LE AZIENDE CESSATE NEL 2016


La ricostruzione del sistema imprenditoriale italiano post-crisi continua anche se il numero delle imprese cessate, dopo due anni, torna ad aumentare in maniera significativa. 

Nell’anno appena trascorso nel nostro Paese sono cessate oltre 330 mila imprese, in aumento di circa un punto e mezzo percentuale (+1,5%) rispetto a quanto fatto registrare nel 2015. Il dato attuale sancisce la fine del trend positivo fatto registrare negli ultimi due anni e spegne sul nascere, seppur non in maniera definitiva, l’ottimismo destato dopo il record del 2015 (325 mila imprese cessate), invitando ad una maggiore prudenza in futuro.

Territorialmente il 47,8% delle cessate si concentra nel Nord-Italia, il 31,1% nel Sud-Italia e nelle Isole e il restante 21,1% al Centro. La stragrande maggioranza di quest’ultime (83%) si concentra tra Lombardia (16%), Lazio (9,4%), Campania (9%), Piemonte (8,7%), Emilia-Romagna (8,4%), Veneto (8,2%), Toscana (7,3%), Sicilia (7%), Puglia (6,4%) e Marche (3%).

La distribuzione provinciale delle cessate ricalca sostanzialmente quella regionale. Le province maggiormente colpite, infatti, rimangono: Roma (6,7%), Milano (5,6%), Torino (4,5%), Napoli (4,3%), Bologna (2,2%), Brescia (2,1%), Salerno (2%), Bari (1,8%), Firenze (1,8%), Bergamo (1,7%), Padova (1,7%), Treviso (1,5%), Palermo (1,4%), Cesena (1,4%) e Verona (1,2%).

La divisione per forma giuridica sottolinea ancora una volta la decrescita delle cessate tra le imprese individuali (67,5%), in calo di due punti e mezzo percentuali (-2,5%) rispetto ai dodici mesi precedenti, dato che evidenzia la progressiva scelta di forme organizzative più resistenti e strutturate per fronteggiare il proprio mercato di riferimento. Quest’ultime si trovano per il 46,2% nel Settentrione: il 14,7% in Lombardia, il 9,1% in Piemonte (+0,5%), l’8,1% in Emilia-Romagna, l’8,1% in Veneto (+0,3%), il 2% in Liguria, l’1,7% in Friuli-Venezia Giulia, l’1,5 in Trentino-Alto Adige e il restante 1% in Valle d’Aosta.

Infine sono minimi anche i cambiamenti per quanto riguarda i settori merceologici. La variazione tendenziale del numero delle imprese cessate per settori di attività conferma l’andamento negativo del commercio (27,5%), del manifatturiero (15,3%), delle costruzioni di edifici e opere d’ingegneria (14%) e dei servizi (3,6%).

 

LE AZIENDE CESSATE NEL 2016


La ricostruzione del sistema imprenditoriale italiano post-crisi continua anche se il numero delle imprese cessate, dopo due anni, torna ad aumentare in maniera significativa. 

Nell’anno appena trascorso nel nostro Paese sono cessate oltre 330 mila imprese, in aumento di circa un punto e mezzo percentuale (+1,5%) rispetto a quanto fatto registrare nel 2015. Il dato attuale sancisce la fine del trend positivo fatto registrare negli ultimi due anni e spegne sul nascere, seppur non in maniera definitiva, l’ottimismo destato dopo il record del 2015 (325 mila imprese cessate), invitando ad una maggiore prudenza in futuro.

Territorialmente il 47,8% delle cessate si concentra nel Nord-Italia, il 31,1% nel Sud-Italia e nelle Isole e il restante 21,1% al Centro. La stragrande maggioranza di quest’ultime (83%) si concentra tra Lombardia (16%), Lazio (9,4%), Campania (9%), Piemonte (8,7%), Emilia-Romagna (8,4%), Veneto (8,2%), Toscana (7,3%), Sicilia (7%), Puglia (6,4%) e Marche (3%).

La distribuzione provinciale delle cessate ricalca sostanzialmente quella regionale. Le province maggiormente colpite, infatti, rimangono: Roma (6,7%), Milano (5,6%), Torino (4,5%), Napoli (4,3%), Bologna (2,2%), Brescia (2,1%), Salerno (2%), Bari (1,8%), Firenze (1,8%), Bergamo (1,7%), Padova (1,7%), Treviso (1,5%), Palermo (1,4%), Cesena (1,4%) e Verona (1,2%).

La divisione per forma giuridica sottolinea ancora una volta la decrescita delle cessate tra le imprese individuali (67,5%), in calo di due punti e mezzo percentuali (-2,5%) rispetto ai dodici mesi precedenti, dato che evidenzia la progressiva scelta di forme organizzative più resistenti e strutturate per fronteggiare il proprio mercato di riferimento. Quest’ultime si trovano per il 46,2% nel Settentrione: il 14,7% in Lombardia, il 9,1% in Piemonte (+0,5%), l’8,1% in Emilia-Romagna, l’8,1% in Veneto (+0,3%), il 2% in Liguria, l’1,7% in Friuli-Venezia Giulia, l’1,5 in Trentino-Alto Adige e il restante 1% in Valle d’Aosta.

Infine sono minimi anche i cambiamenti per quanto riguarda i settori merceologici. La variazione tendenziale del numero delle imprese cessate per settori di attività conferma l’andamento negativo del commercio (27,5%), del manifatturiero (15,3%), delle costruzioni di edifici e opere d’ingegneria (14%) e dei servizi (3,6%).

 

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