RECOMMERCE: IL COMMERCIO AL DETTAGLIO DI OGGETTI DI SECONDA MANO


Il mercato degli oggetti di “seconda mano” in Italia ha fatto registrare una rapida crescita negli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio Second Hand di Bva Doxa, infatti, la compravendita di beni è un vero e proprio stile di vita per circa il 60% degli italiani, in grado di generare nel 2023 un giro d’affari di circa 26 miliardi di euro (in aumento del +44% rispetto al 2014).

In occasione di questo nuovo studio dell’osservatorio iCRIBIS, vogliamo proporre un approfondimento proprio sulle realtà specializzate nel commercio al dettaglio di articoli di seconda mano, nello specifico analizzeremo le imprese con codice ATECO 47.79 (commercio al dettaglio di articoli di seconda mano), 47.79.1 (commercio al dettaglio di libri di seconda mano), 47.79.2 (commercio al dettaglio di mobili usati e oggetti di antiquariato) e 47.79.3 (commercio al dettaglio di indumenti e altri oggetti usati).

infografica

La distribuzione secondo il codice ATECO dei commercianti di articoli di seconda mano

distribuzione

La popolazione analizzata, formata da oltre 3mila imprese attive sul territorio nazionale italiano, vede la presenza prevalente di realtà imprenditoriali che commerciano al dettaglio mobili usati e oggetti di antiquariato (il 46,7% del totale). I commercianti al dettaglio di indumenti e altri oggetti usati sono il 43,9%, mentre il restante 9,4% sono negozi che commerciano libri di seconda mano.

La distribuzione geografica del settore italiano del second hand

distribuzione

Dal punto di vista territoriale, le attività della popolazione del recommerce si trovano in prevalenza nella parte centro-settentrionale del nostro Paese: oltre tre commercianti su quattro, il 75,6% del totale, si trovano nelle macroaree del Nord-Ovest (32,9%), del Centro (25,4%) e del Nord-Est (17,3%). Seguono il Sud Italia con il 18,5% e le Isole con il restante 5,8%. La Lombardia è la regione italiana dove si registra la concentrazione maggiore di commercianti di articoli di seconda mano (16,7%). Completano le prime dieci posizioni della classifica regionale Toscana (11,2%), Lazio (10,8%), Campania (9,6%), Piemonte (9,5%), Emilia-Romagna (8,8%), Liguria (6,4%), Veneto (6,1%), Puglia (4,9%) e Sicilia (4,4%). Nelle ultime tre posizioni del ranking, invece, troviamo Basilicata (0,4%), Valle d’Aosta (0,3%) e Molise (0,2%). A livello provinciale, invece, Roma con il 9,3% è la prima realtà territoriale per numero di commercianti second hand. Seguono distanziate di qualche punto percentuale Milano (8,1%), Napoli (6%), Torino (5,6%), Genova (4,2%), Firenze (4%), Bologna (2,6%), Brescia (1,9%), Caserta (1,7%), Perugia (1,5%) e Padova (1,4%).

La distribuzione del rischio nella popolazione dei commercianti di articoli di seconda mano

Il settore del commercio al dettaglio di articoli di seconda mano si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale piuttosto buona (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le realtà imprenditoriali che commerciano in beni usati di cui è disponibile il dato, infatti, l’1,8% ha un indice di rischio minimo e il 55,1% ha uno score più basso della media. Le imprese con un rischio più alto della media al contrario sono circa un terzo del totale, il 25,9%, mentre quelle con un rischio massimo sono il 6,9%.

Le caratteristiche della popolazione dei commercianti al dettaglio di articoli usati

Il tessuto imprenditoriale del settore del recommerce è formato per la stragrande maggioranza da micro imprese (99,3%), che adottano la forma giuridica della ditta individuale (il 73,1%). Il restante 26,9% della popolazione, invece, si divide tra le società di capitali (16,2%), quelle di persone (9,9%) e le altre forme societarie (0,8%). In particolare, tra le società di capitali è significativa la percentuale di società a responsabilità limitata (l’11,7% del totale della popolazione). Se ci si concentra sull’anzianità aziendale, quella che emerge è l’immagine di un settore tendenzialmente giovane e in crescita dal punto di vista demografico. Infatti, poco più della metà della popolazione, il 53,2% circa delle attività del settore, ha iniziato la sua attività nel corso degli ultimi dieci anni. Infine, poco meno di una realtà imprenditoriale del settore su tre, il 31,3% del totale, è un’impresa femminile, ovvero la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da donne. Nello specifico quest’ultime nell’87,6% dei casi hanno una compagine composta in maniera esclusiva da donne, nel 9,6% si contraddistinguono per una partecipazione forte, mentre nel 2,8% dei casi la presenza femminile è maggioritaria.

