CAPITALE SOCIALE


Ogni azienda al momento della sua costituzione necessita di un capitale iniziale per poter poter muovere i primi passi e iniziare così la sua attività. Un insieme di risorse che non deve essere necessariamente in denaro, ma che può includere anche  beni materiali e immateriali fondamentali per lo svolgimento dell’attività imprenditoriale. Tali risorse, indipendentemente dalla loro natura, sono conferite dai soci fondatori e vanno a formare quello che è comunemente detto capitale sociale.

Ma che cos'è il capitale sociale?  Da cosa è formato e come può essere modificato? In questo nuovo articolo del Glossario iCRIBIS risponderemo a tutti questi quesiti, capendo l’importanza di questa fonte di finanziamento primaria. 

Che cos’è il capitale sociale?

Il capitale sociale (in inglese share capital) è il valore complessivo delle somme e dei beni, siano essi immateriali (ad esempio un brevetto) o materiali (strumenti e attrezzature),  conferiti dai soci a titolo di capitale di rischio, all'atto della costituzione dell'impresa.

Il capitale sociale è anche detto capitale di rischio. Infatti, è l’insieme delle risorse soggette al rischio di investimento e che, in caso di fallimento dell’azienda, sarebbero liquidate per pagare i creditori.

Le risorse conferite dai soci non devono essere obbligatoriamente di valore uguale.  Ogni socio fondatore, infatti, può partecipare in misura diversa al capitale sociale. Facciamo un esempio per capire meglio il funzionamento dei conferimenti. Ad esempio supponiamo di avere un’azienda con cinque soci e con un capitale sociale iniziale di 100mila euro:

  • Socio numero 1 conferisce 15mila euro;
  • Socio numero 2 conferisce 25mila euro;
  • Socio numero 3 contribuisce con 30mila euro;
  • Socio numero 4 conferisce con 10mila euro;
  • Socio numero 5 conferisce 20mila euro.

 

Il totale è pari a 100mila euro ma, come possiamo apprezzare, le cifre conferite sono tutte di importo diverso. Tale differenza, come è facile immaginare, si ripercuote anche in una diversa quota di partecipazione. Ogni socio, infatti, avrà una quota di partecipazione sociale proporzionale a quanto contribuito alla costituzione del capitale sociale. Nel nostro caso specifico al primo socio spetterà il 15%, al secondo il 25%, al terzo il 30%, al quarto il 10% e al quinto il 20%.

Da cosa è formato il capitale sociale?

Una volta capito cos’è il capitale sociale e il suo funzionamento, vediamo ora da cosa può essere formato. Tornando all’esempio fatto in precedenza, abbiamo una realtà imprenditoriale che ha capitale iniziale pari al valore nominale di 100mila euro. Come detto in precedenza il conferimento dei soci è considerato in base al suo valore economico, ma può essere messo a disposizione anche sotto forma di beni materiali o immateriali. A tal proposito è bene passare in rassegna i vari tipi di conferimento. Alla costituzione della società, infatti, i soci possono contribuire con conferimenti in denaro, in natura, conferimenti di azienda, di diritti di godimento, di crediti ceduti e contratti. Inoltre, nel caso di una società di persone, anche le prestazioni d’opera possono essere considerate come conferimento al capitale sociale.

Nel caso del conferimento in denaro, un socio al momento della sottoscrizione può versare anche solo una parte del capitale. Ad esempio, quando un socio contribuisce con una somma di denaro, può versare liquidità per un importo pari al 25% del conferimento totale, impegnandosi a mettere a disposizione il restante 75% in futuro.

Al contrario, in caso di conferimenti non in denaro questi vanno resi in maniera integrale. Ad esempio, se un socio decidesse di conferire un bene materiale come un’attrezzatura, dovrà farlo per intero e nell’immediato. Successivamente sarà inserito nello statuto dell’impresa il valore economico delle singole risorse conferite. 

La variazione del capitale sociale

Le motivazioni alla base della variazione del capitale sociale sono molteplici. Può capitare, infatti, che i soci di un’azienda debbano prendere in considerazione questa eventualità per tutta una serie di motivi come ad esempio l’improvviso fabbisogno di liquidità. In questo caso, infatti, l’aumento del capitale sociale è una mossa necessaria per scongiurare il rischio concreto di liquidazione giudiziaria.

La variazione di capitale sociale è però un’operazione straordinaria, che può essere effettuata in caso di necessità attraverso due modi principali:

1. Trasferendo nel capitale sociale parte della liquidità accantonata a riserva. In questo caso il capitale sociale aumenterà con la liquidità di cui l’azienda già dispone perché parte del patrimonio netto.

2. Il conferimento extra di liquidità da parte dei soci esistenti o da nuovi ingressi. Le nuove risorse in questo caso contribuiranno all’aumento del patrimonio sociale e serviranno a supportare l’azienda in caso di situazione finanziaria difficile.

Arrivati a questo punto è chiaro che il capitale sociale può anche diminuire. Infatti, come è noto le eventuali perdite d’esercizio possono erodere il patrimonio sociale dell’azienda e vanno coperte con gli accantonamenti a riserva previsti per legge. Qualora le riserve dovessero terminare, le perdite saranno gestite con le risorse del capitale sociale. A questo punto però il rischio di una crisi di liquidità si farà più concreto.

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