Ricerca e selezione del personale: trend e dati in Italia


Le attività di ricerca, selezione e fornitura di risorse umane in Italia

Oggi più che mai, le risorse umane sono al centro delle strategie aziendali, e sempre più imprese scelgono di affidarsi ad agenzie di recruiting per trovare i profili giusti.
In questo approfondimento dell’osservatorio iCRIBIS parleremo proprio di queste realtà: si tratta delle attività comprese nella divisione 78 della classificazione ATECO, che comprende le agenzie impegnate nella ricerca dei candidati, nella valutazione dei loro profili, nella possibile formazione e nel loro inserimento nel mondo del lavoro.

infografica

La distribuzione territoriale delle attività di ricerca, selezione, fornitura di personale

Dal punto di vista geografico, le attività che ricercano, selezionano e forniscono risorse umane in Italia si trovano nella maggior parte dei casi nella parte centro-settentrionale del Paese: oltre tre agenzie su cinque, il 66,5%, si trovano tra le macroaree del Nord Ovest (44,5%), del Nord Est (21,9%) e del Centro (17,8%). Seguono il Sud Italia con l’11,8% e le Isole con il 4%.
La Lombardia è la regione italiana dove si registra la maggiore concentrazione di realtà del settore recruiting. Infatti, su un totale di circa 1100 imprese, il 37,3% si trova proprio in territorio lombardo. Seguono Lazio (11,5%), Emilia-Romagna (8,8%), Veneto (8,8%), Campania (7,3%), Piemonte (6,1%), Toscana (3,6%), Sicilia (3,4%), Trentino - Alto Adige (2,4%) e Friuli - Venezia Giulia (1,9%). Nelle ultime cinque posizioni del ranking troviamo, invece, Marche (1,3%), Liguria (1,1%), Calabria (0,9%), Sardegna (0,6%) e Basilicata (0,2%).

distribuzione

Il tessuto imprenditoriale del settore recruiting tricolore

Il settore presenta un tessuto imprenditoriale altamente frammentato, caratterizzato da una struttura polarizzata: da un lato poche grandi realtà, dall’altro una moltitudine di micro imprese (ossia realtà con meno di 10 occupati e che realizzano un fatturato oppure un totale di bilancio non superiore a 2 milioni di euro all’anno), che rappresentano il 60,8% del totale e si spartiscono le restanti quote di mercato. In particolare, è da evidenziare la presenza delle attività delle agenzie di collocamento (60,9%) e delle altre attività di fornitura di risorse umane (29,3%).
Le forme legali più diffuse sono le società di capitali (77,4%), seguono le società di persone (10%), le imprese individuali (9,2%) e le altre forme societarie (3,4%). In particolare tra le società di capitali è significativa la percentuale delle società per azioni (6,7%) e delle società a responsabilità limitata (52,4%).
Il settore ha visto ridursi nell’ultimo anno gli occupati: nel 2024, infatti, il numero di dipendenti è diminuito del -2,4% rispetto al 2023 e del -1,6% rispetto al 2022. Nel 47,9% dei casi le imprese del settore impiegano meno di due dipendenti, mentre la media dipendenti si aggira intorno a 447.2 unità.

I numeri delle imprese femminili del settore recruiting

dipendenti

Sono circa 200 le imprese femminili attive nel settore della ricerca, selezione e fornitura di risorse umane nel nostro Paese, il 18,3% del totale della popolazione totale. Nello specifico quest’ultime nel 48,2% dei casi hanno una compagine composta in maniera esclusiva da donne, nel 40,3% si contraddistinguono per una partecipazione forte, mentre nell’11,5% dei casi la presenza femminile è maggioritaria.
Le imprese femminili del settore recruiting si trovano per poco più della metà tra Lombardia (30,8%), Veneto (10,4%), ed Emilia-Romagna (9,5%). Completano la graduatoria regionale Lazio (8,5%), Piemonte (8,5%), Toscana (6,5%), Campania (5,5%), Sicilia (5%), Trentino-Alto Adige (3,5%), Abruzzo (2%), Friuli-Venezia Giulia (2%), Puglia (2%), Calabria (1,5%), Liguria (1,5%), Marche (1,5%) e Umbria (1,3%).
Sotto il profilo della forma legale, la popolazione delle imprese femminili si compone per oltre la metà, il 61%, di società di capitali. Il restante 39% è formato da imprese individuali (20%), da società di persone (13%) e da altre forme societarie (6%). In particolare è da segnalare la quota delle società a responsabilità limitata (48,2%).

