APICOLTURA IN ITALIA


Anche quest'anno torna a Piacenza il consueto appuntamento con Apimell (1, 2 e 3 marzo 2024), la più importante mostra mercato internazionale di apicoltura. In questo nuovo studio del nostro osservatorio imprese, analizzeremo proprio le imprese italiane che rientrano nella sottocategoria 01.49.30 della classificazione delle attività economiche ATECO, ovvero le realtà imprenditoriali impegnate nell’apicoltura e nella produzione di miele e cera d’api.

infografica

La distribuzione geografica delle imprese apistiche in Italia

La produzione di miele in Italia è assicurata da oltre 1,6 milioni di alveari di cui il 79% circa è gestito da apicoltori commerciali che allevano le api per professione. Quest’ultimi sono circa 7mila e si concentrano per poco meno di un terzo, il 32,1%, nel Nord-Ovest. Il 19,1% si trova nel Nord-Est, il 18,2% al Centro, il 17,2% nel Sud Italia e il restante 13,4% nelle Isole. Il Piemonte con il 16,2% è la regione con la più alta concentrazione territoriale di aziende apistiche in Italia. Completano la classifica regionale, distanziate di almeno tre punti percentuali, la Lombardia (12,8%), la Toscana (9,5%), l’Emilia-Romagna (8,3%), la Sicilia (7,6%), la Sardegna (5,8%), la Calabria (5,2%), il Veneto (4,9%), il Lazio (4,9%), la Campania (4,8%), il Trentino-Alto Adige (3,7%), l’Abruzzo (3%), le Marche (2,6%), la Liguria (2,2%), Il Friuli-Venezia Giulia (2,2%), la Puglia (1,6%), il Molise (1,4%), l’Umbria (1,2%), la Basilicata (1,1%) e la Valle d’Aosta (1%).

Le caratteristiche del tessuto imprenditoriale del settore dell’apicoltura

Il tessuto imprenditoriale del settore italiano dell’apicoltura è formato per la stragrande maggioranza da micro imprese (realtà con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro), che adottano la forma giuridica della ditta individuale (il 91,7%). Il restante 8,3% della popolazione, invece, si divide tra le società di persone (6,1%), quelle di capitali (2%) e le altre forme societarie (0,2%). In particolare, tra le società di persone è da segnalare la quota delle società semplici (il 5,5%).

apicoltura

Se ci si concentra sull’anzianità aziendale, quella che emerge è l’immagine di un settore tendenzialmente giovane e in crescita dal punto di vista demografico. Infatti, poco più di un terzo della popolazione, il 33,7% circa delle aziende apistiche del settore, ha iniziato la sua attività nel corso degli ultimi cinque anni. La percentuale arriva addirittura al 60,3% se si considera l’ultimo decennio. In particolare, è interessante notare come l’88,4% della popolazione analizzata abbia iniziato la propria attività nel nuovo millennio, ossia a partire dal primo gennaio del 2000. Infine, una realtà imprenditoriale del settore su quattro, il 25,6% del totale, è un’impresa giovanile, ovvero la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore a 35 anni.

I numeri delle imprese apistiche femminili in Italia

apicoltura

Le imprese apistiche a conduzione femminile o a prevalente partecipazione femminile sono il 19,5% del totale della popolazione. Nello specifico le imprese del settore dell’apicoltura guidate in maniera esclusiva da donne sono il 18,6%, quelle con una partecipazione forte lo 0,7% e le realtà con una presenza maggioritaria lo 0,2%. Le imprese femminili che si occupano di apicoltura o che producono miele e cera d’api sono localizzate in prevalenza nella parte nord-occidentale della penisola (28,8% di cui il 13,5% in Piemonte e il 12,3% in Lombardia). La Toscana (11,1%) è la terza regione del ranking, nonché la prima del Centro Italia (19.9%). Completano le prime dieci posizioni della classifica la Sardegna (7,9%), l’Emilia-Romagna (7,8%), la Sicilia (6,9%), la Campania (6,6%), il Lazio (5,6%), la Calabria (4,8%) e il Veneto (4,2%).

