NUMERI E TREND DEL COMMERCIO ELETTRONICO IN ITALIA


Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio eCommerce B2c, lo scorso anno il settore dell’e-commerce ha fatto registrare in Italia 48,1 miliardi di euro in acquisti online (+20% rispetto al 2021). Gli acquisti di prodotto nel canale digitale continuano a crescere, anche se con un andamento più cadenzato (+8% rispetto al 2021), arrivando a quota 33,2 miliardi di euro. Gli acquisti online di servizi, invece, fanno registrare ben 14,9 miliardi di euro (+59%), portando a compimento il difficile percorso di ripresa a seguito della pandemia.
In questo approfondimento mensile dell’osservatorio iCRIBIS ci occuperemo proprio delle attività imprenditoriali che rientrano nella categoria 47.91.1 della classificazione Ateco, ovvero quella del commercio elettronico, settore che nel nostro Paese negli ultimi anni, in particolare durante l’emergenza sanitaria, è stato fondamentale per la crescita e il rinnovamento del retail.

ecommerce

La distribuzione geografica delle imprese del commercio elettronico in Italia

La popolazione del digital retail italiano si concentra per il 44,9% circa nelle regioni dell'Italia settentrionale (il 27,9% nel Nord-Ovest e il 17% nel Nord-Est). Il restante 55,1%, invece, si suddivide tra le macroaree del Mezzogiorno 33% (il 25,2% nell’Italia meridionale e il 7,8% in quella insulare) e del Centro (22,1%).
Le regioni che contribuiscono in maniera più significativa al settore sono la Lombardia (19,6% del totale aziendale, di cui circa il 9% in provincia di Milano), la Campania (13,9%) e il Lazio (12,1%). Completano le prime dieci posizioni, distanziate di almeno quattro punti percentuali, l’Emilia-Romagna (7,3%), il Veneto (6,9%), il Piemonte (6,4%), la Sicilia (6,1%), la Toscana (6,1%), la Puglia (5,7%), le Marche (2,5%). In fondo alla classifica nelle ultime tre posizioni troviamo, invece, la Basilicata (0,7%), il Molise (0,3%) e la Valle D’Aosta (0,1%)..

digital

La digital attitude e la propensione all’innovazione del settore

Nonostante la natura del loro modello di business, il 46,6% delle imprese ha bassa una digital attitude. Al contrario, solo il 10,3% fa registrare uno score alto, mostrando una buona affinità al canale digitale, una propensione all'adozione di processi digitali e una maggiore reattività alle campagne marketing digitali.

digital

Le imprese del settore del commercio elettronico italiano si contraddistinguono anche per una basso grado di innovazione. Infatti, il 16,5% della popolazione aziendale fa registrare un punteggio di innovazione basso, il 20,6% un punteggio al di sotto della media, il 14,2% uno score medio, il 12,9% uno sopra la media e solo il 4,6% fa registrare uno propensione all’innovazione alta. In generale è scarsa la presenza di pmi (0,1%) e startup innovative (0,6%).

 

Le caratteristiche del tessuto imprenditoriale del digital retail

Il tessuto imprenditoriale del settore del commercio elettronico italiano è formato per la quasi totalità da imprese individuali (64,6%) e società di capitali (31,7%). Tra quest’ultime, in particolare, è significativa la percentuale delle società a responsabilità limitata (17,6%) e delle società a responsabilità limitata semplificata (12,8%). Poco numerose, invece, le società di persone (3,3%): le società in accomandita semplice (2,1%) e le società in nome collettivo (1,1%).
Se ci si concentra sull’anzianità della popolazione, emerge un comparto giovane e che è cresciuto molto negli ultimi anni. Un’impresa su due, il 52,3%, ha iniziato la propria attività a partire dal 1 dicembre 2019, ovvero dall’inizio della pandemia globale. La crescita del settore può essere apprezzata anche sul fronte delle nuove imprese: le nuove attività, infatti, sono quasi raddoppiate nel biennio 2018-2020 (+ 95,6%).

digital

Sotto il profilo occupazionale a dicembre 2022 si contano circa 51mila dipendenti, in leggera crescita rispetto al dato fatto registrare nel 2021 (+1,7%) e a quello del 2020 (+9,7%). In generale le imprese del settore hanno una media dipendenti di circa 1,3 unità.

