I NUMERI DELL'INDUSTRIA ALIMENTARE E DELLE BEVANDE IN ITALIA


Dal 7 al 10 maggio 2024 a Parma si terrà la 22ma edizione di Cibus, la manifestazione di riferimento per il comparto food & beverage Made in Italy, che vedrà la presenza di buyer della GDO italiana e internazionale provenienti da mercati come Stati Uniti, Canada, Francia Germania, Spagna, Giappone, Cina, e Medio Oriente. In occasione di questo importante evento, in questo nuovo articolo dell’osservatorio imprese iCRIBIS ci concentreremo sulle realtà imprenditoriali che rientrano nelle divisioni 10 e 11 della classificazione ATECO, ovvero quelle dell’industria alimentare e delle bevande Made in Italy.

infografica

La distribuzione geografica dell’industria del food & beverage in Italia

A livello territoriale vi sono oltre 65mila realtà e poco meno della metà della popolazione totale, il 48,6%, si trova nel Mezzogiorno d’Italia (il 31,9% nel Sud e il 16,7% nelle Isole). Seguono il Nord Ovest con il 19,1%, il Nord-Est e il Centro, entrambi con il 15,6% delle realtà del settore. La Sicilia è la regione con la più alta densità d’imprese alimentari (13,2%). Completano la top ten Campania (12,3%), Lombardia (9,8%), Puglia (8,4%), Emilia-Romagna (7,7%), Piemonte (6,6%), Lazio (6,5%), Veneto (5,9%), Calabria (5,4%) e Toscana (4,9%). Tra le province si conferma la maggiore concentrazione nell’Italia meridionale con sette province del sud tra le prime dieci: Napoli (5,3%), Roma (3,7%), Salerno (3%), Milano (2,9%), Palermo (2,9%), Catania (2,9%), Torino (2,7%), Bari (2,5%), Reggio Calabria (1,8%) e Cosenza (1,8%).

La distribuzione della popolazione secondo il codice Ateco

Se si osserva il settore dal punto di vista merceologico, è possibile notare come circa quattro imprese su dieci, il 40% del totale, producano pane e prodotti di panetteria freschi. Tra le industrie alimentari è degna di nota anche la percentuale dei produttori di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei simili (7,5%), delle realtà che producono pasticceria fresca senza vendita diretta al pubblico (6,8%) e delle aziende produttrici di derivati del latte (4,9%). Nell’industria delle bevande, invece, è da segnalare la percentuale dei produttori di vini da tavola (2,2%), delle aziende produttrici di birra (1,3%) e di quelle che si occupano della distillazione, rettifica e miscelatura degli alcolici (1,3%).

Le caratteristiche delle aziende del settore

dipendenti

La popolazione del settore analizzato negli ultimi anni ha visto crescere il numero degli occupati: a dicembre 2023, infatti, i dipendenti erano poco meno di circa 360mila (+8,3% rispetto al 2022 e +10% rispetto al 2021). Nello specifico il 37% delle imprese delle industrie alimentari e delle bevande impiega meno di due persone, mentre il numero medio di dipendenti si aggira intorno alle 6 unità. Sotto il profilo organizzativo, invece, circa il 41,3% della popolazione per far fronte al mercato ha scelto la forma della ditta individuale. Le società di capitali invece sono il 34,3%, le società di persone il 24,1%, mentre il restante 0,3% ha optato per altri tipi di forme societarie.

L’affidabilità economico commerciale del settore food & beverage made in Italy

La popolazione analizzata si distingue per un’affidabilità economico commerciale bassa (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le imprese dell'industria alimentare e delle bevande di cui è disponibile il dato, infatti, solo l’8,6% fa registrare un rischio minimo, mentre il 30,1% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono l’11,5%, mentre quelle con un rischio più alto della media sono il 49,6% del totale della popolazione.

