Mercato bevande analcoliche in Italia


L’industria delle bevande analcoliche e delle acque in bottiglia in Italia

Il settore delle bevande analcoliche e delle acque in bottiglia del nostro Paese costituisce un elemento chiave per l’economia nazionale, offrendo un contributo rilevante sia in termini di crescita economica sia di occupazione. Con una tradizione di oltre settantacinque anni, coinvolge circa 13mila addetti distribuiti in oltre 270 stabilimenti presenti lungo tutta la nostra penisola. È un comparto formato prevalentemente da piccole e medie imprese, che immettono sul mercato prodotti molto apprezzati sia in Europa sia a livello globale, caratterizzati da un’elevata qualità e da una forte identità “Made in Italy”.
L’approfondimento di questo mese dell'Osservatorio iCRIBIS è dedicato proprio alle imprese italiane che producono bibite analcoliche e soft drink , che rientrano nella sottocategoria 11.07. della classificazione Ateco, riferita all'industria delle bibite analcoliche, delle acque minerali e delle altre acque in bottiglia.

infografica

La distribuzione territoriale del settore delle bevande analcoliche in Italia

distribuzione

A livello territoriale le oltre 270 attività del settore, che pesano per il 6,6% sul settore nazionale delle bevande, si trovano per il 40,6% nel Mezzogiorno. (il 24,5 nel Sud Italia e il 16,1% nelle Isole). Seguono il Nord-Ovest con il 23%, il Centro con il 20,2% e il Nord-Est con il 16,2% delle attività del settore.
La Lombardia è la regione italiana con la più alta concentrazione di imprese produttrici di bevande analcoliche con circa il 13,9% del totale. Completano le prime posizioni della classifica Sicilia (12,4%), Campania (8,8%), Lazio (8,8%), Calabria (7%), Piemonte (6,6%), Toscana (5,9%), Veneto (5,1%), Emilia-Romagna (4%) e Trentino-Alto Adige (4%). Nelle ultime tre posizioni, invece, troviamo Liguria (1,8%), Molise (0,7%) e Valle d’Aosta (0,7%).

Le caratteristiche delle imprese dell’industria delle bevande analcoliche

L’industria delle bevande analcoliche tricolore, formata nella stragrande maggioranza dei casi da microimprese e Pmi, dimostra di essere piuttosto stabile sotto il profilo occupazionale: a dicembre 2024, infatti, si contano circa 13mila dipendenti, in aumento rispetto al biennio precedente (+2,5% rispetto al 2023 e +6,3% rispetto al 2022). Le imprese che producono bevande non alcoliche e acqua in bottiglia in Italia fanno registrare una media dipendenti di circa 47.6 unità.
Sotto il profilo organizzativo il tessuto imprenditoriale del settore analizzato è eterogeneo ed è composto per l’82,8% da società di capitali, per l’8,4% da imprese individuali, per l’8,1% da società di persone e per il restante 0,7% da altre forme societarie. Tra le società di capitali è degna di nota la percentuale delle società a responsabilità limitata, che pesano per il 60% sul totale della popolazione aziendale analizzata.

La distribuzione del rischio dell’industria delle acque in bottiglia e soft drink

L’industria tricolore delle bevande analcoliche si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale mediamente bassa (per il calcolo dell’indice vengono impiegate numerose variabili, tra cui dati anagrafici, indici e dati di bilancio, dati riguardanti l’anzianità aziendale, le esperienze di pagamento, la presenza di eventuali informazioni negative). Tra le imprese che producono bevande non alcoliche e acqua in bottiglia di cui si conosce il dato, infatti, il 23,4% ha un indice di rischio minimo e l’11,4% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono il 24,5% e quelle con un rischio più alto della media il 40,7% del totale della popolazione analizzata.

L’export e lo score di innovazione dell’industria delle bevande analcoliche

innovazione

L’industria delle bevande analcoliche e dell’acqua in bottiglia fa rilevare una buona vocazione all’export. Infatti, il 31,9% fa registrare uno score di internazionalizzazione alto, il 26% un punteggio sopra la media e il 17,2% uno score medio. Le imprese del comparto con un punteggio al di sotto della media sono, al contrario, il 21,2% e quelle con un punteggio basso sono il 2,2% del totale.
Altrettanto interessante il dato relativo al tasso di innovazione delle imprese dell’industria delle bevande analcoliche tricolore: le realtà con uno score sopra la media sono il 31,1%, mentre quelle con un punteggio alto il 12,4%. Al contrario il 13,9% ha uno score di innovazione sotto la media, il 22,7% invece fa registrare un punteggio sotto la media mentre il 17,9% ha un’attitudine all’innovazione bassa.