La distribuzione del rischio delle imprese del digital retail in Italia

Il dato riguardante la performance economica, premettendo che i dati di bilancio al momento disponibili riguardano solo il 22,3% del totale, restituisce l’istantanea di un settore con ampie potenzialità di crescita. Infatti, si registra un trend del fatturato in aumento del +16% rispetto al 2020 e del +53% rispetto al 2019 con un valore medio valore medio dichiarato che si aggira intorno a 1,9 milioni di euro.
Nello specifico il 19,1% delle realtà imprenditoriali ha un fatturato inferiore al milione di euro: il 10% si attesta nella fascia inferiore ai 50.000 €, il 2,1% in quella tra 50.000 – 99.999 €, il 5,4% tra 100.000 - 499.999 € e l’1,6% nella fascia 500.000 - 999.999 €. Poche, al contrario, le aziende che rientrano nella fascia 5.000.000 - 10.000.000 € (0,4%) e in quella superiore ai 10 milioni di euro (0,4%).

Il fatturato stimato delle realtà imprenditoriali del digital retail

Per quanto riguarda il dato relativo il fatturato stimato, le imprese senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e che presentano il codice Ateco si attestano per lo 0,2% nella fascia 10.000 - 49.99€, per il 10,3% nella fascia 50.000 - 99.99€, per il 38,4% nella fascia 100.000 - 499.99€, per lo 0,3% nella fascia 500.000 - 999.999€ e per lo 0,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€.


Nelle prime dieci posizioni della classifica delle aziende del comparto digital retail con il fatturato maggiore troviamo:


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

NUMERI E TREND DEL COMMERCIO ELETTRONICO IN ITALIA


Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio eCommerce B2c, lo scorso anno il settore dell’e-commerce ha fatto registrare in Italia 48,1 miliardi di euro in acquisti online (+20% rispetto al 2021). Gli acquisti di prodotto nel canale digitale continuano a crescere, anche se con un andamento più cadenzato (+8% rispetto al 2021), arrivando a quota 33,2 miliardi di euro. Gli acquisti online di servizi, invece, fanno registrare ben 14,9 miliardi di euro (+59%), portando a compimento il difficile percorso di ripresa a seguito della pandemia.
In questo approfondimento mensile dell’osservatorio iCRIBIS ci occuperemo proprio delle attività imprenditoriali che rientrano nella categoria 47.91.1 della classificazione Ateco, ovvero quella del commercio elettronico, settore che nel nostro Paese negli ultimi anni, in particolare durante l’emergenza sanitaria, è stato fondamentale per la crescita e il rinnovamento del retail.

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La distribuzione geografica delle imprese del commercio elettronico in Italia

La popolazione del digital retail italiano si concentra per il 44,9% circa nelle regioni dell'Italia settentrionale (il 27,9% nel Nord-Ovest e il 17% nel Nord-Est). Il restante 55,1%, invece, si suddivide tra le macroaree del Mezzogiorno 33% (il 25,2% nell’Italia meridionale e il 7,8% in quella insulare) e del Centro (22,1%).
Le regioni che contribuiscono in maniera più significativa al settore sono la Lombardia (19,6% del totale aziendale, di cui circa il 9% in provincia di Milano), la Campania (13,9%) e il Lazio (12,1%). Completano le prime dieci posizioni, distanziate di almeno quattro punti percentuali, l’Emilia-Romagna (7,3%), il Veneto (6,9%), il Piemonte (6,4%), la Sicilia (6,1%), la Toscana (6,1%), la Puglia (5,7%), le Marche (2,5%). In fondo alla classifica nelle ultime tre posizioni troviamo, invece, la Basilicata (0,7%), il Molise (0,3%) e la Valle D’Aosta (0,1%)..