La propensione all’export e la digital attitude del settore apistico

Il settore in questi ultimi tempi sta attraversando un periodo di forte difficoltà e a farne le spese sono anche le esportazioni. Le imprese apistiche per giunta si contraddistinguono per uno score di internazionalizzazione basso: il 3% ha un punteggio sotto la media, mentre addirittura l’86,8% fa registrare uno score basso. Anche il grado di digitalizzazione della popolazione aziendale analizzata è carente. Infatti, le imprese che producono miele e cera d’api che hanno una digital attitude sotto la media sono il 2%, mentre quelle con un punteggio basso sono l’80,8% del totale. Poche invece le realtà dell’apicoltura con uno score alto (1,2%), quelle con un punteggio medio (3,2%) e quelle sopra la media (2%).

L’affidabilità economico commerciale del settore

apicoltura

La popolazione delle imprese apistiche si distingue per un’affidabilità economico commerciale buona (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le imprese del settore di cui è disponibile il dato, infatti, il 7,3% ha un indice di rischio minimo e il 79,1% ha un rischio più basso della media. Le imprese che manifestano una rischiosità massima sono solo lo 0,1%, mentre quelle con un rischio più alto della media sono il 13,5% del totale della popolazione.

Il fatturato stimato delle imprese del settore apistico

Le realtà del settore apistico senza obbligo di bilancio, costituite da un anno o più e a cui è stato assegnato il codice ATECO si attestano per l’1,3% nella fascia inferiore ai 50.000€, per il 54,6% nella fascia 50.000 - 99.99€, per il 31% nella fascia 100.000 - 499.999€ e per lo 0,1% nella fascia di fatturato stimato superiore a 500.000 €.

Il fatturato del settore dell’apicoltura

Secondo gli ultimi dati disponibili Il fatturato del settore è in crescita: il fatturato del 2022 è pari a 9,8 milioni di euro (+2% rispetto al 2021 e +4,2% rispetto al 2020). Nello specifico si può apprezzare come le imprese del settore apistico si attestino per lo 0,3% nella fascia di fatturato inferiore ai 50.000 €, per lo 0,3% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per lo 0,2% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per lo 0,1% nella fascia 500.000 - 999.999 € e per lo 0,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €.

Nelle prime dieci posizioni della classifica delle imprese con il fatturato maggiore troviamo:

 


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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Anche quest'anno torna a Piacenza il consueto appuntamento con Apimell (1, 2 e 3 marzo 2024), la più importante mostra mercato internazionale di apicoltura. In questo nuovo studio del nostro osservatorio imprese, analizzeremo proprio le imprese italiane che rientrano nella sottocategoria 01.49.30 della classificazione delle attività economiche ATECO, ovvero le realtà imprenditoriali impegnate nell’apicoltura e nella produzione di miele e cera d’api.

infografica

La distribuzione geografica delle imprese apistiche in Italia

La produzione di miele in Italia è assicurata da oltre 1,6 milioni di alveari di cui il 79% circa è gestito da apicoltori commerciali che allevano le api per professione. Quest’ultimi sono circa 7mila e si concentrano per poco meno di un terzo, il 32,1%, nel Nord-Ovest. Il 19,1% si trova nel Nord-Est, il 18,2% al Centro, il 17,2% nel Sud Italia e il restante 13,4% nelle Isole. Il Piemonte con il 16,2% è la regione con la più alta concentrazione territoriale di aziende apistiche in Italia. Completano la classifica regionale, distanziate di almeno tre punti percentuali, la Lombardia (12,8%), la Toscana (9,5%), l’Emilia-Romagna (8,3%), la Sicilia (7,6%), la Sardegna (5,8%), la Calabria (5,2%), il Veneto (4,9%), il Lazio (4,9%), la Campania (4,8%), il Trentino-Alto Adige (3,7%), l’Abruzzo (3%), le Marche (2,6%), la Liguria (2,2%), Il Friuli-Venezia Giulia (2,2%), la Puglia (1,6%), il Molise (1,4%), l’Umbria (1,2%), la Basilicata (1,1%) e la Valle d’Aosta (1%).