L’export e la propensione all’innovazione delle imprese del settore

export

Secondo gli ultimi dati Istat l’export del nostro agroalimentare, nonostante un leggero calo dei volumi, ha raggiunto nel 2023 un valore pari a oltre 52 miliardi di euro (+6,6% rispetto al 2022). Le imprese della popolazione analizzata, infatti, si contraddistinguono per uno score d’internazionalizzazione buono: il 5,8% ha uno score alto, il 12,7% ha un punteggio sopra la media e il 17% uno score medio. In un settore dove le nuove tecnologie e l’industria 4.0 hanno portato a una vera e propria rivoluzione, le imprese dell’industria alimentare e delle bevande si contraddistinguono per una propensione all’innovazione bassa. Infatti, il 41,6% ha uno score basso, il 27,6% uno punteggio sotto la media, il 12,6% uno score nella media, il 12,4% un punteggio nella media e solo il 2,3% ha una propensione all’innovazione di grado massimo.

Il fatturato stimato delle imprese del settore

Le realtà della popolazione analizzata senza obbligo di bilancio, costituite da un anno o più e in possesso del codice ATECO si attestano per l’8,8% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 46,2% nella fascia 100.000 - 499.99€, per il 4,7% nella fascia 500.000 - 999.999€, per l’1,9% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 € e per lo 0,1% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999 €.

Il fatturato dell’industria alimentare e delle bevande

fatturato

Il dato riguardante il fatturato, considerando che i dati sono disponibili per il 27,8%, della popolazione, restituisce l'istantanea di un settore in forte crescita: il fatturato del 2022 è pari a 158 miliardi di euro, in crescita +17% rispetto al 2021 e +28,4% rispetto al 2020. Nello specifico le realtà imprenditoriali della popolazione analizzata, si attestano, per il 2,1% nella fascia inferiore ai 10.000 €, per l’1,7% nella fascia 10.000 – 49.999 €, per l’1,6% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per il 7% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per il 3,4% nella fascia 500.000 - 999.999 €, per il 6,4% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €, per l’1,9% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999 €, per il 2,7% nella fascia 10.000.000 - 49.999.999 €, per lo 0,9% nella fascia 50.000.000 - 249.999.999 € e per il restante 0,1% nella fascia di fatturato superiore a 250.000.000 €.

Nelle prime dieci posizioni della classifica dell’industria italiana alimentare e delle bevande con il fatturato più alto troviamo:

 


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

I NUMERI DELL'INDUSTRIA ALIMENTARE E DELLE BEVANDE IN ITALIA


Dal 7 al 10 maggio 2024 a Parma si terrà la 22ma edizione di Cibus, la manifestazione di riferimento per il comparto food & beverage Made in Italy, che vedrà la presenza di buyer della GDO italiana e internazionale provenienti da mercati come Stati Uniti, Canada, Francia Germania, Spagna, Giappone, Cina, e Medio Oriente. In occasione di questo importante evento, in questo nuovo articolo dell’osservatorio imprese iCRIBIS ci concentreremo sulle realtà imprenditoriali che rientrano nelle divisioni 10 e 11 della classificazione ATECO, ovvero quelle dell’industria alimentare e delle bevande Made in Italy.

infografica

La distribuzione geografica dell’industria del food & beverage in Italia

A livello territoriale vi sono oltre 65mila realtà e poco meno della metà della popolazione totale, il 48,6%, si trova nel Mezzogiorno d’Italia (il 31,9% nel Sud e il 16,7% nelle Isole). Seguono il Nord Ovest con il 19,1%, il Nord-Est e il Centro, entrambi con il 15,6% delle realtà del settore. La Sicilia è la regione con la più alta densità d’imprese alimentari (13,2%). Completano la top ten Campania (12,3%), Lombardia (9,8%), Puglia (8,4%), Emilia-Romagna (7,7%), Piemonte (6,6%), Lazio (6,5%), Veneto (5,9%), Calabria (5,4%) e Toscana (4,9%). Tra le province si conferma la maggiore concentrazione nell’Italia meridionale con sette province del sud tra le prime dieci: Napoli (5,3%), Roma (3,7%), Salerno (3%), Milano (2,9%), Palermo (2,9%), Catania (2,9%), Torino (2,7%), Bari (2,5%), Reggio Calabria (1,8%) e Cosenza (1,8%).