La vocazione al digitale e all’innovazione delle imprese del settore second hand

digitalattitude

Nonostante il canale online sia sempre più quello prediletto dagli utenti finali per la ricerca di articoli di seconda mano, le imprese del settore si caratterizzano per un basso utilizzo delle tecnologie digitali: solo il 7,6% di queste, infatti, fa registrare un punteggio alto, il 6% ha uno score sopra la media e il 6,2% uno medio. Le realtà che commerciano al dettaglio articoli second hand con un punteggio al di sotto della media sono, invece, il 4,2% e quelle con un punteggio basso il 70,4%. È bassa anche la propensione a innovare delle realtà imprenditoriali del settore. Infatti, solo il 3,5% del totale della popolazione ha uno score di innovazione massimo, il 12,6% ha un punteggio sopra la media, il 12% nella media, il 24% sotto la media e il 41,5% fa registrare uno score basso.

Il fatturato stimato delle attività che commerciano al dettaglio articoli di seconda mano

Se ci si concentra sul fatturato stimato, le realtà della popolazione analizzata senza obbligo di bilancio, che presentano un codice ATECO e che sono costituite da almeno un anno, si trovano nel 49,8% dei casi nella fascia 100.000 - 499.999€ e il 22% in quella 50.000 - 99.999€. Agli estremi della distribuzione troviamo le realtà che hanno un fatturato stimato inferiore a 50.000€ (1,7%) e quelle che hanno un fatturato stimato superiore a 500.000€ (1,3%).

Il fatturato della popolazione del settore recommerce

Il dato riguardante il fatturato, considerando che il bilancio è disponibile solo per il 10,8% delle imprese totali, restituisce l’immagine di un comparto in crescita: il fatturato del 2023 è pari a 182 milioni di euro (+18,3% rispetto al 2022 e +16,8% rispetto al 2021). Nello specifico si può apprezzare che le realtà imprenditoriali della popolazione si attestano per l’1,1% nella fascia di fatturato inferiore ai 10.000€, per il 2% nella fascia 10.000 – 49.999€, per l’1,9% nella fascia 50.000 – 99.999€, per il 3,3% nella fascia 100.000 - 499.999€, per l’1,2% nella fascia 500.000 - 999.999€, per lo 0,9% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€, per lo 0,1% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999€ e per lo 0,1% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999€..

Nella prime dieci posizioni delle realtà specializzate nel commercio al dettaglio di articoli di seconda mano in Italia con il fatturato d’esercizio più alto troviamo:

 


CHI SIAMO

iCRIBIS è il portale e-commerce di Cribis che offre accesso alla banca dati di informazioni commerciali su imprese italiane ed estere. Ideale per piccole imprese e professionisti, iCRIBIS aiuta a tutelare i crediti e ridurre gli insoluti. Migliaia di piccole aziende e privati lo scelgono quotidianamente per informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, sempre accessibili online.

RECOMMERCE: IL COMMERCIO AL DETTAGLIO DI OGGETTI DI SECONDA MANO


Il mercato degli oggetti di “seconda mano” in Italia ha fatto registrare una rapida crescita negli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio Second Hand di Bva Doxa, infatti, la compravendita di beni è un vero e proprio stile di vita per circa il 60% degli italiani, in grado di generare nel 2023 un giro d’affari di circa 26 miliardi di euro (in aumento del +44% rispetto al 2014).

In occasione di questo nuovo studio dell’osservatorio iCRIBIS, vogliamo proporre un approfondimento proprio sulle realtà specializzate nel commercio al dettaglio di articoli di seconda mano, nello specifico analizzeremo le imprese con codice ATECO 47.79 (commercio al dettaglio di articoli di seconda mano), 47.79.1 (commercio al dettaglio di libri di seconda mano), 47.79.2 (commercio al dettaglio di mobili usati e oggetti di antiquariato) e 47.79.3 (commercio al dettaglio di indumenti e altri oggetti usati).

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La distribuzione secondo il codice ATECO dei commercianti di articoli di seconda mano

distribuzione

La popolazione analizzata, formata da oltre 3mila imprese attive sul territorio nazionale italiano, vede la presenza prevalente di realtà imprenditoriali che commerciano al dettaglio mobili usati e oggetti di antiquariato (il 46,7% del totale). I commercianti al dettaglio di indumenti e altri oggetti usati sono il 43,9%, mentre il restante 9,4% sono negozi che commerciano libri di seconda mano.

La distribuzione geografica del settore italiano del second hand

distribuzione

Dal punto di vista territoriale, le attività della popolazione del recommerce si trovano in prevalenza nella parte centro-settentrionale del nostro Paese: oltre tre commercianti su quattro, il 75,6% del totale, si trovano nelle macroaree del Nord-Ovest (32,9%), del Centro (25,4%) e del Nord-Est (17,3%). Seguono il Sud Italia con il 18,5% e le Isole con il restante 5,8%. La Lombardia è la regione italiana dove si registra la concentrazione maggiore di commercianti di articoli di seconda mano (16,7%). Completano le prime dieci posizioni della classifica regionale Toscana (11,2%), Lazio (10,8%), Campania (9,6%), Piemonte (9,5%), Emilia-Romagna (8,8%), Liguria (6,4%), Veneto (6,1%), Puglia (4,9%) e Sicilia (4,4%). Nelle ultime tre posizioni del ranking, invece, troviamo Basilicata (0,4%), Valle d’Aosta (0,3%) e Molise (0,2%). A livello provinciale, invece, Roma con il 9,3% è la prima realtà territoriale per numero di commercianti second hand. Seguono distanziate di qualche punto percentuale Milano (8,1%), Napoli (6%), Torino (5,6%), Genova (4,2%), Firenze (4%), Bologna (2,6%), Brescia (1,9%), Caserta (1,7%), Perugia (1,5%) e Padova (1,4%).

