La crisi sanitaria globale dovuta al Covid-19 e le misure restrittive per evitare i nuovi hanno cambiato moltissimi aspetti della nostra vita, primo fra tutti il rapporto con le nostre abitazioni. La casa, infatti, da “bene rifugio” è divenuta un “rifugio sicuro” dove trascorriamo gran parte del nostro tempo in attesa di tempi migliori. Questo cambiamento ha influenzato anche le abitudini d’acquisto degli italiani, facendo crescere in maniera significativa le vendite dei prodotti d’arredamento rispetto allo scorso anno.
In questo approfondimento regionale ci concentreremo proprio sul settore manifatturiero dell’arredamento di Friuli-Venezia Giulia e Veneto, due delle maggiori realtà per quanto riguarda la produzione d’arredamento in Italia, cercando di conoscere più a fondo struttura e caratteristiche di questo settore.
Analizzando la distribuzione territoriale del settore, si evidenzia come questo sia localizzato per circa un terzo nel Nord-Est: Veneto (16,9%), Emilia Romagna (6,6%), Friuli-Venezia Giulia (6,3%) e Trentino-Alto Adige (1,9%), infatti, raccolgono complessivamente circa il 31,7% delle aziende del settore. Territorialmente le oltre 2500 imprese delle regioni prese in esame si concentrano principalmente nelle province di Treviso (19,3%), Verona (18,3%), Udine (17,4%), Padova (15,1%), Vicenza (11,4%) e Pordenone (8,6%). Minore la percentuale nelle province di Venezia (4,6%), Belluno (2,6%), Rovigo (1,5%), Gorizia (0.8%) e Trieste (0,4%).
A livello settoriale le imprese si dividono prevalentemente tra la fabbricazione di mobili per arredamento domestico (24,2%), la finitura di mobili (17,9%) e la fabbricazione di poltrone e divani (13,2%). Al contrario sono meno numerose le aziende specializzate nella fabbricazione di sedie e sedili (11,3%), quelle che producono parti e accessori di mobili (9,8%) e le realtà specializzate nella manifattura di mobili per la cucina (3,4%).
Il tessuto imprenditoriale, in linea con quello nazionale, è formato da piccole e medie imprese, per il 39,8% ditte individuali, con una media di circa 9,1 dipendenti e per una marcata differenza di genere nelle compagini aziendali: le donne, infatti, nel 65,6% dei casi sono meno della metà degli addetti, mentre solo nel 7,6% dei casi superano i tre quarti degli occupati.
Infine le imprese, di cui si conosce il fatturato (il 91,5% del totale), si attestano in fasce di fatturato medio-basso. Oltre la metà, il 51,2%, si attesta nella fascia 100.000 – 499.999 €, il 7,8% nella fascia 50.000 – 99.999 €, l’1,2% nella fascia 10.000 – 49.999 € e lo 0,5% dichiara addirittura meno di 10.000 €. Le restanti aziende dichiarano cifre decisamente più importanti: il 11,3%, infatti si attesta nella fascia di fatturato 500.000 – 999.999 €, il 13,9% in quella tra 1.000.000 – 4.999.999 €, il 2,6% nella fascia tra 5.000.000 – 9.999.999 € e il restante 3% che si posiziona nella fascia superiore ai dieci milioni di euro.
Tra le prime dieci imprese del settore con il fatturato maggiore troviamo: