniale tra il proprio patrimonio personale e quello aziendale, quindi rispondono direttamente con i propri beni;
  • amministratori e dirigenti, quando si accerta che abbiano commesso violazioni gravi nella gestione dell’impresa, come frodi fiscali, bancarotta fraudolenta o operazioni che hanno aggravato la crisi aziendale;
  • parenti stretti e soggetti terzi, nei casi in cui il tribunale ritenga che abbiano beneficiato in modo illecito della crisi dell’impresa. Ad esempio, quando vengono individuati trasferimenti patrimoniali sospetti o cessioni di beni effettuate con lo scopo di sottrarli alla liquidazione fallimentare.

 

Perchè si applica il Fallimento per Estensione?

Il fallimento per estensione viene applicato quando il tribunale ritiene che altre persone, oltre all’imprenditore o alla società dichiarata fallita, abbiano avuto un ruolo determinante nella gestione dell’azienda e nel suo dissesto economico. L’obiettivo principale è evitare che soggetti coinvolti direttamente o indirettamente possano sottrarsi alle proprie responsabilità, soprattutto se hanno contribuito all’insolvenza o ne hanno tratto un vantaggio personale.

Una misura che si applica, ad esempio, in casi di commistione patrimoniale, ovvero quando i confini tra il patrimonio dell’impresa e quello di amministratori, soci o soggetti terzi non sono ben definiti, rendendo difficile stabilire chi sia effettivamente responsabile dei debiti. Altri elementi che possono portare all’estensione del fallimento includono la gestione opaca della società, il trasferimento illecito di beni o il tentativo di svuotare l’azienda per sottrarre risorse ai creditori.

Differenze tra Fallimento in Proprio e Fallimento per Estensione?

Quindi, in conclusione, la differenza sostanziale tra queste due forme di fallimento sta nei soggetti coinvolti e nelle modalità con cui la procedura viene avviata.

Il fallimento in proprio è una scelta dell’imprenditore stesso, che riconosce l’impossibilità di far fronte alle proprie obbligazioni e decide volontariamente di richiedere l’apertura della procedura fallimentare. Un’opzione che consente di affrontare la crisi in modo più strutturato e controllato e permette una liquidazione ordinata del patrimonio sotto la supervisione del curatore fallimentare e del tribunale.

Il fallimento per estensione, invece, non è una scelta volontaria, ma una decisione imposta dal tribunale, che ritiene necessario coinvolgere altri soggetti oltre all’imprenditore originariamente dichiarato fallito. Viene applicato quando emergono elementi che dimostrano una connessione patrimoniale o gestionale tra il soggetto fallito e terzi, come soci illimitatamente responsabili, amministratori o persone che hanno tratto vantaggio dalle operazioni societarie.

Mentre il fallimento in proprio resta circoscritto all’imprenditore o alla società fallita, il fallimento per estensione amplia gli effetti della procedura anche a soggetti che, pur non essendo direttamente coinvolti nella richiesta iniziale, vengono ritenuti responsabili o beneficiari del dissesto.

In entrambi i casi, l’obiettivo è garantire una gestione equa della crisi e tutelare i creditori, ma con impatti e implicazioni molto diverse per le persone coinvolte.


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis Srl per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

 

FALLIMENTO IN PROPRIO E FALLIMENTO PER ESTENSIONE: COSA SONO, QUALI LE FINALTIA' E RIFERIMENTI NORMATIVI


Il fallimento è una procedura legale finalizzata alla gestione della crisi d’impresa quando un soggetto, sia esso una persona fisica o giuridica, non è più in grado di far fronte ai propri debiti. Il suo scopo principale è quello di assicurare il soddisfacimento dei creditori attraverso la liquidazione del patrimonio del debitore, sotto la supervisione di un curatore nominato dal tribunale.

Con l’introduzione del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), la normativa fallimentare è stata profondamente rivista, sostituendo la storica Legge Fallimentare (R.D. 267/1942). Questo nuovo quadro normativo ha introdotto strumenti volti a prevenire l’insolvenza e a favorire la ristrutturazione aziendale, ma quando non vi sono alternative, la procedura fallimentare rimane l’ultima soluzione per la gestione del dissesto finanziario.

Esistono due forme principali di fallimento, ossia il fallimento in proprio, che avviene su iniziativa dello stesso imprenditore, e il fallimento per estensione, che coinvolge altri soggetti legati alla società fallita.


Definizione di Fallimento e Riferimenti Normativi

L’articolo 4 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza stabilisce che un imprenditore è soggetto a fallimento quando si trova in una condizione di insolvenza, ossia quando non è più in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni finanziarie.

Il fallimento può essere dichiarato dal tribunale su richiesta di:

  • un creditore, che dimostri l’insolvenza del debitore;
  • l’imprenditore stesso, che decide volontariamente di avviare la procedura (fallimento in proprio);
  • il Pubblico Ministero, in presenza di elementi che evidenziano la situazione di dissesto, come nel caso di violazioni fiscali o procedimenti penali connessi all’attività dell’impresa.

