LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELLE IMPRESE ITALIANE


Il sistema imprenditoriale del nostro Paese è complesso e molto diverso rispetto a quello delle altre grandi nazioni europee. La sua spina dorsale, infatti, è formata da una miriade di pmi e micro imprese, che presentano differenze significative e peculiarità altrettanto marcate..
Per questa ragione in questo nuovo studio del nostro Osservatorio vogliamo proporre un’analisi per approfondire la distribuzione territoriale delle imprese italiane. Lo studio propone una serie statistiche per classe dimensionale, caratteristiche delle imprese e per settore di attività economica, con l’obiettivo di fornire elementi maggiori di conoscenza sul sistema imprenditoriale italiano.

automotive

La distribuzione territoriale delle imprese italiane

In termini generali, a fronte di una popolazione di circa 5,5 milioni di realtà, il sistema imprenditoriale italiano si concentra per quasi la metà nell’Italia settentrionale (45,4%). Nello specifico le realtà del Nord Italia sono localizzate per il 26% nella macroarea del Nord-Ovest e per il 19,4% in quella del Nord-Est. Seguono il Sud Italia con il 23,1%, il Centro con il 21% e infine le Isole con il 10,5%.
A livello regionale la Lombardia è prima regione per numero di imprese con un peso del 15,8% sul totale nazionale. Seguono Lazio (10,1%), Campania (9,6%), Veneto (8,1%), Emilia-Romagna (7,7%), Sicilia (7,6%), Piemonte (7,3%), Toscana (6,7%), Puglia (6,3%), Calabria (3,1%), Sardegna (2,9%), Liguria (2,7%), Marche (2,7%), Abruzzo (2,4%), Trentino-Alto Adige (1,9%), Friuli-Venezia Giulia (1,7%), Umbria (1,5%), Basilicata (1%), Molise (0,7%) e Valle D’Aosta (0,2%).
La distribuzione provinciale delle imprese è sostanzialmente in linea con quella regionale: la provincia di Roma è prima con il 7,5% dei casi totali, seguono le province di Milano (6,1%), Napoli (4,2%), Torino (3,7%), Brescia (2%) Salerno (1,9%), Bari (1,8%), Bologna (1,7%), Catania (1,7%), Firenze (1,7%), Bergamo (1,6%), Caserta (1,6%), Padova (1,6%), Palermo (1,6%), Treviso (1,5%), Genova (1,5%), Lecce (1,3%), Vicenza (1,3%), Modena (1,2%), Perugia (1,2%) Cosenza (1,1%), e Cuneo (1,1%).

I settori d’attività e la loro distribuzione geografica

Se si osserva la popolazione dal punto di vista dei settori di attività, emerge come le realtà del primario (sezione agricoltura, silvicoltura e pesca) siano più presenti nell’Italia meridionale (il 29,6% nel Sud Italia e il 15,6% nelle Isole), con un’impresa su cinque che si trova tra Sicilia (10,6%) e Puglia (10,5%).
Il settore secondario, ovvero quello che comprende tutte le varie attività manifatturiere, è localizzato prevalentemente nell’Italia settentrionale (51,2%). Infatti, circa un’impresa su due si trova tra il Nord-Est (23%) e il Nord-Ovest (28,2%), macroarea dove fanno sentire il loro peso le imprese manifatturiere lombarde (18,5%).Le realtà imprenditoriali del terziario, invece, sono distribuite in maniera più omogenea tra le varie aree del Paese: il 18,7%, infatti, si trova nel Nord-Est, il 27,6% nel Nord-Ovest, il 21,5% al Centro, il 22,5% al Sud e il restante 9,7% nelle Isole

