I NUMERI DELL'INDUSTRIA DOLCARIA ITALIANA


Secondo l’analisi presentata da Coldiretti durante l’ultima edizione del Sigep, il più importante appuntamento a livello mondiale dedicato al foodservice dolce, nel 2022 le esportazioni dei dolci e gelati italiani hanno segnato la cifra record di 9 miliardi di euro e un incremento in valore del 18%. Numeri che sottolineano come, nonostante l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, l’industria dolciaria italiana sia molto appetibile sui mercati esteri, sorretta dalla voglia di qualità che la produzione “Made in Italy” da sempre garantisce.
A tal riguardo, in questo nuovo approfondimento del nostro osservatorio, concentreremo la nostra attenzione sulle imprese dolciarie italiane, in particolare quelle che rientrano nel classe ATECO 10.82, ossia la produzione di cacao, cioccolato, caramelle e confetterie.

farmaceutico

La distribuzione dell'industria dolciaria italiana

Tre imprese dolciarie su cinque, il 61,6% del totale, si trovano tra le macroaree del Sud (33,6%) e del Nord-Ovest (28%). La distribuzione territoriale delle restanti imprese del comparto è concentrata, invece, tra il Nord-Est (13,4%), il Centro (12,5%) e le Isole (12,5%). Nello specifico le regioni col maggior numero d’imprese del settore dolciario sono la Campania (19,7%), il Piemonte (14,4%), la Lombardia (10,41%), la Sicilia (7,6%), il Veneto (7,4%), la Toscana (5%), la Sardegna (4,8%) e l’Emilia-Romagna (4,6%). Nelle ultime tre posizioni del ranking regionale, invece, troviamo il Trentino-Alto Adige (0,7%), la Valle D’Aosta (0,7%) e la Basilicata (0,6%).

Le caratteristiche del settore

dolciario

Il tessuto imprenditoriale del settore dell’industria dolciaria è caratterizzato dalla presenza di micro realtà imprenditoriali (circa il 24% del totale) e per prevalenza di società di capitali (il 48,4% contro il 33% circa delle realtà dell’industria alimentare in generale). Degna di nota anche la percentuale di imprese individuali (30,1%) e delle società di persone (21,3%). Per quanto riguarda gli occupati a dicembre 2022 si contano poco più di 16mila dipendenti, con una media che si aggira intorno alle 24,2 unità per ogni impresa dolciaria.
Il settore negli ultimi anni post pandemia ha fatto registrare una crescita degli occupati. Infatti, quest’ultimi sono cresciuti del +4,7% rispetto al 2021 e del 18,3% rispetto a quanto fatto registrare nel 2020.

La distribuzione del rischio del settore dolciario

dolciaria

Il settore si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale piuttosto buona (per il calcolo dell’indice sono utilizzate diverse variabili, tra cui le informazioni anagrafiche, gli indici e i dati di bilancio, l’anzianità aziendale, le esperienze di pagamento e la presenza di informazioni negative). Tra le imprese di cui è disponibile il dato, infatti, il 4,8% ha un indice di rischio minimo e il 26,8% ha uno score di rischio più basso della media. Le imprese meno virtuose, al contrario, hanno per il 39,2% una rischiosità più alta della media e per il 19,4% un rischio massimo.

La propensione all’export e all'innovazione

dolciaria

Nonostante la performance record nel 2022 delle esportazioni dei dolci e gelati italiani, il settore dell’industria dolciaria dimostra un basso livello di internazionalizzazione. Infatti, il 40,4% della popolazione fa registrare uno score sotto la media e il 9,2% uno score basso. Poche, invece, le realtà che hanno un punteggio alto (13%) e al di sopra della media 14,1%, con Francia, Germania, Stati Uniti, Inghilterra, Spagna, Cina e Giappone come principali mercati di sbocco dei prodotti dolciari “Made in Italy”. Le imprese dolciarie non brillano anche sotto il profilo della propensione all’innovazione. Infatti, il 25,6% della popolazione aziendale fa registrare un punteggio di innovazione basso, il 15,2% un punteggio al di sotto della media, il 14,4% uno score medio, il 27,9% uno sopra la media e solo il 5,4% fa registrare uno propensione all’innovazione alta. .

La distribuzione del settore secondo le classi di fatturato

Il dato riguardante il fatturato, considerando che i dati di bilancio al momento disponibili riguardano solo il 42,2% della popolazione totale, offre l’immagine di un comparto in salute: il fatturato nel 2021, infatti, è in crescita del +10,5% rispetto al 2020 e del +13,5% rispetto al 2019 con un valore medio valore medio dichiarato che si aggira intorno a 6,2 milioni di euro. Nello specifico il 10,3% si attesta nella fascia 100.000 - 499.999 €, il 6,2% nella fascia 500.000 - 999.999 €, l’8,2% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 €, il 2,8% nella fascia 5.000.000 - 9.999.999 €, il 3,4% nella fascia 10.000.000 - 49.999.999 € e il 2,2% nella fascia 50.000.000 - 249.999.999 €. Solo lo 0,6% fattura più di 250 milioni di euro, mentre il restante 8,5% fattura meno di 100mila euro.

Il fatturato stimato delle imprese dolciarie

Per quanto riguarda il dato relativo al fatturato stimato, le imprese senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e che presentano il codice ATECO 2007 si attestano per il 10,4% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 31,8% nella fascia 100.000 - 499.99€, per il 3,2% nella fascia 500.000 - 999.999€ e per il 2,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€.

