LA PRODUZIONE DI MOBILI IN ITALIA
Dopo un biennio caratterizzato da una forte espansione, l'industria del mobile Made in Italy sembra potersi confermare anche in questo 2023. Questa in estrema sintesi la fotografia delineata nel recente studio sull’arredamento per la casa, l’ufficio e gli spazi per la collettività, condotto dall’Area Studi Mediobanca.
A tal proposito in questo approfondimento dell’osservatorio imprese iCRIBIS proponiamo uno studio sulle realtà imprenditoriali appartenenti alla divisione 31 della classificazione Ateco, ovvero quella che contiene le imprese italiane che producono mobili per l’arredamento.
La distribuzione secondo la classificazione merceologica dell’industria del mobile
Il settore della produzione dei mobili in Italia si caratterizza per una popolazione di oltre 19mila realtà imprenditoriali dislocate su tutto il territorio nazionale. Quest’ultime per circa un quarto, il 24,2% del totale, si occupano della generica produzione di mobili. Il restante 75,8% si divide prevalentemente tra la produzione di mobili per l’arredamento domestico (19,4%), la realizzazione di divani e poltrone (12,6%), la rifinitura di mobili (8,3%) e la fabbricazione di altri mobili (6,5%). Significativa, anche se decisamente inferiore, la percentuale delle imprese che fabbricano parti e accessori di mobili (3,2%), di quelle che realizzano mobili per la cucina (2,3%) e mobili per uffici e negozi (0,3%).
La distribuzione geografica dell’industria del mobile
Poco meno di tre aziende su cinque che producono mobili, il 58% circa del totale, si trovano nell’Italia settentrionale: nello specifico la distribuzione geografica delle imprese è per il 28,2% nel Nord-Ovest e per il 29,2% nel Nord-Est, macroaree dove pesano in modo forte la Lombardia (21,4%), il Veneto (16,5%), l’Emilia-Romagna (6,6%), il Piemonte (5,3%) e il Friuli-Venezia Giulia (4,9%). La Toscana (9,5%), le Marche (5,9%) e il Lazio (4,3%) sono le realtà più numerose dell’Italia centrale (21,6%); queste tre regioni da sole superano numericamente le imprese produttrici di mobili presenti nell’Italia meridionale (15,6%).
Il tessuto imprenditoriale dell’industria del mobile
ll settore della produzione dei mobili, formato in grandissima parte da realtà medio-piccole e microimprese, dimostra di essere in salute sotto il profilo occupazionale: a dicembre 2022, infatti, si contano circa 92mila dipendenti, in lieve aumento rispetto al 2021 (+2,3%) e al 2020 (+7,2%). In generale le imprese che fabbricano mobili in Italia hanno in media circa 4,7 unità.
Inoltre, il tessuto imprenditoriale del comparto è formato per il 39,7% da ditte individuali, per il 23% da società di persone, per il 37,1% da società di capitali e per il restante 0,2% da altre forme legali. Tra le società di capitali, in particolare, è degna di nota la percentuale delle società a responsabilità limitata (27,7%).
La vocazione all’export e la digital attitude dell’industria del mobile
Nonostante la crisi sanitaria legata al Covid-19 e la recente situazione geopolitica, il trend delle esportazioni del settore del mobile italiano è in costante aumento (+13,3% nel 2022). Le imprese del manifatturiero del mobile, dopo un biennio 2021-2022 in cui ha mostrato tassi di crescita significativi, si stanno confermando anche in questo 2023.
La popolazione analizzata si evidenzia, infatti, per una buona vocazione all’export, uno dei principali fattori di successo del Made in Italy nel mondo: l’8,5% fa registrare uno score di internazionalizzazione alto, il 22,1% un punteggio sopra la media e il 19,5% uno score medio. Le imprese produttrici di mobili con un punteggio al di sotto della media sono il 35,8% e quelle con un punteggio basso invece sono il 7,8%.
La digitalizzazione è l’altro grande tema su cui le realtà del settore possono conquistare nuovi mercati (India, EAU e USA). Nonostante questa consapevolezza, le imprese del settore si contraddistinguono per una bassa digital attitude: l’8% delle realtà fa registrare uno score alto, l’8,7% uno score sopra la media, il 7,1% un punteggio medio, il 7,5% uno sotto la media e addirittura il 59,8% una digital attitude bassa.
La distribuzione del rischio nel settore dei mobili
Il settore italiano della produzione di mobili si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale discreta (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le aziende produttrici di mobili di cui è disponibile il dato, infatti, il 16,5% ha un indice di rischio minimo e il 31,9% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono invece il 10% e quelle con un rischio più alto della media il 38,4% del totale della popolazione.
Le classi di fatturato delle aziende produttrici di mobili
Il dato riguardante il fatturato, considerando i bilanci al momento disponibili, riguarda solo il 29,3% della popolazione aziendale e nel 2021 era pari a 21 miliardi di euro (+23,5% rispetto al 2020 e + 16,8% rispetto al 2019).
Le realtà imprenditoriali del comparto si attestano per il 3,2% nella fascia di fatturato inferiore ai 50.000€, per l’1,4% nella fascia 50.000 – 99.999€, per il 7,5% nella fascia 100.000 - 499.999€, per il 5% nella fascia 500.000 - 999.999€, per l’8,3% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€, per l’1,8% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999€, per l’1,7% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999€ e per lo 0,4% nella fascia superiore a 50.000.000€.
Il fatturato stimato delle realtà manifatturiere del mobile
Per quanto riguarda il dato relativo al fatturato stimato, le imprese che fabbricano mobili senza obbligo di bilancio, costituite da almeno un anno e che presentano il codice Ateco si attestano per il 14% nella fascia inferiore ai 100.000€, per 40,6% nella fascia 100.000 - 499.999€, per il 3,1% nella fascia di fatturato 500.000 - 999.999€ e per l’1,4 nella fascia superiore a 1.000.000€.
Le prime dieci aziende dell’industria dei mobili in Italia con il fatturato più alto sono:
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