Il fatturato stimato delle imprese che producono acqua in bottiglia e bibite analcoliche

Per quanto riguarda il dato relativo al fatturato stimato, le imprese italiane che producono acqua in bottiglia e bevande non alcoliche senza obbligo di bilancio, costituite da almeno un anno e con un codice ATECO si attestano per lo 0,4% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 13,2% nella fascia 100.000 - 499.999€, per lo 0,7% nella fascia di fatturato 500.000 - 999.999€ e per l’1,1% nella fascia superiore a 1.000.000€ - 4.999.999€.

Le classi di fatturato delle aziende dell’industria delle bevande analcoliche

Il dato relativo al fatturato, considerando i bilanci al momento disponibili, riguarda solo il 30,2% della popolazione aziendale e nel 2023 era pari a circa 5,8 miliardi di euro (-18,3% rispetto al 2022 e + 5,4% rispetto al 2021). In particolare, il settore mostra un’elevata concentrazione. Le prime 8 aziende (Coca-Cola HBC, Sanpellegrino, Nestlè, San Benedetto, Sant'Anna, Refresco e Ferrarelle), infatti, nell’assieme assorbono circa il 74,8% del totale del fatturato.
Le imprese, di cui si conosce la performance economica, circa il 68,2%, si attestano per il 26,1% nelle fasce di fatturato basse: il 4,4% nella fascia 500.000 – 999.999 €, il 5,9% nella fascia 100.000 – 499.999 €, lo 0,7% nella fascia 50.000 – 99.999 €, il 3,7% nella fascia 10.000 – 49.999 € e l’11,4% in quella inferiore a 10.000 € annui. Il restante 42,1%, invece, dichiara cifre più alte: il 10,2%, infatti, si attesta nella fascia di fatturato 1.000.000 – 4.999.999 €, il 6,6% in quella tra 5.000.000 – 9.999.999 €, il 16,5% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999 €, il 6,6% nella fascia di fatturato 50.000.000 – 249.999.999 € e il restante 2,2% nella fascia superiore a 250.000.000 €.

Nella “top ten” delle imprese produttrici di bibite analcoliche e acque in bottiglia in Italia con il fatturato maggiore troviamo:

 


CHI SIAMO

iCRIBIS è il portale e-commerce di Cribis che offre accesso alla banca dati di informazioni commerciali su imprese italiane ed estere. Ideale per piccole imprese e professionisti, iCRIBIS aiuta a tutelare i crediti e ridurre gli insoluti. Migliaia di piccole aziende e privati lo scelgono quotidianamente per informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, sempre accessibili online.

Mercato bevande analcoliche in Italia


L’industria delle bevande analcoliche e delle acque in bottiglia in Italia

Il settore delle bevande analcoliche e delle acque in bottiglia del nostro Paese costituisce un elemento chiave per l’economia nazionale, offrendo un contributo rilevante sia in termini di crescita economica sia di occupazione. Con una tradizione di oltre settantacinque anni, coinvolge circa 13mila addetti distribuiti in oltre 270 stabilimenti presenti lungo tutta la nostra penisola. È un comparto formato prevalentemente da piccole e medie imprese, che immettono sul mercato prodotti molto apprezzati sia in Europa sia a livello globale, caratterizzati da un’elevata qualità e da una forte identità “Made in Italy”.
L’approfondimento di questo mese dell'Osservatorio iCRIBIS è dedicato proprio alle imprese italiane che producono bibite analcoliche e soft drink , che rientrano nella sottocategoria 11.07. della classificazione Ateco, riferita all'industria delle bibite analcoliche, delle acque minerali e delle altre acque in bottiglia.

infografica

La distribuzione territoriale del settore delle bevande analcoliche in Italia

distribuzione

A livello territoriale le oltre 270 attività del settore, che pesano per il 6,6% sul settore nazionale delle bevande, si trovano per il 40,6% nel Mezzogiorno. (il 24,5 nel Sud Italia e il 16,1% nelle Isole). Seguono il Nord-Ovest con il 23%, il Centro con il 20,2% e il Nord-Est con il 16,2% delle attività del settore.
La Lombardia è la regione italiana con la più alta concentrazione di imprese produttrici di bevande analcoliche con circa il 13,9% del totale. Completano le prime posizioni della classifica Sicilia (12,4%), Campania (8,8%), Lazio (8,8%), Calabria (7%), Piemonte (6,6%), Toscana (5,9%), Veneto (5,1%), Emilia-Romagna (4%) e Trentino-Alto Adige (4%). Nelle ultime tre posizioni, invece, troviamo Liguria (1,8%), Molise (0,7%) e Valle d’Aosta (0,7%).

