Industria della ceramica italiana e della porcellana


L’industria italiana della ceramica e della porcellana

Dal 22 al 26 settembre 2025 torna a Bologna CERSAIE il Salone Internazionale della ceramica per l’architettura e l’arredobagno. In occasione di questo importante evento di settore, proponiamo uno studio sulle realtà specializzate nella fabbricazione prodotti in ceramica e porcellana, ossia le imprese italiane appartenenti al gruppo 23.4 (fabbricazione di altri prodotti in porcellana e in ceramica) e alle relative classi, categorie e sottocategorie della classificazione delle attività economiche ATECO.

infografica

La distribuzione della popolazione secondo il codice ATECO primario

La popolazione analizzata, formata da circa 2800 imprese attive sul territorio nazionale, vede la presenza massiccia di aziende che fabbricano prodotti in ceramica per usi domestici e ornamentali (l’84,9% del totale).
Il restante 15,1%, invece, si divide tra le imprese che fabbricano altri prodotti in ceramica (5,7%), produttori di altri articoli in porcellana e ceramica (4,3%), imprese che realizzano sanitari in ceramica (3,2%), produttori di articoli in ceramica per uso tecnico e industriale (1,5%) e le realtà che producono isolanti in ceramica (0,4%).

distribuzione

La distribuzione geografica dell’industria italiana della ceramica e porcellana

Dal punto di vista territoriale, le imprese della popolazione analizzata si trovano in prevalenza nel Mezzogiorno. Infatti, circa il 45,3% del totale si trova tra le macroaree del Sud (25,4%) e delle Isole (19,9%). Seguono il Centro (25,9%), il Nord-Est (17,3%) e il Nord-Ovest (11,5%).
La Sicilia è la regione italiana dove si registra la concentrazione maggiore di imprese dell'industria della ceramica (16%). Completano le prime dieci posizioni della classifica regionale Campania (13,2%), Toscana (10,3%), Veneto (8,9%), Umbria (8,2%), Emilia-Romagna (6%), Lombardia (5,6%), Lazio (5,5%), Puglia (5,4%) e Sardegna (3,9%). Nelle ultime tre posizioni del ranking, invece, troviamo Basilicata (1%), Molise (0,4%) e Valle d’Aosta (0,3%).
Perugia con il 7,8% delle imprese totali è la prima provincia per numero di imprese dell’industria della ceramica. Seguono distanziate di qualche punto percentuale Catania (6,8%), Salerno (6%), Firenze (5,9%), Vicenza (5,4%), Messina (3,1%), Viterbo (2,7%), Taranto (2,5%), Milano (2,1%), Roma (2%) e Palermo (1,9%).

Il tessuto imprenditoriale dell’industria della ceramica italiana

dipendenti

Le maglie del tessuto imprenditoriale sono formate in larghissima parte da micro imprese (95,1%), ovvero realtà con meno di 10 occupati e che realizzano un fatturato o un totale di bilancio non superiore a 2 milioni di euro l’anno.
La forma legale più utilizzata è l’impresa individuale (67,6%), seguono le società di capitali (19,7%) e le società di persone (12,2%). È minore, invece, la presenza delle altre forme societarie (0,5%).
La popolazione aziendale si contraddistingue per una spiccata vocazione artigiana: oltre un terzo delle imprese dell’industria della ceramica italiana, infatti, sono iscritte nella sezione artigiana del Registro Imprese (36,3%). Quest’ultime, nella stragrande maggioranza fabbricano prodotti in ceramica per usi domestici e ornamentali (85,3%). È minore l’incidenza delle imprese artigiane che realizzano altri prodotti in ceramica (5,6%), articoli in porcellana e ceramica (4,2%) e sanitari (3%). La popolazione del settore è in lieve calo per quanto riguarda il numero complessivo degli occupati. A dicembre 2024, infatti, si contavano circa 7300 dipendenti, -2,3% rispetto al 2023 e -1,8% rispetto al 2022. Nello specifico le imprese che realizzano prodotti in porcellana e ceramica fanno registrare una media che si aggira intorno ai 2,6 dipendenti.

L’affidabilità economico commerciale dell’industria della ceramica italiana

Il settore manifatturiero della ceramica e porcellana si caratterizza per una rischiosità alta (per il calcolo dell’indice di affidabilità economico commerciale vengono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le realtà imprenditoriali che realizzano prodotti in ceramica di cui è disponibile il dato, infatti, solo il 5,1% ha un indice di rischio minimo e il 36% ha uno score più basso della media. Le imprese con un rischio più alto della media al contrario sono oltre la metà della popolazione, il 52%, mentre quelle con un rischio massimo il 6,7% del totale.