Il trend dei dipendenti nelle varie macroaree geografiche

dipendenti

Un ulteriore dato che merita attenzione è la crescita trasversale dal punto di vista occupazionale fatta registrare negli ultimi anni. A dicembre dello scorso anno, infatti, sono quasi 13 milioni i dipendenti delle imprese italiane, con un incremento del +17,2% nel biennio 2020-2022.
La crescita più importante si è avuta nel Sud Italia, con un aumento dei dipendenti del +21,4% rispetto al 2020 e del +13,3% rispetto al 2021. Il Nord-Ovest è cresciuto del +10% rispetto al 2020 e del +2,3% rispetto al 2021. Il Nord-Est, invece, ha visto aumentare gli occupati del +13,6% rispetto al 2020 e del +4,2% rispetto al 2021. Infine le Isole fanno registrare un incremento del +21,4% rispetto al 2020 e del +9,5% rispetto al 2021..

volumeaffari

Il trend del fatturato nelle varie macroaree geografiche

Oltre ai dipendenti torna a crescere anche il volume d’affari delle realtà imprenditoriali italiane. Infatti, dopo una generale flessione tra il 2019 e il 2020 (-7,4%), il fatturato delle imprese è tornato a crescere +24% tra il 2020 e il 2021.La crescita più significativa è stata fatta registrare nelle regioni del Sud Italia, con un aumento del +14,9% nel biennio 2019-2021. Le altre macroaree crescono in maniera più contenuta: il Nord-Est ha incrementato il fatturato delle sue imprese del +13,3% tra il 2019 e il 2021, il Nord-Ovest è cresciuto del +9,2%, il Centro del +12,7% e le Isole del +3,4%.

La distribuzione territoriale secondo la dimensione aziendale

La distribuzione territoriale secondo la classe dimensionale, come molto spesso accade, è legata alla numerosità delle attività presenti nelle diverse macroaree del Paese. Le micro imprese, infatti, si trovano prevalentemente nelle regioni con le popolazioni aziendali più numerose: Lombardia (18,8%), Lazio (15,6%), Campania (10,4%), Veneto (7,5%), Emilia-Romagna (7,1%), Sicilia (6,6%), Toscana (6,3%), Puglia (6,3%), e Piemonte (4,7%).La distribuzione sul territorio delle piccole e medie imprese invece è più equilibrata: Lombardia (22,4%), Veneto (10,5%), Emilia-Romagna (9,2%), Lazio (9,2%), Campania (8,1%), Toscana (6,9%), Piemonte (6,2%), Puglia (5,1%), Sicilia (4,8%) e Marche (2,3%). Le grandi imprese, al contrario, si concentrano prevalentemente tra le regioni del Nord Italia, con circa due aziende su tre che si trovano tra Lombardia (32,3%), Emilia-Romagna (12,4%), Veneto (11,2%), Piemonte (8,9%) e Lazio (8,6%).

La distribuzione territoriale del rischio

distribuzione

La distribuzione territoriale secondo lo score di affidabilità restituisce una fotografia dell’Italia dove il 9,21 % delle imprese ha un rischio minimo, il 37,91 % un rischio più basso della media, il 36,13% un rischio più alto della media e il 9,12 % un rischio massimo. Le imprese con una rischiosità maggiore sono concentrate maggiormente nelle regioni del mezzogiorno (il 41,4% del totale): il 28,3% nel Sud e il 13,1% nelle Isole. Seguono il Centro con il 25,7% , il Nord-Ovest con il 20,5% e il Nord-Est con il 12,4%.
La distribuzione territoriale delle imprese con rischio sopra la media è più omogenea: il 26,7% nel Nord-Ovest, il 24% al Sud, il 21,2% al Centro, il 18,1 nel Nord-Est e il restante 10% nelle Isole.
Le imprese più virtuose, al contrario si trovano prevalentemente nelle regioni dell’Italia settentrionale. Infatti nelle regioni del Nord Italia si concentra il 46% delle imprese con un rischio più basso della media (il 20,7% nel Nord-Est e il 25,3% nel Nord-Ovest) e il 65,5% di quelle con rischio minimo (il 30,6% nel Nord-Est e il 34,9% nel Nord-Ovest).


