I NUMERI E I TREND DEGLI STABILIMENTI BALNEARI IN ITALIA


Il settore delle imprese balneari è di primaria importanza per le nazioni dalla forte vocazione turistica come l’Italia, la Grecia, il Portogallo o la Spagna, e l’Europa ha promosso diverse iniziative per garantire la sua piena liberalizzazione. Tuttavia con la recente legge n. 14 del 24 febbraio 2023 il governo italiano ha sancito un’ulteriore proroga alle concessioni balneari, fino al 2024, suscitando fin da subito il parere contrario dell’UE, impegnata nel favorire la concorrenza leale anche in questo particolare settore.
In attesa di nuovi sviluppi sul caso, in questo approfondimento dell’osservatorio iCRIBIS vogliamo proporre uno studio sulle realtà imprenditoriali che rientrano nella sottocategoria Ateco 93.29.20, ovvero quella della gestione degli stabilimenti balneari (marittimi, lacuali e fluviali).

imprese-balneari

La distribuzione territoriale degli stabilimenti balneari in Italia

In Italia sono presenti circa 26mila concessioni, 15mila delle quali ad uso turistico-ricreativo, per un totale di oltre 7600 stabilimenti balneari. Dal punto di vista territoriale la popolazione dei gestori balneari si concentra per il 34,8% nel Sud Italia, per il 27,8% nell'Italia centrale, per il 15,1% nel Nord-Est, per l’11,2% nel Nord-Ovest e per il restante 11,1% nelle Isole. Le regioni con il maggior numero di realtà imprenditoriali che si occupano della gestione degli impianti balneari sono: l’Emilia-Romagna (13,1%), la Toscana (11,8%), la Liguria (10,4%), la Campania (10,1%), la Calabria (9,4%), la Sicilia (9,3%), il Lazio (8,6%), la Puglia (7,4%), le Marche (7,3%), l’Abruzzo (6,1%) e la Sardegna (1,8%).

Il tessuto imprenditoriale del settore balneare italiano

Il settore è in costante evoluzione ed è caratterizzato da un alto grado di eterogeneità. Il sistema degli stabilimenti balneari in Italia, infatti, è complesso e si compone in prevalenza di piccole e piccolissime realtà imprenditoriali, che costituiscono il motore vitale della nostra economia turistica tricolore.

balneari

Sotto il profilo occupazionale le realtà impegnate nella gestione balneare a dicembre 2022 contavano circa 5mila dipendenti, dato in crescita rispetto allo stesso periodo del 2021 (+1,2%) e a quello del 2020 (+24%). Due stabilimenti su tre, il 66,2% del totale, impiega meno di due dipendenti, mentre solo il 5,9% ne impiega almeno sei. A livello di forma legale si nota un sostanziale equilibrio. Infatti, il settore è formato per il 39% da società di persone, per il 35,8% da società di capitali, per il 24,7% da imprese individuali e per il restante 0,5% da società con altre forme. Tra le società di persone è da segnalare la percentuale delle società in accomandita semplice (23,8%) e le società in nome collettivo (15,2%).

La digital attitude e la propensione all’innovazione del settore balneare

balneari

Le realtà del settore, a differenza delle altre imprese del settore turistico-ricreativo, si caratterizzano per una scarsa dimestichezza con il canale digitale. Infatti, poco meno di sette imprese su dieci, il 68,7%, fanno registrare una digital attitude bassa. Al contrario, sono rarissimi i casi degli stabilimenti balneari in Italia con un punteggio alto (1,1%), ovvero le realtà che mostrano una buona affinità con le tecnologie ICT, una propensione all'adozione di processi digitali e una maggiore reattività alle campagne di webmarketing. Le imprese del settore si contraddistinguono anche per una basso grado di innovazione. Infatti, il 53,9% della popolazione analizzata fa registrare un punteggio basso, il 16,7% uno al di sotto della media, il 9% uno score medio, il 3,7% uno sopra la media e solo lo 0,3% fa registrare una propensione all’innovazione alta.

La distribuzione del rischio nel settore degli stabilimenti balneari

balneari

Il settore si caratterizza per un’affidabilità economica commerciale buona, in particolare se rapportata a quella del settore turistico in generale. Tra gli stabilimenti balneari di cui è disponibile il dato, infatti, il 12,6% ha un indice di rischio minimo, il 44,2% ha uno score più basso della media, il 24,4% ha una rischiosità più alta della media e l'8,9% fa registrare un rischio massimo.

La distribuzione del settore secondo il fatturato

Il dato riguardante il fatturato degli stabilimenti balneari è in aumento del +29,9% rispetto al 2020 e del +11,8% rispetto al 2019. Le imprese di cui si conosce il fatturato, il 27,3% del totale, si attestano in prevalenza nelle fasce di fatturato basso: il 5% nella fascia inferiore ai 10.000 €, il 3,1% nella fascia 10.000 – 49.999 €, il 3,4% nella fascia 50.000 – 99.999 € e il 11,7% nella fascia 100.000 – 499.999 €. Sono poche, invece, le realtà del settore che dichiarano un fatturato tra i 500.000 – 999.999 € (2,7%), tra 1.000.000 – 4.999.999 € (1,3%) o superiore ai 5.000.000 € (0,1%).

Il fatturato stimato degli stabilimenti balneari

Per quanto riguarda il dato relativo al fatturato stimato, le imprese senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e che presentano il codice Ateco (58,4%) si attestano per lo 0,4% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 52,7% nella fascia 100.000 - 499.99€, per il 4,7% nella fascia 500.000 - 999.999€ e per lo 0,6% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€.

