I NUMERI DELL'INDUSTRIA DEI GIOCATTOLI IN ITALIA
Il settore italiano dei giocattoli ha attraversato negli ultimi anni un profondo momento di crisi, da cui sta gradualmente uscendo. Infatti, come confermato anche da Assogiocattoli in occasione dell’ultima edizione di Toys Milano & Bay-B, il mercato ad inizio 2023 ha fatto registrare un incoraggiante +4%, lasciando ben sperare in vista del prossimo periodo natalizio.
In questo nuovo approfondimento del nostro osservatorio iCRIBIS concentreremo la nostra attenzione sulle imprese che rientrano nella divisione 32 della classificazione ATECO 2007 riferita alle “altre industrie manifatturiere”, in particolare nel gruppo 32.4, ovvero quello che raccoglie le imprese produttrici di giochi e giocattoli in Italia.
La distribuzione territoriale dell’industria dei giochi e dei giocattoli
Le oltre 660 imprese del manifatturiero dei giochi e giocattoli si trovano per oltre la metà nell’Italia settentrionale: il 35,6% nella macroarea del Nord-Ovest e il 22,3% in quella del Nord-Est. Il restante 42,1%, invece, si trova tra il Sud Italia (17,9%), il Centro (18,5%) e le Isole (5,7%). La Lombardia è la regione con la più alta densità di aziende con circa il 24,3%, seguita dall’Emilia-Romagna (10,1%), la Campania (8,2%), il Veneto (8,1%), il Piemonte (8%), la Toscana (7,4%), il Lazio (6%), le Marche (3,5%), la Puglia (3,5%) e la Sicilia (3,5%). Milano si conferma la prima provincia italiana con l’11,4% delle aziende del Paese, seguita dalle province di Roma (5,3%), Napoli (4,3%), Torino (3,8%), Monza e Brianza (3,4%), Firenze (3,2%), Padova (2,9%) e Salerno (2,7%).
Le caratteristiche della popolazione aziendale
Il 65,3% della popolazione aziendale realizza giochi mentre il 28,8% produce giocattoli (inclusi tricicli e strumenti musicali giocattolo). È minore, invece, la percentuale delle imprese produttrici di giochi e giocattoli (5.9%).
Sotto il profilo occupazionale le realtà del settore lo scorso anno contavano circa 2mila dipendenti, dato in crescita rispetto allo stesso periodo del 2021 (+3,1%) e a quello del 2020 (+6,2%). Sette imprese su dieci che producono giochi e giocattoli, il 69,1% del totale, impiega meno di due dipendenti, mentre solo l’11,1% ne impiega più di nove.
Infine, a livello di forma legale è da segnalare la presenza massiccia di società di capitali (42,6%) e di imprese individuali (41,2%). Minore, invece, la concentrazione delle società di persone (15,6%) e delle altre forme societarie (0,6%). Tra le società di capitali è da segnalare la percentuale delle società a responsabilità limitata (34,4%), di quelle a responsabilità limitata con un unico socio (3,3%) e delle società a responsabilità limitata semplificata (5,5%).
La distribuzione del rischio nel settore manifatturiero dei giochi e giocattoli
Il settore si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale piuttosto bassa (per il calcolo dell’indice vengono impiegate diverse variabili, tra le quali: le informazioni anagrafiche, gli indici e i dati di bilancio, l’anzianità delle aziende, le passate esperienze di pagamento, la presenza di informazioni negative). Tra le imprese cui sono disponibili i dati, infatti, il 7,2% ha un indice di rischio minimo e il 27,5% ha uno score di rischio più basso della media. Le imprese meno virtuose, invece, presentano per il 46,7% una rischiosità più alta della media e per il 13.4% un rischio massimo.
La tendenza all’internazionalizzazione e all’innovazione del settore dei giocattoli
Le aziende dell’industria dei giocattoli in Italia si contraddistinguono per un basso livello di internazionalizzazione. Infatti, il 37,9% della popolazione fa registrare uno score sotto la media e il 9,4% un punteggio basso. Poche, al contrario, le realtà che hanno uno score alto (9,4%), al di sopra della media 16,9%. Le aziende di giocattoli italiane non brillano anche sotto il profilo della propensione all’innovazione. Infatti, il 17,8% della popolazione fa registrare un punteggio di innovazione basso, il 32,5% un punteggio al di sotto della media, l’11,3% uno score medio, il 15,7% uno sopra la media e solo il 10,1% fa registrare una propensione all’innovazione massima.
Il fatturato stimato delle imprese del settore
Per quanto riguarda il fatturato stimato, le imprese che producono giocattoli senza obbligo di bilancio, costituite da almeno un anno e che presentano il codice ATECO 2007 si attestano per il 12,2% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 36,2% nella fascia 100.000 - 499.99€, per l’1,5% nella fascia 500.000 - 999.999€ e per l’1,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€.
Il fatturato del settore dei giochi e dei giocattoli
Il dato riguardante il fatturato, considerando che i dati relativi al bilancio al momento disponibili riguardano poco meno di un terzo delle aziende del settore (il 30,8%), restituisce l’immagine di un comparto, come detto in precedenza, in ripresa e che si sta risollevando dopo qualche anno di profonda crisi: il fatturato del 2021 è pari a 508 milioni di euro, in lieve flessione -6,1% rispetto al 2020 ma in aumento del +14,1% rispetto al 2019.
Nello specifico si può apprezzare che le aziende si attestano per il 6,9% nella fascia di fatturato inferiore ai 50.000 €, per il 2,7% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per il 7,7% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per il 3,2% nella fascia 500.000 - 999.999 €, per il 6,8% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €, per l’1,5% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999 €, per l’1,8% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999 €, e per lo 0,2% nella fascia di fatturato superiore o uguale a 50.000.000 €.
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