La distribuzione del rischio del settore delle agenzie di collocamento in Italia

dipendenti

Il settore delle agenzie interinali e di collocamento si contraddistingue per un’affidabilità economico commerciale piuttosto bassa (per il calcolo dell’indice vengono impiegate numerose variabili, tra cui dati anagrafici, indici e dati di bilancio, dati riguardanti l’anzianità aziendale, le esperienze di pagamento, la presenza di eventuali informazioni negative). Tra le attività di cui si conosce il dato, infatti, il 21,7% ha un indice di rischio minimo e il 22,1% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono invece il 14% mentre quelle con un rischio più alto della media il 33,9% del totale della popolazione analizzata.

L'innovazione e la propensione alla digitalizzazione del settore recruiting

Il digitale ha rivoluzionato il settore del recruiting, rendendo i processi di selezione più rapidi, efficienti e accessibili. Piattaforme online, intelligenza artificiale e strumenti di analytics, infatti, permettono di individuare i candidati più adatti con maggiore precisione. Le attività di ricerca, selezione, fornitura di personale che hanno una digital attitude alta sono, infatti, il 22,1%, quelle con un punteggio sopra la media il 17,3% e quelle nella media l’8,5%. Al contrario, le imprese con una propensione al digitale bassa sono il 39,2%, mentre quelle con un punteggio sotto la media sono il 4,8% del totale.
La popolazione analizzata fa registrare anche una buona propensione all'innovazione: le agenzie di recruiting con un punteggio d’innovazione alto, infatti, sono il 10,7%, quelli che fanno registrare uno score sopra la media sono il 29,7% e quelli nella media il 16,6%. Al contrario, le realtà con un punteggio sotto la media sono il 19,3%, mentre quelle con una propensione all’innovazione bassa sono il 15,7%.

Il fatturato stimato dei servizi di ricerca, selezione e fornitura di personale in Italia

Le attività che ricercano e selezionano personale senza obbligo di bilancio, costituite da almeno un anno e in possesso di un codice ATECO si attestano per l’1,1% nella fascia inferiore ai 50.000€, per il 4,3% nella fascia 50.000 - 99.999€, per il 12,7% nella fascia 100.000 - 499.999€ e per lo 0,2% nella fascia di fatturato stimato 500.000 - 999.999€.

Il fatturato del settore recruiting italiano

Secondo gli ultimi dati disponibili il fatturato del settore è crescita: il dato relativo al 2023, infatti, parla di 16 miliardi di euro (+1,5% rispetto al 2022 e +17,8% rispetto al 2021). Nello specifico le imprese della popolazione analizzata si attestano, per il 4,6% nella fascia inferiore ai 10.000€, per il 5,1% in quella 10.000 – 49.999€, per il 5,6% nella fascia 50.000 – 99.999€, per il 16,7% nella fascia 100.000 - 499.999€, per l’8,2% nella fascia 500.000 - 999.999€, per il 7,9% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€, per il 2,2% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999€ e per il 5,5% nella fascia di fatturato 10.000.000 – 49.999.999€, per il 2,9% nella fascia 50.000.000 - 249.999.999€ e per lo 0,8% in quella superiore a 250.000.000€
Tra le prime dieci aziende del settore recruiting in Italia con il fatturato maggiore troviamo:

 


CHI SIAMO

iCRIBIS è il portale e-commerce di Cribis che offre accesso alla banca dati di informazioni commerciali su imprese italiane ed estere. Ideale per piccole imprese e professionisti, iCRIBIS aiuta a tutelare i crediti e ridurre gli insoluti. Migliaia di piccole aziende e privati lo scelgono quotidianamente per informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, sempre accessibili online.

Ricerca e selezione del personale: trend e dati in Italia


Le attività di ricerca, selezione e fornitura di risorse umane in Italia

Oggi più che mai, le risorse umane sono al centro delle strategie aziendali, e sempre più imprese scelgono di affidarsi ad agenzie di recruiting per trovare i profili giusti.
In questo approfondimento dell’osservatorio iCRIBIS parleremo proprio di queste realtà: si tratta delle attività comprese nella divisione 78 della classificazione ATECO, che comprende le agenzie impegnate nella ricerca dei candidati, nella valutazione dei loro profili, nella possibile formazione e nel loro inserimento nel mondo del lavoro.

infografica

La distribuzione territoriale delle attività di ricerca, selezione, fornitura di personale

Dal punto di vista geografico, le attività che ricercano, selezionano e forniscono risorse umane in Italia si trovano nella maggior parte dei casi nella parte centro-settentrionale del Paese: oltre tre agenzie su cinque, il 66,5%, si trovano tra le macroaree del Nord Ovest (44,5%), del Nord Est (21,9%) e del Centro (17,8%). Seguono il Sud Italia con l’11,8% e le Isole con il 4%.
La Lombardia è la regione italiana dove si registra la maggiore concentrazione di realtà del settore recruiting. Infatti, su un totale di circa 1100 imprese, il 37,3% si trova proprio in territorio lombardo. Seguono Lazio (11,5%), Emilia-Romagna (8,8%), Veneto (8,8%), Campania (7,3%), Piemonte (6,1%), Toscana (3,6%), Sicilia (3,4%), Trentino - Alto Adige (2,4%) e Friuli - Venezia Giulia (1,9%). Nelle ultime cinque posizioni del ranking troviamo, invece, Marche (1,3%), Liguria (1,1%), Calabria (0,9%), Sardegna (0,6%) e Basilicata (0,2%).

distribuzione

Il tessuto imprenditoriale del settore recruiting tricolore

Il settore presenta un tessuto imprenditoriale altamente frammentato, caratterizzato da una struttura polarizzata: da un lato poche grandi realtà, dall’altro una moltitudine di micro imprese (ossia realtà con meno di 10 occupati e che realizzano un fatturato oppure un totale di bilancio non superiore a 2 milioni di euro all’anno), che rappresentano il 60,8% del totale e si spartiscono le restanti quote di mercato. In particolare, è da evidenziare la presenza delle attività delle agenzie di collocamento (60,9%) e delle altre attività di fornitura di risorse umane (29,3%).
Le forme legali più diffuse sono le società di capitali (77,4%), seguono le società di persone (10%), le imprese individuali (9,2%) e le altre forme societarie (3,4%). In particolare tra le società di capitali è significativa la percentuale delle società per azioni (6,7%) e delle società a responsabilità limitata (52,4%).
Il settore ha visto ridursi nell’ultimo anno gli occupati: nel 2024, infatti, il numero di dipendenti è diminuito del -2,4% rispetto al 2023 e del -1,6% rispetto al 2022. Nel 47,9% dei casi le imprese del settore impiegano meno di due dipendenti, mentre la media dipendenti si aggira intorno a 447.2 unità.

I numeri delle imprese femminili del settore recruiting

dipendenti

Sono circa 200 le imprese femminili attive nel settore della ricerca, selezione e fornitura di risorse umane nel nostro Paese, il 18,3% del totale della popolazione totale. Nello specifico quest’ultime nel 48,2% dei casi hanno una compagine composta in maniera esclusiva da donne, nel 40,3% si contraddistinguono per una partecipazione forte, mentre nell’11,5% dei casi la presenza femminile è maggioritaria.
Le imprese femminili del settore recruiting si trovano per poco più della metà tra Lombardia (30,8%), Veneto (10,4%), ed Emilia-Romagna (9,5%). Completano la graduatoria regionale Lazio (8,5%), Piemonte (8,5%), Toscana (6,5%), Campania (5,5%), Sicilia (5%), Trentino-Alto Adige (3,5%), Abruzzo (2%), Friuli-Venezia Giulia (2%), Puglia (2%), Calabria (1,5%), Liguria (1,5%), Marche (1,5%) e Umbria (1,3%).
Sotto il profilo della forma legale, la popolazione delle imprese femminili si compone per oltre la metà, il 61%, di società di capitali. Il restante 39% è formato da imprese individuali (20%), da società di persone (13%) e da altre forme societarie (6%). In particolare è da segnalare la quota delle società a responsabilità limitata (48,2%).

