L'ALLEVAMENTO DI CAVALLI ED EQUINI IN ITALIA
Il settore italiano dell’allevamento cavalli e altri equini
Dal 5 all'8 novembre, presso il quartiere espositivo di Verona, avrà luogo la 127ma edizione di Fieracavalli, una delle più importanti esposizioni internazionali per l’allevamento di cavalli e per l'equitazione, da oltre un secolo punto di riferimento per la promozione della cultura equestre in Italia e nel Mondo.
In questo nuovo studio del nostro osservatorio imprese 2025, analizzeremo proprio le imprese italiane che rientrano nella classificazione ATECO 01.43, ovvero le realtà imprenditoriali che allevano cavalli e alti equini in Italia.

La geografia dell’ippicoltura tricolore

Le circa 2800 imprese della popolazione degli allevatori di equini si concentrano per circa tre quinti, il 60,7%, nell’Italia settentrionale (il 37% nel Nord-Ovest e il 23,7% nel Nord-Est). Seguono il Centro (20,1%), il Sud Italia (9,9%) e le Isole (9,3%).
La Lombardia (24,7%) e il Piemonte (10,7%) sono le regioni con il più alto numero di allevamenti di equini. Seguono distanziate di qualche punto percentuale regioni con un’importante tradizione relativa all’allevamento di cavalli come Toscana (8,5%), Lazio (8,2%), Trentino-Alto Adige (7,6%), Emilia-Romagna (7,2%), Veneto (6,5%), Sardegna (6%), Abruzzo e Sicilia (entrambe con il 3,3%). Nelle ultime tre posizioni del ranking regionale troviamo, invece, Basilicata (0,4%), Molise (0,3%) e Valle d’Aosta (0,2%).
A livello provinciale, Roma si distingue come la prima provincia italiana per numero di allevamenti equini, con una quota pari al 5% del totale nazionale. Seguono Bergamo (4,9%), Trento (4,2%), Torino (4%), Brescia (3,9%), Varese (3,6%), Bolzano (3,3%), Milano (3,2%) e Como (3,1%). Il dato più rilevante è la presenza, nella top ten provinciale, di ben cinque province lombarde, conferma tangibile del ruolo preminente della Lombardia nel panorama italiano.
L’imprenditoria giovanile nel settore dell’ippicoltura

Le realtà del settore controllate da under 35 sono il 20,8% del totale della popolazione, di cui circa la metà sono anche imprese femminili (10,7% del totale). Nello specifico le imprese del settore guidate in maniera esclusiva da giovani sono il 18,1%, quelle con una partecipazione forte l’1,7% e le realtà con una presenza maggioritaria l’1%.
Le circa 570 imprese giovanili del settore sono localizzate in prevalenza nella parte nord-occidentale della penisola italiana (il 39,4% di cui il 23,6% in Lombardia). Il Trentino-Alto Adige (9,7%) è la terza regione della classifica, nonché la prima del Nord-Est (22,9%). Completano le prime dieci posizioni della classifica Piemonte (11,8%), Sardegna (6,5%), Toscana (6,5%), Lazio (6%), Abruzzo (6,7%), Emilia-Romagna (5,1%), Veneto (5,1%) e Sicilia (4,6%).
Le realtà giovanili dell’ippicoltura attive nel nostro Paese hanno fatto registrare una buona crescita negli ultimi anni: 4,2 milioni di euro nel 2023 (+23,5% rispetto al 2022 e +31,2% rispetto al 2021). Le imprese di cui si conosce il fatturato, si attestano per il 2,1% nella fascia inferiore ai 10.000€, per il l’1,7% nella fascia 10.000 – 49.999€, per l’1% nella fascia 50.000 – 99.999€, per il 2,5% nella fascia 100.000 – 499.999€ e per lo 0,4% nella fascia 500.000 – 999.999€.
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L’affidabilità economico commerciale del settore dell’allevamento equini
Le imprese appartenenti al comparto si caratterizzano, nel complesso, per un livello di rischiosità economico-commerciale contenuto. Tale valutazione emerge dal calcolo di un indice composito che tiene conto di numerose variabili, tra cui i dati anagrafici e dimensionali delle aziende, gli indicatori economico-finanziari ricavati dai bilanci, l’anzianità dell’attività, le esperienze di pagamento registrate e l’eventuale presenza di informazioni negative, come protesti o insoluti.
L’analisi mostra un quadro complessivamente stabile: l’8% degli allevamenti, infatti, evidenzia un rischio minimo, segnale di una gestione economico-finanziaria solida e di una buona affidabilità nei rapporti commerciali.
Un ulteriore 50,4% presenta un livello di rischio inferiore alla media, confermando una diffusa capacità di mantenere equilibrio gestionale e corrette prassi nei pagamenti.
Sul versante opposto, invece, il 34,3% delle realtà del comparto manifesta un profilo di rischio superiore alla media, indicativo di situazioni economiche più fragili o di performance gestionali meno costanti. Infine, solo il 6,8% delle imprese risulta collocato nella fascia di rischio massimo, rappresentando la componente più vulnerabile del settore.
Le caratteristiche degli allevamenti di cavalli ed equini in Italia
La struttura della popolazione aziendale presa in esame è caratterizzata dalla presenza quasi esclusiva di microimprese (il 99,7% del totale). Questi soggetti corrispondono in massima parte ad allevamenti di cavalli e altri equini il cui fatturato annuo non supera i due milioni di euro e che impiegano meno di dieci dipendenti.
Dal punto di vista della forma societaria, il comparto mostra un’incidenza nettamente prevalente delle imprese individuali, che costituiscono il 74,3% degli allevamenti. Questo dato è il riflesso di una tradizione imprenditoriale radicata, che vede la gestione diretta da parte del titolare o del nucleo familiare come elemento distintivo nelle dinamiche del settore.
Le società di persone comprendono il 13,8% delle aziende, mentre le società di capitali rappresentano l’11,7%, a testimonianza di una timida apertura verso modelli organizzativi più complessi, generalmente adottati da allevamenti di dimensioni maggiori o più orientati alle logiche di mercato. Le altre forme giuridiche risultano marginali, fermandosi allo 0,2%.

L'internazionalizzazione e la propensione all’innovazione
Le imprese del settore evidenziano un livello di internazionalizzazione ancora fortemente limitato e fortemente concentrato sul mercato interno. Solo lo 0,1% delle realtà analizzate può essere considerato altamente internazionalizzato, mentre appena lo 0,4% presenta uno score superiore alla media. Le aziende che si collocano su un livello intermedio di apertura verso i mercati esteri rappresentano l’1,1% del totale.
A fronte di queste percentuali marginali, è significativa la prevalenza di realtà con una scarsa presenza sui mercati internazionali: il 14,8% registra uno score sotto la media e ben l’80,2% rientra nella fascia con punteggi bassi.
Un quadro altrettanto critico emerge sul fronte dell’innovazione: solo lo 0,1% delle imprese che operano nell’allevamento equino presenta un’elevata attitudine all’innovazione, e appena il 3,3% si posiziona sopra la media. Le aziende che possono considerarsi nella media rappresentano il 5,7% del campione, ma la grande maggioranza mostra un ritardo significativo: il 19,2% evidenzia un punteggio basso in termini di innovazione e addirittura il 68% si colloca al di sotto della media complessiva.
Il fatturato stimato del settore dell’allevamento di cavalli e altri equini
Le realtà imprenditoriali che allevano cavalli prive di obbligo di bilancio, attive da almeno un anno e identificate da un codice ATECO, rappresentano un segmento significativo del tessuto produttivo nazionale, soprattutto per quanto riguarda le micro e piccole imprese.
Analizzando la distribuzione per classi di fatturato annuo stimato, emerge una forte concentrazione nelle fasce reddituali medio-basse: lo 0,3% delle imprese si colloca, infatti, nella fascia inferiore ai 100.000 euro, evidenziando una quota minoritaria di micro-attività a basso volume d’affari.
L’82,9% rientra invece nella fascia compresa tra 100.000 e 499.999 euro, che costituisce il cuore del comparto, rappresentando la maggioranza degli allevamenti di cavalli e di altri equini.
Al contrario sono residuali le imprese più mature e con un fatturato stimato oltre i 500.000 euro. Nello specifico lo 0,1% registra un fatturato compreso tra 500.000 e 999.999 euro, lo 0,1% si posiziona nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 euro e infine uno 0,1% supera i 5 milioni di euro di fatturato annuo, rappresentando un piccolo nucleo di operatori di maggior rilievo economico pur restando formalmente fuori dall’obbligo di bilancio.
Le classi di fatturato dell’allevamento di equini in Italia
Il comparto mostra un andamento positivo e consolidato: secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, il fatturato complessivo del settore nel 2023 si aggira intorno a 38 milioni di euro, registrando un incremento dell’11,8% rispetto all’anno precedente e un balzo del 26,8% rispetto al 2021.
Analizzando la distribuzione del fatturato per fasce dimensionali, emerge una composizione eterogenea del tessuto produttivo. La maggior parte delle imprese si colloca nella fascia inferiore ai 50.000 euro di fatturato (4,2%), mentre una quota più contenuta (1,3%) registra valori compresi tra 50.000 e 99.999 euro. Il 2,5% delle aziende rientra nella fascia intermedia tra 100.000 e 499.999 euro, a testimonianza di un segmento in consolidamento. Le realtà più strutturate, con fatturati compresi tra 500.000 e 999.999 euro, rappresentano lo 0,4%, mentre solo lo 0,3% supera la soglia del milione di euro, attestandosi tra 1.000.000 e 4.999.999 euro.
Nelle prime dieci posizioni della classifica degli allevamenti di cavalli e altri equini con il fatturato d’esercizio più alto troviamo:
- SOCIETA' AGRICOLA ARABIAN INSPIRATION S.R.L.
- SCUDERIA SAGAM S.R.L.S.
- LA FAVORITA BOWLING S.R.L.
- SOCIETA' AGRICOLA ELVO STABLES S.R.L.
- AZIENDA AGRICOLA BIASUZZI S.R.L.
- ALLEVAMENTO LE FONTANETTE - SOCIETA' AGRICOLA S.R.L.
- MACCHIARELLA S.R.L.
- MG EQUISPORT S.R.L.
- 23 QUARTER HORSES S.R.L.
- ALLEVAMENTO IL GRIFONE S.R.L. - SOCIETA' AGRICOLA
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