CAPITALE PROPRIO: COSA E' E COME SI CALCOLA


Ogni attività economica per iniziare ha bisogno di un capitale proprio. Man mano che l’attività si sviluppa, poi, quest’ultimo deve essere calcolato includendo parte degli utili e detraendo le perdite. Sapere qual è il valore del capitale proprio è di fondamentale importanza per capire lo stato di salute dell’azienda e se è necessario ricorrere a finanziamenti esterni per poter continuare il percorso di crescita dell’azienda. In questo articolo del glossario approfondiremo il concetto di capitale proprio, vedendo cosa concorre alla sua formazione, come varia nel corso del tempo e come può essere calcolato.

Che cos’è il capitale proprio?

Ogni impresa nel momento in cui viene costituita ha bisogno di risorse monetarie per poter far partire concretamente la propria attività. Infatti, a seconda della tipologia di business, potrebbero essere necessari determinati tipi di dotazioni e macchinari. Normalmente in questi casi le vie percorribili sono due, o si ricorre ad un prestito di un istituto bancario oppure a somme proprie di denaro. In questo secondo caso ci troviamo di fronte al capitale proprio. Il capitale proprio, infatti, sono le risorse finanziarie che un imprenditore mette a disposizione per la crescita e per lo sviluppo dell’azienda. Tale concetto è applicabile anche alle società. In questo caso il capitale proprio, o per meglio dire il capitale sociale, sarà l’insieme dei conferimenti dei soci al momento della costituzione.

Come varia il capitale proprio?

Una volta capito il concetto di capitale proprio, facciamo ora un esempio concreto. Supponiamo che i soci della “Azienda Fittizia srl” per iniziare l’attività apportino un totale di 300.00 euro. Tale valore come detto in precedenza corrisponde al capitale proprio dell’azienda. Naturalmente questa cifra sarà soggetta a variazioni durante tutto l’arco della vita della società in base all’andamento di quest’ultima. Il capitale proprio, infatti, varia in base in base ai profitti e alle perdite dell’azienda. Se "Azienda Fittizia srl" è in profitto, il suo capitale proprio può crescere di pari passo all’utile. Al contrario, se è in perdita, il suo capitale proprio diminuirà. Un’azienda in profitto può usare una parte dei suoi utili per accrescere il capitale proprio. Al contrario, se è in perdita dovrà attingere al capitale proprio per riuscire ad autofinanziarsi.Tornando al nostro esempio, immaginiamo che “Azienda Fittizia srl” maturi un utile netto di 50.000 euro al termine del primo anno. Il capitale proprio sarà pari a 300.000 + 50.000 euro, ossia in totale 350.000 euro. Al contrario, le eventuali perdite subite andranno a ridurre il valore del capitale proprio.

Cosa comprende il capitale proprio?

Come abbiamo visto, il capitale proprio varia in base all’andamento del business aziendale. Ciò si verifica perché, mentre nella primissima fase di vita dell’azienda il capitale proprio è composto esclusivamente dai conferimenti dei soci, in seguito si estende anche ad altre risorse finanziarie. In tal senso, sarebbe più giusto distinguere il capitale proprio in capitale di apporto e capitale di risparmio. Il capitale di apporto sono i conferimenti messi a disposizione da chi gestisce l’attività; il capitale di risparmio, invece, sono gli utili generati dall’azienda che non sono prelevati dall’imprenditore o dai soci. In altre parole tali utili rimangono investiti all'interno dell'impresa andando a finanziarla. Fanno parte del capitale di risparmio anche i fondi di riserva, ovvero quelle riserve il cui utilizzo è vincolato a scopi ben precisi, e che fungono da rete di protezione per far fronte a eventuali momenti di crisi. Ci riferiamo in particolare alle riserve legali obbligatorie, ma anche alle riserve statutarie e a quelle straordinarie che vengono costituite a seguito di esigenze particolari.

Il calcolo del capitale proprio

Per un corretto calcolo del capitale proprio è necessario distinguere tra risorse economiche proprie dell’azienda e risorse che arrivano da soggetti terzi come investitori e banche (capitale di debito). Infatti, è vero che entrambi sono destinati al finanziamento della tua attività, tuttavia il capitale proprio è formato da risorse che non devono essere rimborsate e che, per questo, rimangono di proprietà dell’azienda.

Il calcolo del valore del capitale proprio è dato dalla seguente formula:

Valore capitale proprio = conferimenti + riserve legali + eventuali riserve facoltative – debiti e perdite d’esercizio

Analizzando l’equazione, è possibile osservare come il capitale proprio si ottiene sommando in prima battuta i conferimenti, i fondi di riserva obbligatori per legge e se presenti le riserve facoltative. A questi tre elementi, poi, bisogna sottrarre il capitale di debito ed eventuali perdite d’esercizio.

Facciamo un esempio di calcolo per un’impresa che presenta la seguente situazione: totale dei conferimenti dei soci = 300.000 €, riserve legali = 80.000 €, riserve facoltative = 40.000 €, debiti e perdite d’esercizio = 140.000 €.

Applicando la formula vista in precedenza, possiamo apprezzare come il valore del capitale proprio sia pari a 300.000 € + 80.000 € + 40.000 - 140.000 € = 280.000 €.

 


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