Le caratteristiche del tessuto imprenditoriale del settore dell’apicoltura

Il tessuto imprenditoriale del settore italiano dell’apicoltura è formato per la stragrande maggioranza da micro imprese (realtà con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro), che adottano la forma giuridica della ditta individuale (il 91,7%). Il restante 8,3% della popolazione, invece, si divide tra le società di persone (6,1%), quelle di capitali (2%) e le altre forme societarie (0,2%). In particolare, tra le società di persone è da segnalare la quota delle società semplici (il 5,5%).

apicoltura

Se ci si concentra sull’anzianità aziendale, quella che emerge è l’immagine di un settore tendenzialmente giovane e in crescita dal punto di vista demografico. Infatti, poco più di un terzo della popolazione, il 33,7% circa delle aziende apistiche del settore, ha iniziato la sua attività nel corso degli ultimi cinque anni. La percentuale arriva addirittura al 60,3% se si considera l’ultimo decennio. In particolare, è interessante notare come l’88,4% della popolazione analizzata abbia iniziato la propria attività nel nuovo millennio, ossia a partire dal primo gennaio del 2000. Infine, una realtà imprenditoriale del settore su quattro, il 25,6% del totale, è un’impresa giovanile, ovvero la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore a 35 anni.

I numeri delle imprese apistiche femminili in Italia

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Le imprese apistiche a conduzione femminile o a prevalente partecipazione femminile sono il 19,5% del totale della popolazione. Nello specifico le imprese del settore dell’apicoltura guidate in maniera esclusiva da donne sono il 18,6%, quelle con una partecipazione forte lo 0,7% e le realtà con una presenza maggioritaria lo 0,2%. Le imprese femminili che si occupano di apicoltura o che producono miele e cera d’api sono localizzate in prevalenza nella parte nord-occidentale della penisola (28,8% di cui il 13,5% in Piemonte e il 12,3% in Lombardia). La Toscana (11,1%) è la terza regione del ranking, nonché la prima del Centro Italia (19.9%). Completano le prime dieci posizioni della classifica la Sardegna (7,9%), l’Emilia-Romagna (7,8%), la Sicilia (6,9%), la Campania (6,6%), il Lazio (5,6%), la Calabria (4,8%) e il Veneto (4,2%).

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Il settore in questi ultimi tempi sta attraversando un periodo di forte difficoltà e a farne le spese sono anche le esportazioni. Le imprese apistiche per giunta si contraddistinguono per uno score di internazionalizzazione basso: il 3% ha un punteggio sotto la media, mentre addirittura l’86,8% fa registrare uno score basso. Anche il grado di digitalizzazione della popolazione aziendale analizzata è carente. Infatti, le imprese che producono miele e cera d’api che hanno una digital attitude sotto la media sono il 2%, mentre quelle con un punteggio basso sono l’80,8% del totale. Poche invece le realtà dell’apicoltura con uno score alto (1,2%), quelle con un punteggio medio (3,2%) e quelle sopra la media (2%).

L’affidabilità economico commerciale del settore

apicoltura

La popolazione delle imprese apistiche si distingue per un’affidabilità economico commerciale buona (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le imprese del settore di cui è disponibile il dato, infatti, il 7,3% ha un indice di rischio minimo e il 79,1% ha un rischio più basso della media. Le imprese che manifestano una rischiosità massima sono solo lo 0,1%, mentre quelle con un rischio più alto della media sono il 13,5% del totale della popolazione.

Il fatturato stimato delle imprese del settore apistico

Le realtà del settore apistico senza obbligo di bilancio, costituite da un anno o più e a cui è stato assegnato il codice ATECO si attestano per l’1,3% nella fascia inferiore ai 50.000€, per il 54,6% nella fascia 50.000 - 99.99€, per il 31% nella fascia 100.000 - 499.999€ e per lo 0,1% nella fascia di fatturato stimato superiore a 500.000 €.

Il fatturato del settore dell’apicoltura

Secondo gli ultimi dati disponibili Il fatturato del settore è in crescita: il fatturato del 2022 è pari a 9,8 milioni di euro (+2% rispetto al 2021 e +4,2% rispetto al 2020). Nello specifico si può apprezzare come le imprese del settore apistico si attestino per lo 0,3% nella fascia di fatturato inferiore ai 50.000 €, per lo 0,3% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per lo 0,2% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per lo 0,1% nella fascia 500.000 - 999.999 € e per lo 0,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €.

Nelle prime dieci posizioni della classifica delle imprese con il fatturato maggiore troviamo:

 


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