LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA IN ITALIA


L’Italia è da sempre una delle nazioni più all’avanguardia per quanto riguarda la produzione di energia da fonti green. Il nostro Paese, infatti, è il terzo produttore in Europa, con oltre un terzo dell’energia elettrica prodotta proveniente da fonti rinnovabili come l’idroelettrico, l’eolico, il fotovoltaico, il geotermico e le bioenergie.
In questo nuovo studio del nostro osservatorio proponiamo un’analisi del settore della produzione d’energia elettrica in Italia, concentrandoci in particolare sulle realtà che rientrano nella classe 35.11 della classificazione delle attività economiche ATECO.

energia

La distribuzione in Italia del settore della produzione dell’energia elettrica

In Italia sono presenti oltre 11mila realtà produttrici di energia elettrica, la cui distribuzione territoriale è per oltre la metà, il 56,8% del totale, nella parte settentrionale della penisola (il 28,6% nel Nord-Ovest e il 28,2% nel Nord-Est). Il restante 43,2%, invece, si trova tra il Sud Italia (17,2%), il Centro (19%), e le Isole (7,%). La Lombardia è la regione con la più alta densità di imprese produttrici di energia elettrica (il 17,5% del totale). Completano il ranking regionale il Trentino-Alto Adige (14%), il Piemonte (9%), il Lazio (8,2%), l’Emilia-Romagna (6,4%), la Puglia (6,2%), il Veneto (6,2%), la Sicilia (6%), la Campania (4,6%), la Toscana (3,7%), le Marche (3,2%), la Basilicata (2,7%), l’Abruzzo (2,5%), la Calabria (2,4%), l’Umbria (2,1), il Friuli-Venezia Giulia (1,6%), la Liguria (1,2%), la Sardegna (1%), la Valle d’Aosta (0,9%) e il Molise (0,6%).

Le caratteristiche del settore della produzione dell’energia elettrica

Se ci si concentra sull’anzianità della popolazione, emerge un settore relativamente giovane e che è cresciuto molto a seguito della liberalizzazione del mercato energetico. Infatti, circa nove imprese produttrici di energia elettrica su dieci, il 92,8% circa, hanno iniziato la propria attività dopo il 1 gennaio 2000, ovvero dopo la creazione del mercato libero dell'energia in Italia.

energia

Per quanto riguarda il dato relativo all’occupazione a dicembre 2022 si contano circa 18mila dipendenti, numero in crescita rispetto a quello fatto registrare nel 2021 (+2,1%) e a quello del 2020 (+5,5%). In generale le realtà italiane del settore danno lavoro in media a circa 1,6 persone. Il tessuto imprenditoriale è formato in grandissima parte da società di capitali (79%) e imprese individuali (12,6%). Minore, invece, la presenza delle società con altre forme (1,1%) e delle società di persone (7,3% della popolazione di cui il 5,5% sono società in accomandita semplice e il 2,6% società in nome collettivo). In particolare, tra le società di capitali è da segnalare la percentuale delle società per azioni (1,3%), delle società a responsabilità limitata semplificata (5%) e di quelle a responsabilità limitata (14,9%).

La propensione all’innovazione e la digital attitude del settore

Il settore della produzione energetica è in continuo cambiamento, e la tecnologia sta giocando un ruolo fondamentale in questa continua evoluzione. L’innovazione tecnologica, infatti, sta rivoluzionando rapidamente il modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo energia, rendendo il settore più efficiente, sostenibile e accessibile ai consumatori.

innovazione

Nonostante questo aspetto centrale, le imprese italiane che producono energia elettrica si contraddistinguono per una scarsa propensione all’innovazione: il 18,3% ha uno score basso, il 49,3% uno al di sotto della media, il 17,5% uno score medio, il 10% uno sopra la media e solo l’1,2 fa registrare una propensione all’innovazione alta.Discorso simile anche per quanto riguarda la digital attitude, ovvero la propensione all'adozione di processi digitali e l’utilizzo di strumenti di webmarketing. Le aziende del settore, infatti, fanno registrare nel 74,2% dei casi un punteggio basso, nel 3,1% un punteggio al di sotto della media, nell’1,5% uno score medio, nell’1,8% uno sopra la media e solo nel’1% dei casi una digital attitude alta.

La distribuzione del rischio nel settore della produzione dell’energia elettrica

Il settore si caratterizza per un’affidabilità economica commerciale piuttosto buona. Tra le imprese di cui è disponibile il dato, infatti, il 9,6% ha un indice di rischio minimo, il 33,8% fa registrare uno score più basso della media, il 44% ha una rischiosità più alta della media e il 12,2% fa registrare un punteggio massimo.

Il fatturato stimato delle imprese produttrici di energia elettrica

Per quanto riguarda il fatturato stimato, le imprese produttrici di energia elettrica senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e con codice ATECO (55,2%) si attestano per lo 0,4% nella fascia inferiore ai 100.000 €, per il 19,1% nella fascia 100.000 - 499.99 €, per lo 0,1% nella fascia 500.000 - 999.999 € e per il restante 0,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €.

