UNO SGUARDO ALL'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA ITALIANA
L’anno appena concluso è stato uno dei più difficili per l’industria automobilistica italiana. Un anno che, nonostante la crescita costante degli ultimi mesi del 2022, si è chiuso con una flessione del 9,7% delle immatricolazioni, dato non molto lontano dal minimo storico fatto registrare nel 2013.
A tal riguardo, in questo nuovo approfondimento dell’osservatorio ICRIBIS, proponiamo uno studio sulle imprese che producono e commerciano autoveicoli, ovvero le realtà imprenditoriali italiane dell’automotive con codice Ateco 29, 29.1, 29.2, 29,3, 45.1, 45,11, 45.11.01, 45.11.02, 45.19, 45.19.01 e 45.19.02
La distribuzione del settore secondo la classificazione merceologica
La popolazione del settore automotive in Italia è composta da oltre 53mila realtà imprenditoriali, tra queste il 94,1% circa commercia in autoveicoli mentre il restante 5,9% sono aziende produttrici.
Nello specifico le imprese del settore sono in gran parte, il 77,9%, attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio di autovetture e autoveicoli leggeri. Significativa anche la percentuale degli intermediari del commercio di autovetture e di autoveicoli leggeri comprese le agenzie di compravendita (11%) e le imprese che commerciano all'ingrosso e al dettaglio altri tipi di autoveicoli (3,5%).
Sul fronte manifatturiero la categoria più numerosa è quella della fabbricazione di motori, accessori e altre componenti di autoveicoli (2,4%). Seguono la fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (2%), quella relativa alla fabbricazione di autoveicoli (0,7%) e quella della di apparecchiature elettriche ed elettroniche per autoveicoli e loro motori (0,5%).
La distribuzione geografica del settore automobilistico in Italia
Da un punto di vista geografico oltre la metà della popolazione analizzata, il 55,3% circa, si concentra nelle macroaree del Nord-Ovest (27,7%) e del Sud Italia (27,6%). Il restante 44,7%, invece, si trova tra il Centro Italia (19,3%), il Nord-Est (16,6%) e le Isole (8,8%).
In particolare, il manifatturiero è fortemente localizzato nel Nord-Ovest della Penisola (38,5%): il 19,3% in Piemonte, il 17,8% in Lombardia, l’1,2% in Liguria e lo 0,2% in Valle d’Aosta. Il Meridione, invece, è la principale area geografica per quanto riguarda il commercio di autoveicoli (28,3%), con la Campania e la Puglia che pesano rispettivamente il 12,5% e il 7,6% sul totale nazionale.
Le caratteristiche del settore automobilistico italiano
Il tessuto imprenditoriale del settore automotive italiano è molto eterogeneo e varia in base all’ambito di mercato considerato. Da un lato, infatti, il comparto manifatturiero dell’automobile si caratterizza per la marcata presenza di microimprese, nel 61% dei casi società di capitali con meno di due dipendenti (47,2%). Dall’altro, il settore del commercio di autoveicoli, invece, è caratterizzato maggiormente da micro realtà (27% del totale), imprese individuali (46%) con meno di due dipendenti (49,7%).
Sotto il profilo occupazionale a dicembre 2022 si contano 218mila occupati nel settore automotive, numero in leggero calo rispetto al 2021 (-1,2%).
Nello specifico l’80,2% delle imprese dell’automotive impiega meno di due dipendenti, il 6,8% tra due e tre, il 5,6% tra tre e sei, mentre il restante 7,4% ne impiega più di sei. In generale le imprese del settore automotive hanno una media dipendenti di 4 circa unità, dato che arriva fino 44,7 unità per il manifatturiero.
Le aziende del settore automobilistico si evidenziano per una bassa digital attitude, ovvero la propensione delle imprese all’utilizzo del canale digitale, l'adozione di processi digitali e gli investimenti in digital marketing. Anche in questo caso ci sono evidenti differenze tra i due comparti analizzati. Infatti, la percentuale di aziende manifatturiere con una digital attitude alta e medio alta è del 28%, mentre scende al 6,6% nelle aziende che commerciano autoveicoli.
Le fasce di fatturato del settore automotive
A fronte di un ammontare complessivo delle vendite del settore automotive in crescita e che si aggira intorno ai 150 miliardi di euro (+15,3% rispetto al 2020), le imprese di cui si conosce il fatturato si attestano in prevalenza nelle fasce medio-basse: il 3,9% nella fascia inferiore ai 10.000 €, il 2,7% nella fascia 10.000 – 49.999 €, il 2,2% nella fascia 50.000 – 99.999 €, il 7,2% nella fascia 100.000 – 499.999 €, il 3,5% nella fascia di fatturato 500.000 – 999.999 € e il 5,8% in quella 1.000.000 – 4.999.999 €. Sono solo il 4,3% le imprese che fatturano più di 5.000.000 € e nella maggior parte dei casi sono aziende del manifatturiero.
Per quanto riguarda, invece, le imprese senza obbligo di bilancio costituite da almeno un anno e che presentano il codice Ateco, il 51,8% si attesta nella fascia 100.000 – 499.999 €, l’1,3% nella fascia 500.000 – 999.999 €, lo 0,6% in quella 1.000.000 – 4.999.999 € e il restante 0,3% nella fascia superiore ai 5.000.000 €.
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