LA GRANDE BELLEZZA SPRECATA DELLA SICILIA


L’industria culturale siciliana vale poco meno di 2,5 miliardi di euro contro gli oltre 20 miliardi di euro generati dalla Lombardia (fonte Unioncamere - Symbola) e contribuisce per circa il 3,2% alla ricchezza del sistema produttivo culturale nazionale (78,5 miliardi di euro).

 

Tra le imprese della filiera culturale italiana (dalle imprese di moda alle agenzie di comunicazione, dalle emeroteche e musei privati alle case di produzione cinematografiche) solo il 4,8% sono siciliane. Di queste, il 63,5% opera nel settore delle industrie creative, dove le principali componenti sono rappresentate dalle attività manifatturiere del Made in Italy incentrate sull’estetica e lo stile (54,3%) la comunicazione (6%), il design (2,9%) e l’architettura (0,3%).

Le imprese appartenenti alle industrie culturali (industria libraria, stampa, radio, televisione e cinema) sono invece il 25,1%, con un ruolo significativo dell’editoria (16,8%), la creazione di videogiochi e software (4%), la produzione di film, radio-tv (3,6%) e l’industria discografica (0,7%).

Le arti performative e d’intrattenimento sono il 10,5%, mentre il rimanente 0,9% è rappresentato dalle imprese attive nella conservazione e nella gestione del patrimonio storico e artistico (settore in grandissima parte gestito da istituzioni pubbliche).

All’interno della filiera culturale, emerge una marcata connotazione maschile: solo il 27,5% delle imprese, infatti, è composta per oltre la metà da donne, quota che in Sicilia scende al 26,7%. Nel contesto regionale siciliano “le imprese femminili” si concentrano per la maggior parte nel settore delle industrie creative (63,7%), nello specifico nella produzione di beni e servizi  Made in Italy ad alto contenuto creativo (56,1%). Le imprese  che comprendono le attività collegate all’industria culturale incidono invece per il 22,2%, tra queste spicca l’editoria: libri e stampa influiscono per il 17,6% sul totale. Infine le attività legate alle arti visive e performative che incidono per il 13,4% e le attività legate alla gestione e alla salvaguardia del patrimonio storico e artistico con lo 0,7%

LA GRANDE BELLEZZA SPRECATA DELLA SICILIA


L’industria culturale siciliana vale poco meno di 2,5 miliardi di euro contro gli oltre 20 miliardi di euro generati dalla Lombardia (fonte Unioncamere - Symbola) e contribuisce per circa il 3,2% alla ricchezza del sistema produttivo culturale nazionale (78,5 miliardi di euro).

 

Tra le imprese della filiera culturale italiana (dalle imprese di moda alle agenzie di comunicazione, dalle emeroteche e musei privati alle case di produzione cinematografiche) solo il 4,8% sono siciliane. Di queste, il 63,5% opera nel settore delle industrie creative, dove le principali componenti sono rappresentate dalle attività manifatturiere del Made in Italy incentrate sull’estetica e lo stile (54,3%) la comunicazione (6%), il design (2,9%) e l’architettura (0,3%).

Le imprese appartenenti alle industrie culturali (industria libraria, stampa, radio, televisione e cinema) sono invece il 25,1%, con un ruolo significativo dell’editoria (16,8%), la creazione di videogiochi e software (4%), la produzione di film, radio-tv (3,6%) e l’industria discografica (0,7%).

Le arti performative e d’intrattenimento sono il 10,5%, mentre il rimanente 0,9% è rappresentato dalle imprese attive nella conservazione e nella gestione del patrimonio storico e artistico (settore in grandissima parte gestito da istituzioni pubbliche).

All’interno della filiera culturale, emerge una marcata connotazione maschile: solo il 27,5% delle imprese, infatti, è composta per oltre la metà da donne, quota che in Sicilia scende al 26,7%. Nel contesto regionale siciliano “le imprese femminili” si concentrano per la maggior parte nel settore delle industrie creative (63,7%), nello specifico nella produzione di beni e servizi  Made in Italy ad alto contenuto creativo (56,1%). Le imprese  che comprendono le attività collegate all’industria culturale incidono invece per il 22,2%, tra queste spicca l’editoria: libri e stampa influiscono per il 17,6% sul totale. Infine le attività legate alle arti visive e performative che incidono per il 13,4% e le attività legate alla gestione e alla salvaguardia del patrimonio storico e artistico con lo 0,7%

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