La distribuzione della popolazione secondo il codice Ateco

Se si osserva il settore dal punto di vista merceologico, è possibile notare come circa quattro imprese su dieci, il 40% del totale, producano pane e prodotti di panetteria freschi. Tra le industrie alimentari è degna di nota anche la percentuale dei produttori di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei simili (7,5%), delle realtà che producono pasticceria fresca senza vendita diretta al pubblico (6,8%) e delle aziende produttrici di derivati del latte (4,9%). Nell’industria delle bevande, invece, è da segnalare la percentuale dei produttori di vini da tavola (2,2%), delle aziende produttrici di birra (1,3%) e di quelle che si occupano della distillazione, rettifica e miscelatura degli alcolici (1,3%).

Le caratteristiche delle aziende del settore

dipendenti

La popolazione del settore analizzato negli ultimi anni ha visto crescere il numero degli occupati: a dicembre 2023, infatti, i dipendenti erano poco meno di circa 360mila (+8,3% rispetto al 2022 e +10% rispetto al 2021). Nello specifico il 37% delle imprese delle industrie alimentari e delle bevande impiega meno di due persone, mentre il numero medio di dipendenti si aggira intorno alle 6 unità. Sotto il profilo organizzativo, invece, circa il 41,3% della popolazione per far fronte al mercato ha scelto la forma della ditta individuale. Le società di capitali invece sono il 34,3%, le società di persone il 24,1%, mentre il restante 0,3% ha optato per altri tipi di forme societarie.

L’affidabilità economico commerciale del settore food & beverage made in Italy

La popolazione analizzata si distingue per un’affidabilità economico commerciale bassa (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le imprese dell'industria alimentare e delle bevande di cui è disponibile il dato, infatti, solo l’8,6% fa registrare un rischio minimo, mentre il 30,1% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono l’11,5%, mentre quelle con un rischio più alto della media sono il 49,6% del totale della popolazione.

L’export e la propensione all’innovazione delle imprese del settore

export

Secondo gli ultimi dati Istat l’export del nostro agroalimentare, nonostante un leggero calo dei volumi, ha raggiunto nel 2023 un valore pari a oltre 52 miliardi di euro (+6,6% rispetto al 2022). Le imprese della popolazione analizzata, infatti, si contraddistinguono per uno score d’internazionalizzazione buono: il 5,8% ha uno score alto, il 12,7% ha un punteggio sopra la media e il 17% uno score medio. In un settore dove le nuove tecnologie e l’industria 4.0 hanno portato a una vera e propria rivoluzione, le imprese dell’industria alimentare e delle bevande si contraddistinguono per una propensione all’innovazione bassa. Infatti, il 41,6% ha uno score basso, il 27,6% uno punteggio sotto la media, il 12,6% uno score nella media, il 12,4% un punteggio nella media e solo il 2,3% ha una propensione all’innovazione di grado massimo.

Il fatturato stimato delle imprese del settore

Le realtà della popolazione analizzata senza obbligo di bilancio, costituite da un anno o più e in possesso del codice ATECO si attestano per l’8,8% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 46,2% nella fascia 100.000 - 499.99€, per il 4,7% nella fascia 500.000 - 999.999€, per l’1,9% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 € e per lo 0,1% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999 €.

Il fatturato dell’industria alimentare e delle bevande

fatturato

Il dato riguardante il fatturato, considerando che i dati sono disponibili per il 27,8%, della popolazione, restituisce l'istantanea di un settore in forte crescita: il fatturato del 2022 è pari a 158 miliardi di euro, in crescita +17% rispetto al 2021 e +28,4% rispetto al 2020. Nello specifico le realtà imprenditoriali della popolazione analizzata, si attestano, per il 2,1% nella fascia inferiore ai 10.000 €, per l’1,7% nella fascia 10.000 – 49.999 €, per l’1,6% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per il 7% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per il 3,4% nella fascia 500.000 - 999.999 €, per il 6,4% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €, per l’1,9% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999 €, per il 2,7% nella fascia 10.000.000 - 49.999.999 €, per lo 0,9% nella fascia 50.000.000 - 249.999.999 € e per il restante 0,1% nella fascia di fatturato superiore a 250.000.000 €.

Nelle prime dieci posizioni della classifica dell’industria italiana alimentare e delle bevande con il fatturato più alto troviamo:

 


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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