 

Una volta dichiarato il fallimento, viene nominato un curatore fallimentare, il quale si occupa della gestione del patrimonio del fallito, della liquidazione dei beni e della ripartizione dell’attivo tra i creditori.

Fallimento in proprio

Il fallimento in proprio si verifica quando è lo stesso imprenditore a presentare istanza di fallimento al tribunale. Si tratta di una procedura volontaria che l’imprenditore può intraprendere nel momento in cui si rende conto di non poter più sostenere le proprie obbligazioni.

Perchè un imprenditore può scegliere il Fallimento in proprio?

Dichiarare il fallimento della propria attività è una decisione difficile, ma in alcuni casi rappresenta la scelta più responsabile per gestire una situazione di crisi. Optare per il fallimento in proprio può permettere all’imprenditore di affrontare il dissesto in modo più ordinato e meno traumatico per evitare che la situazione degeneri ulteriormente.

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  • fermare il peggioramento della crisi, evitando che il debito aumenti e che la situazione diventi ingestibile. Affrontare tempestivamente il problema può rendere il processo meno complesso e più trasparente;
  • evitare azioni legali individuali da parte dei creditori, che altrimenti potrebbero tentare di recuperare i propri crediti con pignoramenti o altre misure esecutive scollegate tra loro, creando ulteriore caos.
  • gestire la chiusura dell’attività in modo regolato, con il supporto di un curatore fallimentare nominato dal tribunale, che si occuperà della liquidazione dei beni nel rispetto delle normative e dei diritti di tutte le parti coinvolte.

 

Una volta dichiarato il fallimento, l’imprenditore perde la gestione diretta della propria attività, che viene affidata al curatore fallimentare. I creditori non possono più agire singolarmente, evitando situazioni di conflitto o disparità nei pagamenti.

In questo modo, si assicura un processo più equo e trasparente per permettere di chiudere il capitolo nel modo più corretto possibile.

Il Fallimento per Estensione

Il fallimento per estensione è una procedura con cui il tribunale amplia gli effetti del fallimento di un’impresa o di un imprenditore a terzi che risultano coinvolti nel dissesto. Ciò può avvenire quando vi è un forte legame patrimoniale o gestionale tra il fallito e i soggetti a cui il fallimento viene esteso.

Chi può Essere Coinvolto nel Fallimento per Estensione?

Secondo l’articolo 147 della Legge Fallimentare, il fallimento può essere esteso a:

  • soci illimitatamente responsabili, nel caso di società di persone (ad esempio, società in nome collettivo o in accomandita semplice). In tali società, i soci non godono di una separazione patrimoniale tra il proprio patrimonio personale e quello aziendale, quindi rispondono direttamente con i propri beni;
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Perchè si applica il Fallimento per Estensione?

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Una misura che si applica, ad esempio, in casi di commistione patrimoniale, ovvero quando i confini tra il patrimonio dell’impresa e quello di amministratori, soci o soggetti terzi non sono ben definiti, rendendo difficile stabilire chi sia effettivamente responsabile dei debiti. Altri elementi che possono portare all’estensione del fallimento includono la gestione opaca della società, il trasferimento illecito di beni o il tentativo di svuotare l’azienda per sottrarre risorse ai creditori.

Differenze tra Fallimento in Proprio e Fallimento per Estensione?

Quindi, in conclusione, la differenza sostanziale tra queste due forme di fallimento sta nei soggetti coinvolti e nelle modalità con cui la procedura viene avviata.

Il fallimento in proprio è una scelta dell’imprenditore stesso, che riconosce l’impossibilità di far fronte alle proprie obbligazioni e decide volontariamente di richiedere l’apertura della procedura fallimentare. Un’opzione che consente di affrontare la crisi in modo più strutturato e controllato e permette una liquidazione ordinata del patrimonio sotto la supervisione del curatore fallimentare e del tribunale.

Il fallimento per estensione, invece, non è una scelta volontaria, ma una decisione imposta dal tribunale, che ritiene necessario coinvolgere altri soggetti oltre all’imprenditore originariamente dichiarato fallito. Viene applicato quando emergono elementi che dimostrano una connessione patrimoniale o gestionale tra il soggetto fallito e terzi, come soci illimitatamente responsabili, amministratori o persone che hanno tratto vantaggio dalle operazioni societarie.

Mentre il fallimento in proprio resta circoscritto all’imprenditore o alla società fallita, il fallimento per estensione amplia gli effetti della procedura anche a soggetti che, pur non essendo direttamente coinvolti nella richiesta iniziale, vengono ritenuti responsabili o beneficiari del dissesto.

In entrambi i casi, l’obiettivo è garantire una gestione equa della crisi e tutelare i creditori, ma con impatti e implicazioni molto diverse per le persone coinvolte.


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis Srl per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

 

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