La distribuzione del settore secondo il fatturato

energia

Il fatturato del settore dopo una flessione nel periodo 2019- 2020 (-9,1%) è tornato a crescere (+ 80% tra il 2020 e il 2021).Il valore medio dichiarato dalle realtà italiane produttrici di energia elettrica è pari a 3,1 milioni di euro.
Nello specifico il 9,2% della popolazione analizzata si attesta nella fascia 10.000 - 49.999 €, il 9,4% nella fascia 50.000 - 99.999 €, il 20,2% nella fascia 100.000 - 499.999 €, il 5,4% nella fascia 500.000 - 999.999 €, il 5,5% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 €, l’1% nella fascia 5.000.000 - 9.999.999 €, l’1,5% nella fascia 10.000.000 - 49.999.999 € e lo 0,4% nella fascia 50.000.000 - 249.999.999 €. Solo lo 0,2% fattura più di 250 milioni di euro, mentre il restante 18,6% fattura meno di 10mila euro.

Nelle prime dieci posizioni della classifica delle imprese del settore con il fatturato maggiore troviamo:


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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In questo nuovo studio del nostro osservatorio proponiamo un’analisi del settore della produzione d’energia elettrica in Italia, concentrandoci in particolare sulle realtà che rientrano nella classe 35.11 della classificazione delle attività economiche ATECO.

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La distribuzione in Italia del settore della produzione dell’energia elettrica

In Italia sono presenti oltre 11mila realtà produttrici di energia elettrica, la cui distribuzione territoriale è per oltre la metà, il 56,8% del totale, nella parte settentrionale della penisola (il 28,6% nel Nord-Ovest e il 28,2% nel Nord-Est). Il restante 43,2%, invece, si trova tra il Sud Italia (17,2%), il Centro (19%), e le Isole (7,%). La Lombardia è la regione con la più alta densità di imprese produttrici di energia elettrica (il 17,5% del totale). Completano il ranking regionale il Trentino-Alto Adige (14%), il Piemonte (9%), il Lazio (8,2%), l’Emilia-Romagna (6,4%), la Puglia (6,2%), il Veneto (6,2%), la Sicilia (6%), la Campania (4,6%), la Toscana (3,7%), le Marche (3,2%), la Basilicata (2,7%), l’Abruzzo (2,5%), la Calabria (2,4%), l’Umbria (2,1), il Friuli-Venezia Giulia (1,6%), la Liguria (1,2%), la Sardegna (1%), la Valle d’Aosta (0,9%) e il Molise (0,6%).

Le caratteristiche del settore della produzione dell’energia elettrica

Se ci si concentra sull’anzianità della popolazione, emerge un settore relativamente giovane e che è cresciuto molto a seguito della liberalizzazione del mercato energetico. Infatti, circa nove imprese produttrici di energia elettrica su dieci, il 92,8% circa, hanno iniziato la propria attività dopo il 1 gennaio 2000, ovvero dopo la creazione del mercato libero dell'energia in Italia.

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Per quanto riguarda il dato relativo all’occupazione a dicembre 2022 si contano circa 18mila dipendenti, numero in crescita rispetto a quello fatto registrare nel 2021 (+2,1%) e a quello del 2020 (+5,5%). In generale le realtà italiane del settore danno lavoro in media a circa 1,6 persone. Il tessuto imprenditoriale è formato in grandissima parte da società di capitali (79%) e imprese individuali (12,6%). Minore, invece, la presenza delle società con altre forme (1,1%) e delle società di persone (7,3% della popolazione di cui il 5,5% sono società in accomandita semplice e il 2,6% società in nome collettivo). In particolare, tra le società di capitali è da segnalare la percentuale delle società per azioni (1,3%), delle società a responsabilità limitata semplificata (5%) e di quelle a responsabilità limitata (14,9%).

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innovazione

Nonostante questo aspetto centrale, le imprese italiane che producono energia elettrica si contraddistinguono per una scarsa propensione all’innovazione: il 18,3% ha uno score basso, il 49,3% uno al di sotto della media, il 17,5% uno score medio, il 10% uno sopra la media e solo l’1,2 fa registrare una propensione all’innovazione alta.Discorso simile anche per quanto riguarda la digital attitude, ovvero la propensione all'adozione di processi digitali e l’utilizzo di strumenti di webmarketing. Le aziende del settore, infatti, fanno registrare nel 74,2% dei casi un punteggio basso, nel 3,1% un punteggio al di sotto della media, nell’1,5% uno score medio, nell’1,8% uno sopra la media e solo nel’1% dei casi una digital attitude alta.

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Il settore si caratterizza per un’affidabilità economica commerciale piuttosto buona. Tra le imprese di cui è disponibile il dato, infatti, il 9,6% ha un indice di rischio minimo, il 33,8% fa registrare uno score più basso della media, il 44% ha una rischiosità più alta della media e il 12,2% fa registrare un punteggio massimo.

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Per quanto riguarda il fatturato stimato, le imprese produttrici di energia elettrica senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e con codice ATECO (55,2%) si attestano per lo 0,4% nella fascia inferiore ai 100.000 €, per il 19,1% nella fascia 100.000 - 499.99 €, per lo 0,1% nella fascia 500.000 - 999.999 € e per il restante 0,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €.

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Nello specifico il 9,2% della popolazione analizzata si attesta nella fascia 10.000 - 49.999 €, il 9,4% nella fascia 50.000 - 99.999 €, il 20,2% nella fascia 100.000 - 499.999 €, il 5,4% nella fascia 500.000 - 999.999 €, il 5,5% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 €, l’1% nella fascia 5.000.000 - 9.999.999 €, l’1,5% nella fascia 10.000.000 - 49.999.999 € e lo 0,4% nella fascia 50.000.000 - 249.999.999 €. Solo lo 0,2% fattura più di 250 milioni di euro, mentre il restante 18,6% fattura meno di 10mila euro.

Nelle prime dieci posizioni della classifica delle imprese del settore con il fatturato maggiore troviamo:


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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