Le caratteristiche delle imprese dell’industria delle bevande analcoliche

L’industria delle bevande analcoliche tricolore, formata nella stragrande maggioranza dei casi da microimprese e Pmi, dimostra di essere piuttosto stabile sotto il profilo occupazionale: a dicembre 2024, infatti, si contano circa 13mila dipendenti, in aumento rispetto al biennio precedente (+2,5% rispetto al 2023 e +6,3% rispetto al 2022). Le imprese che producono bevande non alcoliche e acqua in bottiglia in Italia fanno registrare una media dipendenti di circa 47.6 unità.
Sotto il profilo organizzativo il tessuto imprenditoriale del settore analizzato è eterogeneo ed è composto per l’82,8% da società di capitali, per l’8,4% da imprese individuali, per l’8,1% da società di persone e per il restante 0,7% da altre forme societarie. Tra le società di capitali è degna di nota la percentuale delle società a responsabilità limitata, che pesano per il 60% sul totale della popolazione aziendale analizzata.

La distribuzione del rischio dell’industria delle acque in bottiglia e soft drink

L’industria tricolore delle bevande analcoliche si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale mediamente bassa (per il calcolo dell’indice vengono impiegate numerose variabili, tra cui dati anagrafici, indici e dati di bilancio, dati riguardanti l’anzianità aziendale, le esperienze di pagamento, la presenza di eventuali informazioni negative). Tra le imprese che producono bevande non alcoliche e acqua in bottiglia di cui si conosce il dato, infatti, il 23,4% ha un indice di rischio minimo e l’11,4% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono il 24,5% e quelle con un rischio più alto della media il 40,7% del totale della popolazione analizzata.

L’export e lo score di innovazione dell’industria delle bevande analcoliche

innovazione

L’industria delle bevande analcoliche e dell’acqua in bottiglia fa rilevare una buona vocazione all’export. Infatti, il 31,9% fa registrare uno score di internazionalizzazione alto, il 26% un punteggio sopra la media e il 17,2% uno score medio. Le imprese del comparto con un punteggio al di sotto della media sono, al contrario, il 21,2% e quelle con un punteggio basso sono il 2,2% del totale.
Altrettanto interessante il dato relativo al tasso di innovazione delle imprese dell’industria delle bevande analcoliche tricolore: le realtà con uno score sopra la media sono il 31,1%, mentre quelle con un punteggio alto il 12,4%. Al contrario il 13,9% ha uno score di innovazione sotto la media, il 22,7% invece fa registrare un punteggio sotto la media mentre il 17,9% ha un’attitudine all’innovazione bassa.

Il fatturato stimato delle imprese che producono acqua in bottiglia e bibite analcoliche

Per quanto riguarda il dato relativo al fatturato stimato, le imprese italiane che producono acqua in bottiglia e bevande non alcoliche senza obbligo di bilancio, costituite da almeno un anno e con un codice ATECO si attestano per lo 0,4% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 13,2% nella fascia 100.000 - 499.999€, per lo 0,7% nella fascia di fatturato 500.000 - 999.999€ e per l’1,1% nella fascia superiore a 1.000.000€ - 4.999.999€.

Le classi di fatturato delle aziende dell’industria delle bevande analcoliche

Il dato relativo al fatturato, considerando i bilanci al momento disponibili, riguarda solo il 30,2% della popolazione aziendale e nel 2023 era pari a circa 5,8 miliardi di euro (-18,3% rispetto al 2022 e + 5,4% rispetto al 2021). In particolare, il settore mostra un’elevata concentrazione. Le prime 8 aziende (Coca-Cola HBC, Sanpellegrino, Nestlè, San Benedetto, Sant'Anna, Refresco e Ferrarelle), infatti, nell’assieme assorbono circa il 74,8% del totale del fatturato.
Le imprese, di cui si conosce la performance economica, circa il 68,2%, si attestano per il 26,1% nelle fasce di fatturato basse: il 4,4% nella fascia 500.000 – 999.999 €, il 5,9% nella fascia 100.000 – 499.999 €, lo 0,7% nella fascia 50.000 – 99.999 €, il 3,7% nella fascia 10.000 – 49.999 € e l’11,4% in quella inferiore a 10.000 € annui. Il restante 42,1%, invece, dichiara cifre più alte: il 10,2%, infatti, si attesta nella fascia di fatturato 1.000.000 – 4.999.999 €, il 6,6% in quella tra 5.000.000 – 9.999.999 €, il 16,5% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999 €, il 6,6% nella fascia di fatturato 50.000.000 – 249.999.999 € e il restante 2,2% nella fascia superiore a 250.000.000 €.

Nella “top ten” delle imprese produttrici di bibite analcoliche e acque in bottiglia in Italia con il fatturato maggiore troviamo:

 


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