Un’impresa individuale con sede in provincia di Roma e che operava nel commercio al dettaglio: questo l’identikit emerso dall’analisi iCribis effettuata sulle oltre 272 mila aziende cessate in Italia nell’anno appena trascorso.
Come di consueto si rinnova il nostro appuntamento con la demografia delle aziende italiane. In particolare, in questo articolo ci occuperemo proprio delle imprese cessate, cercando di comprendere più a fondo le dinamiche, le cause e le caratteristiche delle imprese cessate in Italia nel 2021.
La ripresa del sistema imprenditoriale continua
La ripresa del sistema imprenditoriale italiano dopo la pandemia continua, anche se il numero delle imprese cessate è ancora molto alto. Nel corso del 2021, infatti, la demografia d’impresa in Italia ha visto cessare oltre 272 mila attività (in media circa 746 imprese cessate al giorno).
Come spesso accade il periodo dell’anno con più imprese chiuse è stato il primo trimestre: tra gennaio e marzo, infatti, si sono concentrate oltre un terzo, il 36,1%, delle imprese cessate, contro il 20,1% del secondo, il 16,9% del terzo e il 26,9% del quarto trimestre.
Analizzando i dati su base mensile si può apprezzare come il 17% si concentri nel solo mese di gennaio, contro il 10,9% di febbraio, l’8,2% di marzo, il 6,4% di aprile , il 7,2% di maggio, il 6,1% di giugno, il 6% di luglio, il 3,9% di agosto, il 6,9% di settembre, 13,7% di ottobre, il 11,3% di novembre e il 2,4% di dicembre.
La distribuzione territoriale delle imprese cessate nel 2021
La popolazione delle imprese italiane cessate presenta una distribuzione legata alla numerosità delle attività presenti nelle diverse macroaree: il 35,4% si trova nell’Italia centrale, il 24,9% nell’Italia meridionale (il 17,7% al Sud e il 7,2% nelle Isole), il 22,3% nel Nord-Ovest e il restante 17,4% nel Nord-Est.
A livello regionale il Lazio, con oltre 65 mila imprese e un’incidenza del 23,9%, è la regione con il più alto numero di aziende chiuse in Italia nel 2021. Seguono Lombardia (13,4%), Veneto (7,5%), Toscana (7,4%), Campania (7,3%), Emilia-Romagna (6,8%), Piemonte (6,6%), Puglia (5,2%), Sicilia (4,8%), Marche (2,9%), Sardegna (2,4%), Liguria (2,2%), Calabria (2%), Friuli-Venezia Giulia (1,8%), Abruzzo (1,7%), Trentino-Alto Adige (1,4%), Umbria (1,2%), Basilicata (0,8%), Molise (0,5%), e Valle D’Aosta (0,2 %).
Le caratteristiche delle imprese cessate e il motivo della cessazione
La distribuzione delle aziende cessate conferma ancora una volta la minore resistenza delle ditte individuali e delle società di capitali. In queste due forme giuridiche, infatti, si concentrano rispettivamente il 61,6% e il 28,6% (il 24,1% circa sono società a responsabilità limitata) delle imprese cessate totali in Italia.
La divisione per settore merceologico conferma la debolezza cronica del commercio. È qui, infatti, che si concentra, la percentuale più ampia di cessate nel 2021 (18,9%): il 4,6% sono imprese che commerciano all’ingrosso e il restante 14,3% attività di commercio al dettaglio. Interessanti anche le percentuali delle imprese cessate nel settore delle costruzioni (12,9%), nel manifatturiero (7,1%), in quello dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (7,1%), e nei servizi ricettivi e di ristorazione (6,2%).
Le principali cause che hanno portato alla cessazione delle imprese nel 2021 sono: la cessazione di ogni attività (43,9%), la liquidazione (5,7%), il fallimento (3,8%), lo scioglimento (3,1%) e la morte del titolare dell’attività imprenditoriale (2,3%).