Nelle prime dieci posizioni della classifica dei gestori balneari con il fatturato maggiore troviamo:


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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Il settore delle imprese balneari è di primaria importanza per le nazioni dalla forte vocazione turistica come l’Italia, la Grecia, il Portogallo o la Spagna, e l’Europa ha promosso diverse iniziative per garantire la sua piena liberalizzazione. Tuttavia con la recente legge n. 14 del 24 febbraio 2023 il governo italiano ha sancito un’ulteriore proroga alle concessioni balneari, fino al 2024, suscitando fin da subito il parere contrario dell’UE, impegnata nel favorire la concorrenza leale anche in questo particolare settore.
In attesa di nuovi sviluppi sul caso, in questo approfondimento dell’osservatorio iCRIBIS vogliamo proporre uno studio sulle realtà imprenditoriali che rientrano nella sottocategoria Ateco 93.29.20, ovvero quella della gestione degli stabilimenti balneari (marittimi, lacuali e fluviali).

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La distribuzione territoriale degli stabilimenti balneari in Italia

In Italia sono presenti circa 26mila concessioni, 15mila delle quali ad uso turistico-ricreativo, per un totale di oltre 7600 stabilimenti balneari. Dal punto di vista territoriale la popolazione dei gestori balneari si concentra per il 34,8% nel Sud Italia, per il 27,8% nell'Italia centrale, per il 15,1% nel Nord-Est, per l’11,2% nel Nord-Ovest e per il restante 11,1% nelle Isole. Le regioni con il maggior numero di realtà imprenditoriali che si occupano della gestione degli impianti balneari sono: l’Emilia-Romagna (13,1%), la Toscana (11,8%), la Liguria (10,4%), la Campania (10,1%), la Calabria (9,4%), la Sicilia (9,3%), il Lazio (8,6%), la Puglia (7,4%), le Marche (7,3%), l’Abruzzo (6,1%) e la Sardegna (1,8%).

Il tessuto imprenditoriale del settore balneare italiano

Il settore è in costante evoluzione ed è caratterizzato da un alto grado di eterogeneità. Il sistema degli stabilimenti balneari in Italia, infatti, è complesso e si compone in prevalenza di piccole e piccolissime realtà imprenditoriali, che costituiscono il motore vitale della nostra economia turistica tricolore.

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Sotto il profilo occupazionale le realtà impegnate nella gestione balneare a dicembre 2022 contavano circa 5mila dipendenti, dato in crescita rispetto allo stesso periodo del 2021 (+1,2%) e a quello del 2020 (+24%). Due stabilimenti su tre, il 66,2% del totale, impiega meno di due dipendenti, mentre solo il 5,9% ne impiega almeno sei. A livello di forma legale si nota un sostanziale equilibrio. Infatti, il settore è formato per il 39% da società di persone, per il 35,8% da società di capitali, per il 24,7% da imprese individuali e per il restante 0,5% da società con altre forme. Tra le società di persone è da segnalare la percentuale delle società in accomandita semplice (23,8%) e le società in nome collettivo (15,2%).

La digital attitude e la propensione all’innovazione del settore balneare

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Le realtà del settore, a differenza delle altre imprese del settore turistico-ricreativo, si caratterizzano per una scarsa dimestichezza con il canale digitale. Infatti, poco meno di sette imprese su dieci, il 68,7%, fanno registrare una digital attitude bassa. Al contrario, sono rarissimi i casi degli stabilimenti balneari in Italia con un punteggio alto (1,1%), ovvero le realtà che mostrano una buona affinità con le tecnologie ICT, una propensione all'adozione di processi digitali e una maggiore reattività alle campagne di webmarketing. Le imprese del settore si contraddistinguono anche per una basso grado di innovazione. Infatti, il 53,9% della popolazione analizzata fa registrare un punteggio basso, il 16,7% uno al di sotto della media, il 9% uno score medio, il 3,7% uno sopra la media e solo lo 0,3% fa registrare una propensione all’innovazione alta.

La distribuzione del rischio nel settore degli stabilimenti balneari

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Il settore si caratterizza per un’affidabilità economica commerciale buona, in particolare se rapportata a quella del settore turistico in generale. Tra gli stabilimenti balneari di cui è disponibile il dato, infatti, il 12,6% ha un indice di rischio minimo, il 44,2% ha uno score più basso della media, il 24,4% ha una rischiosità più alta della media e l'8,9% fa registrare un rischio massimo.

La distribuzione del settore secondo il fatturato

Il dato riguardante il fatturato degli stabilimenti balneari è in aumento del +29,9% rispetto al 2020 e del +11,8% rispetto al 2019. Le imprese di cui si conosce il fatturato, il 27,3% del totale, si attestano in prevalenza nelle fasce di fatturato basso: il 5% nella fascia inferiore ai 10.000 €, il 3,1% nella fascia 10.000 – 49.999 €, il 3,4% nella fascia 50.000 – 99.999 € e il 11,7% nella fascia 100.000 – 499.999 €. Sono poche, invece, le realtà del settore che dichiarano un fatturato tra i 500.000 – 999.999 € (2,7%), tra 1.000.000 – 4.999.999 € (1,3%) o superiore ai 5.000.000 € (0,1%).

Il fatturato stimato degli stabilimenti balneari

Per quanto riguarda il dato relativo al fatturato stimato, le imprese senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e che presentano il codice Ateco (58,4%) si attestano per lo 0,4% nella fascia inferiore ai 100.000€, per il 52,7% nella fascia 100.000 - 499.99€, per il 4,7% nella fascia 500.000 - 999.999€ e per lo 0,6% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€.

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