LE IMPRESE CESSATE IN ITALIA NEL 2023
Una microimpresa appartenente al settore delle costruzioni e con sede in Lombardia: questo l’identikit di un’impresa cessata nel 2023, emerso dall’analisi iCribis effettuata su oltre 313mila realtà, che hanno cessato la propria attività nel corso dell’anno appena trascorso.
È gennaio e come di consueto si rinnova l’appuntamento con la demografia delle aziende cessate in Italia. In questo nuovo approfondimento cercheremo di capire meglio i motivi e le caratteristiche delle imprese che hanno chiuso la propria partita IVA nel corso del 2023.
Nel 2023 torna ad aumentare il numero delle cessate in Italia
Dopo oltre un anno di continua decrescita, torna ad aumentare il numero delle imprese cessate nel nostro Paese (+12,6% rispetto al 2022). Nel corso del 2023, infatti, sono ben oltre 313.878 le imprese italiane che hanno cessato la loro attività (in media circa 860 realtà al giorno). Il primo trimestre si conferma il periodo dell’anno con più cessazioni: tra gennaio e marzo 2023, infatti, si concentra il 38,4% della popolazione analizzata, il 20,4% del secondo, il 20,1% del terzo e il 21,2% del quarto trimestre. La distribuzione mensile vede gennaio con il 18,7% come mese con più imprese cessate (+0,4% rispetto al 2022), seguono febbraio (11,4%), ottobre (9,9%), maggio (8,1%), marzo (7,9%), novembre (7,8%), settembre (7,6%), luglio (7,4%), giugno (6,5%), aprile (5,6%), agosto (5%) e dicembre (4,1%).
La distribuzione geografica delle imprese cessate nel 2023
La distribuzione territoriale delle cessate, come spesso accade, rispecchia la concentrazione aziendale nelle varie macroaree del Paese. Il 24,4%, infatti, si trova nel Nord-Ovest, il 24,3% al Centro Italia, il 22,8% al Sud, il 19,1% nel Nord-Est e il restante 9,4% nelle Isole. La Lombardia, con circa 46mila realtà (il 14,6% del totale), è la regione con il più alto numero di imprese cessate. Completano le prime dieci posizioni della graduatoria il Lazio (11,6%), la Campania (9,6%), l’Emilia-Romagna (8,5%), il Veneto (7,9%), la Toscana (7,8%), la Sicilia (7,1%), il Piemonte (7,1%), la Puglia (6,5%) e le Marche (3,3%). Nelle ultime posizioni troviamo, invece, la Basilicata (1%), il Molise (0,6%) e la Valle D’Aosta (0,2%).
Le caratteristiche delle imprese cessate nel 2023
A cessare sono prevalentemente le imprese operanti nel settore delle costruzioni (9,6% del totale, di cui il 4,1% sono imprese costruttrici di edifici residenziali e non residenziali), nei servizi di ristorazione e alloggio (6,6%, di cui il 3,1% sono bar), nel commercio (3,5%) e nell’agricoltura (3%). Le imprese della popolazione analizzata sono per lo più microimprese (10% del totale), ovvero realtà con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro. Nello specifico, sotto il profilo occupazionale, le imprese cessate nell’82,4% dei casi impiegano meno di due persone.La popolazione delle cessate 2023 è formata in grandissima parte da imprese individuali (63,6%), società di capitali (22,8%), società di persone (13,5%) e società con altre forme (0,1%). Tra le società di capitali, in particolare, è da segnalare la percentuale delle società a responsabilità limitata (16,2%) e delle società a responsabilità limitata semplificata (2,5%).
La distribuzione delle cessate secondo le classi di fatturato
Come è facile prevedere il dato riguardante il fatturato delle ultime annualità disponibili delle cessate 2023 è in calo (-4,5% rispetto al 2019). Nello specifico l’1,6% si attesta nella fascia 100.000 - 499.999 €, lo 0,5% nella fascia 500.000 - 999.999 €, lo 0,5% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 € e lo 0,1% nella fascia 5.000.000 - 9.999.999. Agli estremi della distribuzione troviamo il 5,5% che fattura meno di 10mila euro e lo 0,1% che fattura più di 10 milioni di euro.
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