LA DEMOGRAFIA DELLE AZIENDE ITALIANE: LE IMPRESE CESSATE NEL 2018


Ditta individuale con sede in Lombardia, molto spesso impegnata nel commercio e che impiega meno di due dipendenti: questo l’identikit dell’impresa italiana tipo che ha chiuso i battenti nell’anno appena trascorso.

panificazione puglia

 

La demografia d’impresa in Italia nel 2018 ha visto cessare oltre 133.000 attività, in media circa 364 unità ogni giorno. Sul fronte delle chiusure il periodo più duro è stato quello tra aprile e giugno: nel secondo trimestre, infatti, si concentra il 29% delle aziende cessate totali, contro il 26,6% del terzo trimestre (di cui poco meno della metà nel solo mese di ottobre), il 23,2% del primo trimestre e il 21,2% del quarto trimestre.

A livello territoriale le aree geografiche più interessate dal fenomeno, come spesso accade, sono quelle dove si registra una concentrazione di imprenditori maggiore. Troviamo in testa il Nord-Ovest con il 27,7% del totale delle aziende cessate, seguito dal Sud-Italia (22%), il Centro (21,6%), il Nord-Est (20,1%) e le Isole (8,6%). 
Anche la distribuzione a livello regionale evidenzia questa tendenza: circa quattro aziende cessate su cinque, infatti, si trovavano tra Lombardia (15,2%), Lazio (9,7%), Piemonte (9,3%), Campania (8,7%), Emilia-Romagna (8,4%), Veneto (8,1%), Toscana (7,5%) Puglia (6,7%) e Sicilia (6,3%).
Pochi cambiamenti nella “top ten” delle province con Roma salda in prima posizione con il 6,8% dei casi. Completano la graduatoria le province di Torino (5,2%), Milano (5,1%), Napoli (3,6%), Firenze (2,1%), Brescia (2%), Salerno (2%) , Bari (1,9%), Bergamo (1,8%) e Caserta (1,7%).
Tra i motivi più frequenti che hanno portato alla cessazione dell’impresa si segnalano: l’interruzione di ogni attività (61,1%), lo scioglimento (8,5%), la cessione dell’azienda (3,6%), la chiusura della liquidazione (2,9%), la chiusura del fallimento (3%), il decesso del titolare (2,3%) e altre cause di varia natura (1,7%).

La distribuzione delle imprese cessate per forma giuridica evidenzia per l’ennesima volta la fragilità della delle ditte individuali. Circa sette aziende cessate su dieci, infatti, erano imprese individuali (72,4%), circa l’80% di queste aveva la propria sede tra Lombardia (14,7%), Lazio (9,4%), Campania (8,7%), Piemonte (8,6%), Sicilia (8,4%), Emilia-Romagna (8,1%), Veneto (7,8%), Toscana (7,3%) e Puglia (6,8%). Situazione in buona sostanza invariata a livello di settori d’attività. Anche nel 2018 i commercianti si confermano la categoria più colpita. Circa tre aziende cessate su dieci appartenevano al commercio (il 18,4% al commercio al dettaglio e il 10,8% a quello all’ingrosso). Seguono il comparto delle costruzioni con il 13,2% (di cui il 9,9% imprese che svolgevano lavori di costruzione specializzati), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (8,8%), le attività del manifatturiero (7,7%) e quelle legate all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca (7,6%).

LA DEMOGRAFIA DELLE AZIENDE ITALIANE: LE IMPRESE CESSATE NEL 2018


Ditta individuale con sede in Lombardia, molto spesso impegnata nel commercio e che impiega meno di due dipendenti: questo l’identikit dell’impresa italiana tipo che ha chiuso i battenti nell’anno appena trascorso.

panificazione puglia

 

La demografia d’impresa in Italia nel 2018 ha visto cessare oltre 133.000 attività, in media circa 364 unità ogni giorno. Sul fronte delle chiusure il periodo più duro è stato quello tra aprile e giugno: nel secondo trimestre, infatti, si concentra il 29% delle aziende cessate totali, contro il 26,6% del terzo trimestre (di cui poco meno della metà nel solo mese di ottobre), il 23,2% del primo trimestre e il 21,2% del quarto trimestre.

A livello territoriale le aree geografiche più interessate dal fenomeno, come spesso accade, sono quelle dove si registra una concentrazione di imprenditori maggiore. Troviamo in testa il Nord-Ovest con il 27,7% del totale delle aziende cessate, seguito dal Sud-Italia (22%), il Centro (21,6%), il Nord-Est (20,1%) e le Isole (8,6%). 
Anche la distribuzione a livello regionale evidenzia questa tendenza: circa quattro aziende cessate su cinque, infatti, si trovavano tra Lombardia (15,2%), Lazio (9,7%), Piemonte (9,3%), Campania (8,7%), Emilia-Romagna (8,4%), Veneto (8,1%), Toscana (7,5%) Puglia (6,7%) e Sicilia (6,3%).
Pochi cambiamenti nella “top ten” delle province con Roma salda in prima posizione con il 6,8% dei casi. Completano la graduatoria le province di Torino (5,2%), Milano (5,1%), Napoli (3,6%), Firenze (2,1%), Brescia (2%), Salerno (2%) , Bari (1,9%), Bergamo (1,8%) e Caserta (1,7%).
Tra i motivi più frequenti che hanno portato alla cessazione dell’impresa si segnalano: l’interruzione di ogni attività (61,1%), lo scioglimento (8,5%), la cessione dell’azienda (3,6%), la chiusura della liquidazione (2,9%), la chiusura del fallimento (3%), il decesso del titolare (2,3%) e altre cause di varia natura (1,7%).

La distribuzione delle imprese cessate per forma giuridica evidenzia per l’ennesima volta la fragilità della delle ditte individuali. Circa sette aziende cessate su dieci, infatti, erano imprese individuali (72,4%), circa l’80% di queste aveva la propria sede tra Lombardia (14,7%), Lazio (9,4%), Campania (8,7%), Piemonte (8,6%), Sicilia (8,4%), Emilia-Romagna (8,1%), Veneto (7,8%), Toscana (7,3%) e Puglia (6,8%). Situazione in buona sostanza invariata a livello di settori d’attività. Anche nel 2018 i commercianti si confermano la categoria più colpita. Circa tre aziende cessate su dieci appartenevano al commercio (il 18,4% al commercio al dettaglio e il 10,8% a quello all’ingrosso). Seguono il comparto delle costruzioni con il 13,2% (di cui il 9,9% imprese che svolgevano lavori di costruzione specializzati), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (8,8%), le attività del manifatturiero (7,7%) e quelle legate all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca (7,6%).

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