La vocazione all’export e all’innovazione delle imprese dell’industria della ceramica

export

Le imprese del settore si caratterizzano per una bassa propensione all'internazionalizzazione: solo il 4,5% del totale, infatti, fa registrare un punteggio alto, il 9,6% ha uno score sopra la media e il 14,9% uno medio. Le imprese manifatturiere della ceramica con un punteggio al di sotto della media sono, invece, il 55,4% e quelle con un punteggio basso il 10,7%.
Leggermente migliore la situazione relativa all’innovazione. Infatti, solo il 5,6% del totale della popolazione ha uno score di innovazione massimo, il 19,9% ha un punteggio sopra la media, il 13,4% nella media, il 32,3% sotto la media e il 23,6% fa registrare uno score basso.

Il fatturato stimato delle imprese del manifatturiero della ceramica e porcellana

Se ci si concentra sul fatturato stimato, le realtà della popolazione analizzata senza obbligo di bilancio, che presentano il codice ATECO e che sono costituite da almeno un anno, si trovano nel 37,7% dei casi nella fascia 100.000 - 499.999€ e per il 2% in quella 500.000 - 999.999€. Agli estremi della distribuzione troviamo le realtà che hanno un fatturato stimato inferiore a 100.000€ (33%) e l’1,2% che si attesta sopra 1.000.000€.

Il fatturato dell’industria della ceramica tricolore

Il dato riguardante il fatturato, considerando che il bilancio è disponibile per il 15,4% delle imprese totali, restituisce l’immagine di un comparto in leggera difficoltà: il fatturato del 2023 è pari a 1,1 miliardi di euro (-8,3% rispetto all’anno precedente).
Nello specifico si può apprezzare che le realtà imprenditoriali della popolazione si attestano per lo 0,8% nella fascia di fatturato inferiore ai 10.000€, per l’1,6% nella fascia 10.000 – 49.999€, per l’1,4% nella fascia 50.000 – 99.999€, per il 4,8% nella fascia 100.000 - 499.999€, per l’1,9% nella fascia 500.000 - 999.999€, per il 3,2% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€, per lo 0,4% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999€, per l’1% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999€ e per lo 0,1% nella fascia di fatturato 50.000.000€ - 249.999.999€.
Nella prime dieci posizioni delle realtà italiane che realizzano prodotti in ceramica e porcellana con il fatturato maggiore troviamo:

 


CHI SIAMO

iCRIBIS è il portale e-commerce di Cribis che offre accesso alla banca dati di informazioni commerciali su imprese italiane ed estere. Ideale per piccole imprese e professionisti, iCRIBIS aiuta a tutelare i crediti e ridurre gli insoluti. Migliaia di piccole aziende e privati lo scelgono quotidianamente per informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, sempre accessibili online.

Industria della ceramica italiana e della porcellana


L’industria italiana della ceramica e della porcellana

Dal 22 al 26 settembre 2025 torna a Bologna CERSAIE il Salone Internazionale della ceramica per l’architettura e l’arredobagno. In occasione di questo importante evento di settore, proponiamo uno studio sulle realtà specializzate nella fabbricazione prodotti in ceramica e porcellana, ossia le imprese italiane appartenenti al gruppo 23.4 (fabbricazione di altri prodotti in porcellana e in ceramica) e alle relative classi, categorie e sottocategorie della classificazione delle attività economiche ATECO.

infografica

La distribuzione della popolazione secondo il codice ATECO primario

La popolazione analizzata, formata da circa 2800 imprese attive sul territorio nazionale, vede la presenza massiccia di aziende che fabbricano prodotti in ceramica per usi domestici e ornamentali (l’84,9% del totale).
Il restante 15,1%, invece, si divide tra le imprese che fabbricano altri prodotti in ceramica (5,7%), produttori di altri articoli in porcellana e ceramica (4,3%), imprese che realizzano sanitari in ceramica (3,2%), produttori di articoli in ceramica per uso tecnico e industriale (1,5%) e le realtà che producono isolanti in ceramica (0,4%).