La distribuzione del rischio nella popolazione dei commercianti di articoli di seconda mano

Il settore del commercio al dettaglio di articoli di seconda mano si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale piuttosto buona (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le realtà imprenditoriali che commerciano in beni usati di cui è disponibile il dato, infatti, l’1,8% ha un indice di rischio minimo e il 55,1% ha uno score più basso della media. Le imprese con un rischio più alto della media al contrario sono circa un terzo del totale, il 25,9%, mentre quelle con un rischio massimo sono il 6,9%.

Le caratteristiche della popolazione dei commercianti al dettaglio di articoli usati

Il tessuto imprenditoriale del settore del recommerce è formato per la stragrande maggioranza da micro imprese (99,3%), che adottano la forma giuridica della ditta individuale (il 73,1%). Il restante 26,9% della popolazione, invece, si divide tra le società di capitali (16,2%), quelle di persone (9,9%) e le altre forme societarie (0,8%). In particolare, tra le società di capitali è significativa la percentuale di società a responsabilità limitata (l’11,7% del totale della popolazione). Se ci si concentra sull’anzianità aziendale, quella che emerge è l’immagine di un settore tendenzialmente giovane e in crescita dal punto di vista demografico. Infatti, poco più della metà della popolazione, il 53,2% circa delle attività del settore, ha iniziato la sua attività nel corso degli ultimi dieci anni. Infine, poco meno di una realtà imprenditoriale del settore su tre, il 31,3% del totale, è un’impresa femminile, ovvero la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da donne. Nello specifico quest’ultime nell’87,6% dei casi hanno una compagine composta in maniera esclusiva da donne, nel 9,6% si contraddistinguono per una partecipazione forte, mentre nel 2,8% dei casi la presenza femminile è maggioritaria.

La vocazione al digitale e all’innovazione delle imprese del settore second hand

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Nonostante il canale online sia sempre più quello prediletto dagli utenti finali per la ricerca di articoli di seconda mano, le imprese del settore si caratterizzano per un basso utilizzo delle tecnologie digitali: solo il 7,6% di queste, infatti, fa registrare un punteggio alto, il 6% ha uno score sopra la media e il 6,2% uno medio. Le realtà che commerciano al dettaglio articoli second hand con un punteggio al di sotto della media sono, invece, il 4,2% e quelle con un punteggio basso il 70,4%. È bassa anche la propensione a innovare delle realtà imprenditoriali del settore. Infatti, solo il 3,5% del totale della popolazione ha uno score di innovazione massimo, il 12,6% ha un punteggio sopra la media, il 12% nella media, il 24% sotto la media e il 41,5% fa registrare uno score basso.

Il fatturato stimato delle attività che commerciano al dettaglio articoli di seconda mano

Se ci si concentra sul fatturato stimato, le realtà della popolazione analizzata senza obbligo di bilancio, che presentano un codice ATECO e che sono costituite da almeno un anno, si trovano nel 49,8% dei casi nella fascia 100.000 - 499.999€ e il 22% in quella 50.000 - 99.999€. Agli estremi della distribuzione troviamo le realtà che hanno un fatturato stimato inferiore a 50.000€ (1,7%) e quelle che hanno un fatturato stimato superiore a 500.000€ (1,3%).

Il fatturato della popolazione del settore recommerce

Il dato riguardante il fatturato, considerando che il bilancio è disponibile solo per il 10,8% delle imprese totali, restituisce l’immagine di un comparto in crescita: il fatturato del 2023 è pari a 182 milioni di euro (+18,3% rispetto al 2022 e +16,8% rispetto al 2021). Nello specifico si può apprezzare che le realtà imprenditoriali della popolazione si attestano per l’1,1% nella fascia di fatturato inferiore ai 10.000€, per il 2% nella fascia 10.000 – 49.999€, per l’1,9% nella fascia 50.000 – 99.999€, per il 3,3% nella fascia 100.000 - 499.999€, per l’1,2% nella fascia 500.000 - 999.999€, per lo 0,9% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999€, per lo 0,1% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999€ e per lo 0,1% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999€..

Nella prime dieci posizioni delle realtà specializzate nel commercio al dettaglio di articoli di seconda mano in Italia con il fatturato d’esercizio più alto troviamo:

 


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