L'INDUSTRIA DELLA PELLETTERIA ITALIANA
Milano, capitale della moda e del design, si prepara ad un mese di settembre ricco di eventi imperdibili per gli amanti della pelletteria e degli accessori in pelle. Infatti, dal 15 al 17 settembre 2024, presso il polo espositivo di Fieramilano-Rho, si terrà la 127a edizione del Mipel il Salone internazionale della pelletteria.
In occasione di questo importante evento, in questo nuovo studio dell’Osservatorio imprese iCRIBIS 2024, proponiamo un approfondimento sulle imprese italiane che confezionano o realizzano prodotti di pelletteria e accessori in pelle, ovvero le realtà con codice ATECO 14.11 e 15.1 e le relative classi, categorie e sottocategorie.
La distribuzione geografica delle attività dell’industria pelletteria in Italia
Da un punto di vista geografico le oltre 9mila imprese della manifattura pellettiera si concentrano per circa la metà, il 50,6%, nelle regioni dell’Italia centrale. Il restante 49,4%, invece, si trova tra le regioni del Nord (29,4%), del Sud Italia (18,4%) e delle Isole (1,6%). Del 50,6% delle imprese localizzate nell’Italia centrale, il 44,6% si trova in Toscana, la regione con la più alta concentrazione di manifatture pellettiere in Italia. Completano le prime dieci posizioni del ranking la Campania (13,4%), il Veneto (11,1%), la Lombardia (10,1%), l’Emilia-Romagna (4,9%), l’Abruzzo (3,7%), le Marche (3,2%), il Lazio (2,1%), il Piemonte (1,6%) e la Sicilia (1,2%).
Le caratteristiche della popolazione dell’industria pellettiera tricolore
Considerando il codice ATECO, è possibile osservare come circa la metà della popolazione, il 54,6%, siano imprese manifatturiere che realizzano altri articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria. Da segnalare anche la percentuale di realtà specializzate nella preparazione e nella concia della pelle e del cuoio (23,7%), delle realtà che producono articoli da viaggio, borse, pelletteria, selleria, frustini e scudisci per l’equitazione (12,1%) e delle imprese che confezionano abbigliamento in pelle e similpelle (8,9%). Sotto il profilo della forma legale circa la metà delle attività dell’industria pellettiera presenti nel nostro Paese sono imprese individuali (52,5%). Inferiore, invece, la percentuale delle società di capitali (36,8%), delle società di persone (9,8%) e delle altre forme societarie (0,9%). In particolare, tra le società di capitali è da evidenziare la presenza considerevole delle società a responsabilità limitata (29,7%) e delle società a responsabilità limitata semplificata (5,4%). Le realtà imprenditoriali della popolazione analizzata nell’ultimo triennio hanno visto crescere in maniera costante il numero dei dipendenti: a dicembre 2023, infatti, questi erano poco più di 57mila (+3% rispetto al 2022 e +11,1% rispetto al 2021). Nello specifico il 46,3% delle realtà imprenditoriali impiega meno di due persone, mentre il numero medio di dipendenti si aggira intorno alle 8,4 unità.
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Le realtà manifatturiere toscane della pelle
L’industria toscana della pelle è un’eccellenza italiana riconosciuta a livello mondiale, capace di competere sul mercato globale e contribuire in modo decisivo allo sviluppo economico dei territori in cui è localizzata. A livello geografico la maggiore concentrazione di realtà che realizzano prodotti in pelle si trova nel fiorentino e nel pisano. Nello specifico in provincia di Firenze abbiamo Sesto fiorentino (8,6%), Firenze (7,4%), Campi Bisenzio (3%), Scandicci (2,9%), Fucecchio (1,6%) e Signa (1,4%). I principali comuni della provincia di Pisa, invece, troviamo Santa Croce Sull’Arno (3,2%), San Miniato (1,6%) e Castelfranco di Sotto (1%) e Montopoli in val d’Arno (0,3%).