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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Il sistema imprenditoriale del nostro Paese è complesso e molto diverso rispetto a quello delle altre grandi nazioni europee. La sua spina dorsale, infatti, è formata da una miriade di pmi e micro imprese, che presentano differenze significative e peculiarità altrettanto marcate..
Per questa ragione in questo nuovo studio del nostro Osservatorio vogliamo proporre un’analisi per approfondire la distribuzione territoriale delle imprese italiane. Lo studio propone una serie statistiche per classe dimensionale, caratteristiche delle imprese e per settore di attività economica, con l’obiettivo di fornire elementi maggiori di conoscenza sul sistema imprenditoriale italiano.

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La distribuzione territoriale delle imprese italiane

In termini generali, a fronte di una popolazione di circa 5,5 milioni di realtà, il sistema imprenditoriale italiano si concentra per quasi la metà nell’Italia settentrionale (45,4%). Nello specifico le realtà del Nord Italia sono localizzate per il 26% nella macroarea del Nord-Ovest e per il 19,4% in quella del Nord-Est. Seguono il Sud Italia con il 23,1%, il Centro con il 21% e infine le Isole con il 10,5%.
A livello regionale la Lombardia è prima regione per numero di imprese con un peso del 15,8% sul totale nazionale. Seguono Lazio (10,1%), Campania (9,6%), Veneto (8,1%), Emilia-Romagna (7,7%), Sicilia (7,6%), Piemonte (7,3%), Toscana (6,7%), Puglia (6,3%), Calabria (3,1%), Sardegna (2,9%), Liguria (2,7%), Marche (2,7%), Abruzzo (2,4%), Trentino-Alto Adige (1,9%), Friuli-Venezia Giulia (1,7%), Umbria (1,5%), Basilicata (1%), Molise (0,7%) e Valle D’Aosta (0,2%).
La distribuzione provinciale delle imprese è sostanzialmente in linea con quella regionale: la provincia di Roma è prima con il 7,5% dei casi totali, seguono le province di Milano (6,1%), Napoli (4,2%), Torino (3,7%), Brescia (2%) Salerno (1,9%), Bari (1,8%), Bologna (1,7%), Catania (1,7%), Firenze (1,7%), Bergamo (1,6%), Caserta (1,6%), Padova (1,6%), Palermo (1,6%), Treviso (1,5%), Genova (1,5%), Lecce (1,3%), Vicenza (1,3%), Modena (1,2%), Perugia (1,2%) Cosenza (1,1%), e Cuneo (1,1%).

I settori d’attività e la loro distribuzione geografica

Se si osserva la popolazione dal punto di vista dei settori di attività, emerge come le realtà del primario (sezione agricoltura, silvicoltura e pesca) siano più presenti nell’Italia meridionale (il 29,6% nel Sud Italia e il 15,6% nelle Isole), con un’impresa su cinque che si trova tra Sicilia (10,6%) e Puglia (10,5%).
Il settore secondario, ovvero quello che comprende tutte le varie attività manifatturiere, è localizzato prevalentemente nell’Italia settentrionale (51,2%). Infatti, circa un’impresa su due si trova tra il Nord-Est (23%) e il Nord-Ovest (28,2%), macroarea dove fanno sentire il loro peso le imprese manifatturiere lombarde (18,5%).Le realtà imprenditoriali del terziario, invece, sono distribuite in maniera più omogenea tra le varie aree del Paese: il 18,7%, infatti, si trova nel Nord-Est, il 27,6% nel Nord-Ovest, il 21,5% al Centro, il 22,5% al Sud e il restante 9,7% nelle Isole