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La digital attitude e la propensione all’innovazione del settore

Nonostante la natura del loro modello di business, il 46,6% delle imprese ha bassa una digital attitude. Al contrario, solo il 10,3% fa registrare uno score alto, mostrando una buona affinità al canale digitale, una propensione all'adozione di processi digitali e una maggiore reattività alle campagne marketing digitali.

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Le imprese del settore del commercio elettronico italiano si contraddistinguono anche per una basso grado di innovazione. Infatti, il 16,5% della popolazione aziendale fa registrare un punteggio di innovazione basso, il 20,6% un punteggio al di sotto della media, il 14,2% uno score medio, il 12,9% uno sopra la media e solo il 4,6% fa registrare uno propensione all’innovazione alta. In generale è scarsa la presenza di pmi (0,1%) e startup innovative (0,6%).

 

Le caratteristiche del tessuto imprenditoriale del digital retail

Il tessuto imprenditoriale del settore del commercio elettronico italiano è formato per la quasi totalità da imprese individuali (64,6%) e società di capitali (31,7%). Tra quest’ultime, in particolare, è significativa la percentuale delle società a responsabilità limitata (17,6%) e delle società a responsabilità limitata semplificata (12,8%). Poco numerose, invece, le società di persone (3,3%): le società in accomandita semplice (2,1%) e le società in nome collettivo (1,1%).
Se ci si concentra sull’anzianità della popolazione, emerge un comparto giovane e che è cresciuto molto negli ultimi anni. Un’impresa su due, il 52,3%, ha iniziato la propria attività a partire dal 1 dicembre 2019, ovvero dall’inizio della pandemia globale. La crescita del settore può essere apprezzata anche sul fronte delle nuove imprese: le nuove attività, infatti, sono quasi raddoppiate nel biennio 2018-2020 (+ 95,6%).

digital

Sotto il profilo occupazionale a dicembre 2022 si contano circa 51mila dipendenti, in leggera crescita rispetto al dato fatto registrare nel 2021 (+1,7%) e a quello del 2020 (+9,7%). In generale le imprese del settore hanno una media dipendenti di circa 1,3 unità.

La distribuzione del rischio delle imprese del digital retail in Italia

Il dato riguardante la performance economica, premettendo che i dati di bilancio al momento disponibili riguardano solo il 22,3% del totale, restituisce l’istantanea di un settore con ampie potenzialità di crescita. Infatti, si registra un trend del fatturato in aumento del +16% rispetto al 2020 e del +53% rispetto al 2019 con un valore medio valore medio dichiarato che si aggira intorno a 1,9 milioni di euro.
Nello specifico il 19,1% delle realtà imprenditoriali ha un fatturato inferiore al milione di euro: il 10% si attesta nella fascia inferiore ai 50.000 €, il 2,1% in quella tra 50.000 – 99.999 €, il 5,4% tra 100.000 - 499.999 € e l’1,6% nella fascia 500.000 - 999.999 €. Poche, al contrario, le aziende che rientrano nella fascia 5.000.000 - 10.000.000 € (0,4%) e in quella superiore ai 10 milioni di euro (0,4%).

Il fatturato stimato delle realtà imprenditoriali del digital retail

Per quanto riguarda il dato relativo il fatturato stimato, le imprese senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e che presentano il codice Ateco si attestano per lo 0,2% nella fascia 10.000 - 49.99€, per il 10,3% nella fascia 50.000 - 99.99€, per il 38,4% nella fascia 100.000 - 499.99€, per lo 0,3% nella fascia 500.000 - 999.999€ e per lo 0,1% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€.


Nelle prime dieci posizioni della classifica delle aziende del comparto digital retail con il fatturato maggiore troviamo:


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

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