La popolazione dell’industria conciaria toscana è formata in buona parte da realtà che fabbricano altri articoli da viaggio, borse e prodotti simili, pelletteria e selleria (64,4%). Al contrario è minore la presenza di aziende di abiti in pelle e similpelle (8,2%) e di quelle che si occupano della preparazione, della concia del cuoio e delle pelli e della tintura delle pellicce (18%).
Il tessuto imprenditoriale si caratterizza per un’ampia presenza di ditte individuali (il 65,1% del totale). Le società di capitali sono il 27,3% del totale e le società di persone il 7,3%. In termini occupazionali il 38% delle aziende ha meno di due dipendenti, mentre solo il 17.3% ne impiega più di dieci. In generale le imprese toscane del comparto pellettiero hanno una media dipendenti di poco superiore a quella del comparto nazionale (8,7 unità).
L’affidabilità economico commerciale
Le imprese dell’industria pellettiera si segnalano per un’affidabilità economico commerciale piuttosto bassa (per il calcolo sono state utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, presenza di informazioni negative, anzianità aziendale, esperienze di pagamento). Tra le imprese della popolazione analizzata di cui è disponibile il dato, infatti, il 7,3% ha un indice di rischio minimo e il 32,2% ha un rischio più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono invece il 14%, mentre quelle con un rischio più alto della media sono il 42,3% del totale della popolazione.
La propensione all’innovazione e all’export
La popolazione dell’industria pellettiera tricolore si contraddistingue per un grado di innovazione modesto. Le imprese con uno score d’innovazione alto, infatti, sono solo il 3%, quelle che fanno registrare uno score sopra la media il 10,1% e quelle con uno score medio il 16,3%. Al contrario le realtà con un punteggio sotto la media sono il 37,8%, mentre quelle con uno una propensione all’innovazione basso il 27,2%. Inoltre, nonostante gli 11,1 miliardi di esportazioni stimati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Asso Pellettieri, lo score d’internazionalizzazione che si registra nelle realtà del settore è il seguente: il 13,9% ha uno score alto, il 17,9% ha un punteggio sopra la media, il 14,8% uno score medio, il 43,6% uno score al di sotto della media e l’8,3% ha un punteggio basso.
Il fatturato stimato delle attività dell’industria della pelle e del cuoio
Le attività senza obbligo di bilancio, costituite da almeno un anno e a cui è stato assegnato l’ATECO si attestano per lo 0,2% nella fascia inferiore ai 50.000€, per l’11,2% nella fascia 50.000 - 99.99€, per il 39,3% nella fascia 100.000 - 499.999€, per il 3,2% nella fascia di fatturato stimato 500.000 - 999.99€ e per l’1,7% nella fascia di fatturato superiore a 1.000.000 €.
Il fatturato delle attività italiane
Secondo gli ultimi dati disponibili Il fatturato del settore è in crescita: il dato relativo al 2022, infatti, è di 23 miliardi di euro (+21% rispetto al 2021 e +64,3% rispetto al 2020).Nello specifico le imprese della popolazione analizzata si attestano, per il 2% nella fascia inferiore ai 50.000 €, per l’1,3% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per il 6,7% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per il 4,6% nella fascia 500.000 - 999.999 €, per l’8,6% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €, per l’1,9% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999 €, per il 2,2% nella fascia di fatturato 10.000.000 € – 49.999.999 € e per lo 0,4% in quella superiore a 50.000.000 €.
Nelle prime dieci posizioni della classifica delle imprese italiane che realizzano prodotti in pelle con il fatturato più alto troviamo:
- GUCCIO GUCCI SPA
- GUCCI LOGISTICA SPA
- BOTTEGA VENETA SRL
- MANUFACTURES DIOR SRL
- YVES SAINT LAURENT MANIFATTURE SRL
- BALENCIAGA LOGISTICA SRL
- CONCERIA PASUBIO SPA
- GRUPPO MASTROTTO SPA
- RENATO CORTI SPA
- RINO MASTROTTO GROUP SPA
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