Il trend dei dipendenti nelle varie macroaree geografiche

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Un ulteriore dato che merita attenzione è la crescita trasversale dal punto di vista occupazionale fatta registrare negli ultimi anni. A dicembre dello scorso anno, infatti, sono quasi 13 milioni i dipendenti delle imprese italiane, con un incremento del +17,2% nel biennio 2020-2022.
La crescita più importante si è avuta nel Sud Italia, con un aumento dei dipendenti del +21,4% rispetto al 2020 e del +13,3% rispetto al 2021. Il Nord-Ovest è cresciuto del +10% rispetto al 2020 e del +2,3% rispetto al 2021. Il Nord-Est, invece, ha visto aumentare gli occupati del +13,6% rispetto al 2020 e del +4,2% rispetto al 2021. Infine le Isole fanno registrare un incremento del +21,4% rispetto al 2020 e del +9,5% rispetto al 2021..

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Il trend del fatturato nelle varie macroaree geografiche

Oltre ai dipendenti torna a crescere anche il volume d’affari delle realtà imprenditoriali italiane. Infatti, dopo una generale flessione tra il 2019 e il 2020 (-7,4%), il fatturato delle imprese è tornato a crescere +24% tra il 2020 e il 2021.La crescita più significativa è stata fatta registrare nelle regioni del Sud Italia, con un aumento del +14,9% nel biennio 2019-2021. Le altre macroaree crescono in maniera più contenuta: il Nord-Est ha incrementato il fatturato delle sue imprese del +13,3% tra il 2019 e il 2021, il Nord-Ovest è cresciuto del +9,2%, il Centro del +12,7% e le Isole del +3,4%.

La distribuzione territoriale secondo la dimensione aziendale

La distribuzione territoriale secondo la classe dimensionale, come molto spesso accade, è legata alla numerosità delle attività presenti nelle diverse macroaree del Paese. Le micro imprese, infatti, si trovano prevalentemente nelle regioni con le popolazioni aziendali più numerose: Lombardia (18,8%), Lazio (15,6%), Campania (10,4%), Veneto (7,5%), Emilia-Romagna (7,1%), Sicilia (6,6%), Toscana (6,3%), Puglia (6,3%), e Piemonte (4,7%).La distribuzione sul territorio delle piccole e medie imprese invece è più equilibrata: Lombardia (22,4%), Veneto (10,5%), Emilia-Romagna (9,2%), Lazio (9,2%), Campania (8,1%), Toscana (6,9%), Piemonte (6,2%), Puglia (5,1%), Sicilia (4,8%) e Marche (2,3%). Le grandi imprese, al contrario, si concentrano prevalentemente tra le regioni del Nord Italia, con circa due aziende su tre che si trovano tra Lombardia (32,3%), Emilia-Romagna (12,4%), Veneto (11,2%), Piemonte (8,9%) e Lazio (8,6%).

La distribuzione territoriale del rischio

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La distribuzione territoriale secondo lo score di affidabilità restituisce una fotografia dell’Italia dove il 9,21 % delle imprese ha un rischio minimo, il 37,91 % un rischio più basso della media, il 36,13% un rischio più alto della media e il 9,12 % un rischio massimo. Le imprese con una rischiosità maggiore sono concentrate maggiormente nelle regioni del mezzogiorno (il 41,4% del totale): il 28,3% nel Sud e il 13,1% nelle Isole. Seguono il Centro con il 25,7% , il Nord-Ovest con il 20,5% e il Nord-Est con il 12,4%.
La distribuzione territoriale delle imprese con rischio sopra la media è più omogenea: il 26,7% nel Nord-Ovest, il 24% al Sud, il 21,2% al Centro, il 18,1 nel Nord-Est e il restante 10% nelle Isole.
Le imprese più virtuose, al contrario si trovano prevalentemente nelle regioni dell’Italia settentrionale. Infatti nelle regioni del Nord Italia si concentra il 46% delle imprese con un rischio più basso della media (il 20,7% nel Nord-Est e il 25,3% nel Nord-Ovest) e il 65,5% di quelle con rischio minimo (il 30,6% nel Nord-Est e il 34,9% nel Nord-Ovest).


CHI SIAMO?

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