distribuzione

La distribuzione geografica dell’industria italiana della ceramica e porcellana

Dal punto di vista territoriale, le imprese della popolazione analizzata si trovano in prevalenza nel Mezzogiorno. Infatti, circa il 45,3% del totale si trova tra le macroaree del Sud (25,4%) e delle Isole (19,9%). Seguono il Centro (25,9%), il Nord-Est (17,3%) e il Nord-Ovest (11,5%).
La Sicilia è la regione italiana dove si registra la concentrazione maggiore di imprese dell'industria della ceramica (16%). Completano le prime dieci posizioni della classifica regionale Campania (13,2%), Toscana (10,3%), Veneto (8,9%), Umbria (8,2%), Emilia-Romagna (6%), Lombardia (5,6%), Lazio (5,5%), Puglia (5,4%) e Sardegna (3,9%). Nelle ultime tre posizioni del ranking, invece, troviamo Basilicata (1%), Molise (0,4%) e Valle d’Aosta (0,3%).
Perugia con il 7,8% delle imprese totali è la prima provincia per numero di imprese dell’industria della ceramica. Seguono distanziate di qualche punto percentuale Catania (6,8%), Salerno (6%), Firenze (5,9%), Vicenza (5,4%), Messina (3,1%), Viterbo (2,7%), Taranto (2,5%), Milano (2,1%), Roma (2%) e Palermo (1,9%).

Il tessuto imprenditoriale dell’industria della ceramica italiana

dipendenti

Le maglie del tessuto imprenditoriale sono formate in larghissima parte da micro imprese (95,1%), ovvero realtà con meno di 10 occupati e che realizzano un fatturato o un totale di bilancio non superiore a 2 milioni di euro l’anno.
La forma legale più utilizzata è l’impresa individuale (67,6%), seguono le società di capitali (19,7%) e le società di persone (12,2%). È minore, invece, la presenza delle altre forme societarie (0,5%).
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L’affidabilità economico commerciale dell’industria della ceramica italiana

Il settore manifatturiero della ceramica e porcellana si caratterizza per una rischiosità alta (per il calcolo dell’indice di affidabilità economico commerciale vengono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le realtà imprenditoriali che realizzano prodotti in ceramica di cui è disponibile il dato, infatti, solo il 5,1% ha un indice di rischio minimo e il 36% ha uno score più basso della media. Le imprese con un rischio più alto della media al contrario sono oltre la metà della popolazione, il 52%, mentre quelle con un rischio massimo il 6,7% del totale.

La vocazione all’export e all’innovazione delle imprese dell’industria della ceramica

export

Le imprese del settore si caratterizzano per una bassa propensione all'internazionalizzazione: solo il 4,5% del totale, infatti, fa registrare un punteggio alto, il 9,6% ha uno score sopra la media e il 14,9% uno medio. Le imprese manifatturiere della ceramica con un punteggio al di sotto della media sono, invece, il 55,4% e quelle con un punteggio basso il 10,7%.
Leggermente migliore la situazione relativa all’innovazione. Infatti, solo il 5,6% del totale della popolazione ha uno score di innovazione massimo, il 19,9% ha un punteggio sopra la media, il 13,4% nella media, il 32,3% sotto la media e il 23,6% fa registrare uno score basso.

Il fatturato stimato delle imprese del manifatturiero della ceramica e porcellana

Se ci si concentra sul fatturato stimato, le realtà della popolazione analizzata senza obbligo di bilancio, che presentano il codice ATECO e che sono costituite da almeno un anno, si trovano nel 37,7% dei casi nella fascia 100.000 - 499.999€ e per il 2% in quella 500.000 - 999.999€. Agli estremi della distribuzione troviamo le realtà che hanno un fatturato stimato inferiore a 100.000€ (33%) e l’1,2% che si attesta sopra 1.000.000€.

Il fatturato dell’industria della ceramica tricolore

Il dato riguardante il fatturato, considerando che il bilancio è disponibile per il 15,4% delle imprese totali, restituisce l’immagine di un comparto in leggera difficoltà: il fatturato del 2023 è pari a 1,1 miliardi di euro (-8,3% rispetto all’anno precedente).
Nello specifico si può apprezzare che le realtà imprenditoriali della popolazione si attestano per lo 0,8% nella fascia di fatturato inferiore ai 10.000€, per l’1,6% nella fascia 10.000 – 49.999€, per l’1,4% nella fascia 50.000 – 99.999€, per il 4,8% nella fascia 100.000 - 499.999€, per l’1,9% nella fascia 500.000 - 999.999€, per il 3,2% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€, per lo 0,4% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999€, per l’1% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999€ e per lo 0,1% nella fascia di fatturato 50.000.000€ - 249.999.999€.
Nella prime dieci posizioni delle realtà italiane che realizzano prodotti in ceramica e porcellana con il fatturato maggiore troviamo:

 


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