La distribuzione del rischio del settore delle agenzie di collocamento in Italia

dipendenti

Il settore delle agenzie interinali e di collocamento si contraddistingue per un’affidabilità economico commerciale piuttosto bassa (per il calcolo dell’indice vengono impiegate numerose variabili, tra cui dati anagrafici, indici e dati di bilancio, dati riguardanti l’anzianità aziendale, le esperienze di pagamento, la presenza di eventuali informazioni negative). Tra le attività di cui si conosce il dato, infatti, il 21,7% ha un indice di rischio minimo e il 22,1% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono invece il 14% mentre quelle con un rischio più alto della media il 33,9% del totale della popolazione analizzata.

L'innovazione e la propensione alla digitalizzazione del settore recruiting

Il digitale ha rivoluzionato il settore del recruiting, rendendo i processi di selezione più rapidi, efficienti e accessibili. Piattaforme online, intelligenza artificiale e strumenti di analytics, infatti, permettono di individuare i candidati più adatti con maggiore precisione. Le attività di ricerca, selezione, fornitura di personale che hanno una digital attitude alta sono, infatti, il 22,1%, quelle con un punteggio sopra la media il 17,3% e quelle nella media l’8,5%. Al contrario, le imprese con una propensione al digitale bassa sono il 39,2%, mentre quelle con un punteggio sotto la media sono il 4,8% del totale.
La popolazione analizzata fa registrare anche una buona propensione all'innovazione: le agenzie di recruiting con un punteggio d’innovazione alto, infatti, sono il 10,7%, quelli che fanno registrare uno score sopra la media sono il 29,7% e quelli nella media il 16,6%. Al contrario, le realtà con un punteggio sotto la media sono il 19,3%, mentre quelle con una propensione all’innovazione bassa sono il 15,7%.

Il fatturato stimato dei servizi di ricerca, selezione e fornitura di personale in Italia

Le attività che ricercano e selezionano personale senza obbligo di bilancio, costituite da almeno un anno e in possesso di un codice ATECO si attestano per l’1,1% nella fascia inferiore ai 50.000€, per il 4,3% nella fascia 50.000 - 99.999€, per il 12,7% nella fascia 100.000 - 499.999€ e per lo 0,2% nella fascia di fatturato stimato 500.000 - 999.999€.

Il fatturato del settore recruiting italiano

Secondo gli ultimi dati disponibili il fatturato del settore è crescita: il dato relativo al 2023, infatti, parla di 16 miliardi di euro (+1,5% rispetto al 2022 e +17,8% rispetto al 2021). Nello specifico le imprese della popolazione analizzata si attestano, per il 4,6% nella fascia inferiore ai 10.000€, per il 5,1% in quella 10.000 – 49.999€, per il 5,6% nella fascia 50.000 – 99.999€, per il 16,7% nella fascia 100.000 - 499.999€, per l’8,2% nella fascia 500.000 - 999.999€, per il 7,9% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€, per il 2,2% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999€ e per il 5,5% nella fascia di fatturato 10.000.000 – 49.999.999€, per il 2,9% nella fascia 50.000.000 - 249.999.999€ e per lo 0,8% in quella superiore a 250.000.000€
Tra le prime dieci aziende del settore recruiting in Italia con il fatturato maggiore troviamo:

 


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iCRIBIS è il portale e-commerce di Cribis che offre accesso alla banca dati di informazioni commerciali su imprese italiane ed estere. Ideale per piccole imprese e professionisti, iCRIBIS aiuta a tutelare i crediti e ridurre gli insoluti. Migliaia di piccole aziende e privati lo scelgono quotidianamente per informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, sempre accessibili online.

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