Nella “top ten” delle aziende dolciarie in Italia con il fatturato maggiore troviamo:


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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Secondo l’analisi presentata da Coldiretti durante l’ultima edizione del Sigep, il più importante appuntamento a livello mondiale dedicato al foodservice dolce, nel 2022 le esportazioni dei dolci e gelati italiani hanno segnato la cifra record di 9 miliardi di euro e un incremento in valore del 18%. Numeri che sottolineano come, nonostante l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, l’industria dolciaria italiana sia molto appetibile sui mercati esteri, sorretta dalla voglia di qualità che la produzione “Made in Italy” da sempre garantisce.
A tal riguardo, in questo nuovo approfondimento del nostro osservatorio, concentreremo la nostra attenzione sulle imprese dolciarie italiane, in particolare quelle che rientrano nel classe ATECO 10.82, ossia la produzione di cacao, cioccolato, caramelle e confetterie.

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La distribuzione dell'industria dolciaria italiana

Tre imprese dolciarie su cinque, il 61,6% del totale, si trovano tra le macroaree del Sud (33,6%) e del Nord-Ovest (28%). La distribuzione territoriale delle restanti imprese del comparto è concentrata, invece, tra il Nord-Est (13,4%), il Centro (12,5%) e le Isole (12,5%). Nello specifico le regioni col maggior numero d’imprese del settore dolciario sono la Campania (19,7%), il Piemonte (14,4%), la Lombardia (10,41%), la Sicilia (7,6%), il Veneto (7,4%), la Toscana (5%), la Sardegna (4,8%) e l’Emilia-Romagna (4,6%). Nelle ultime tre posizioni del ranking regionale, invece, troviamo il Trentino-Alto Adige (0,7%), la Valle D’Aosta (0,7%) e la Basilicata (0,6%).

Le caratteristiche del settore

dolciario

Il tessuto imprenditoriale del settore dell’industria dolciaria è caratterizzato dalla presenza di micro realtà imprenditoriali (circa il 24% del totale) e per prevalenza di società di capitali (il 48,4% contro il 33% circa delle realtà dell’industria alimentare in generale). Degna di nota anche la percentuale di imprese individuali (30,1%) e delle società di persone (21,3%). Per quanto riguarda gli occupati a dicembre 2022 si contano poco più di 16mila dipendenti, con una media che si aggira intorno alle 24,2 unità per ogni impresa dolciaria.
Il settore negli ultimi anni post pandemia ha fatto registrare una crescita degli occupati. Infatti, quest’ultimi sono cresciuti del +4,7% rispetto al 2021 e del 18,3% rispetto a quanto fatto registrare nel 2020.

La distribuzione del rischio del settore dolciario

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Il settore si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale piuttosto buona (per il calcolo dell’indice sono utilizzate diverse variabili, tra cui le informazioni anagrafiche, gli indici e i dati di bilancio, l’anzianità aziendale, le esperienze di pagamento e la presenza di informazioni negative). Tra le imprese di cui è disponibile il dato, infatti, il 4,8% ha un indice di rischio minimo e il 26,8% ha uno score di rischio più basso della media. Le imprese meno virtuose, al contrario, hanno per il 39,2% una rischiosità più alta della media e per il 19,4% un rischio massimo.

La propensione all’export e all'innovazione

dolciaria

Nonostante la performance record nel 2022 delle esportazioni dei dolci e gelati italiani, il settore dell’industria dolciaria dimostra un basso livello di internazionalizzazione. Infatti, il 40,4% della popolazione fa registrare uno score sotto la media e il 9,2% uno score basso. Poche, invece, le realtà che hanno un punteggio alto (13%) e al di sopra della media 14,1%, con Francia, Germania, Stati Uniti, Inghilterra, Spagna, Cina e Giappone come principali mercati di sbocco dei prodotti dolciari “Made in Italy”. Le imprese dolciarie non brillano anche sotto il profilo della propensione all’innovazione. Infatti, il 25,6% della popolazione aziendale fa registrare un punteggio di innovazione basso, il 15,2% un punteggio al di sotto della media, il 14,4% uno score medio, il 27,9% uno sopra la media e solo il 5,4% fa registrare uno propensione all’innovazione alta. .

La distribuzione del settore secondo le classi di fatturato

Il dato riguardante il fatturato, considerando che i dati di bilancio al momento disponibili riguardano solo il 42,2% della popolazione totale, offre l’immagine di un comparto in salute: il fatturato nel 2021, infatti, è in crescita del +10,5% rispetto al 2020 e del +13,5% rispetto al 2019 con un valore medio valore medio dichiarato che si aggira intorno a 6,2 milioni di euro. Nello specifico il 10,3% si attesta nella fascia 100.000 - 499.999 €, il 6,2% nella fascia 500.000 - 999.999 €, l’8,2% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 €, il 2,8% nella fascia 5.000.000 - 9.999.999 €, il 3,4% nella fascia 10.000.000 - 49.999.999 € e il 2,2% nella fascia 50.000.000 - 249.999.999 €. Solo lo 0,6% fattura più di 250 milioni di euro, mentre il restante 8,5% fattura meno di 100mila euro.

Il fatturato stimato delle imprese dolciarie

Per quanto riguarda il dato relativo al fatturato stimato, le imprese senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e che presentano il codice ATECO 2007 si attestano per il 10,4% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 31,8% nella fascia 100.000 - 499.99€, per il 3,2% nella fascia 500.000 - 999.999€ e per il 2,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€.

Nella “top ten” delle aziende dolciarie in Italia con il fatturato maggiore troviamo:


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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