LA RACCOLTA DEI TARTUFI E PRODOTTI SELVATICI IN ITALIA


L’Italia, insieme alla Francia, è il principale Paese al mondo per quanto riguarda la raccolta e la lavorazione del tartufo. La raccolta di prodotti selvatici come i tartufi e i funghi, infatti, è un’attività particolarmente diffusa in molte regioni italiane tra cui la Basilicata, le Marche, il Piemonte, l’Umbria e il Trentino Alto Adige.

Proprio per questo motivo, in questo nuovo studio dell’osservatorio iCRIBIS vogliamo proporre un approfondimento sulle attività imprenditoriali appartenenti alla classe ATECO 02.30, ovvero quella dedicata alla raccolta di prodotti selvatici non legnosi: funghi, tartufi, bacche, frutta in guscio, balata e altre gomme simili al caucciù, sughero, gommalacca e resine, balsami, crine vegetale, crine marino, ghiande, frutti dell’ippocastano, muschi e licheni.

infografica

 

La distribuzione geografica del settore della raccolta di tartufi e prodotti selvatici

A livello territoriale le realtà italiane che raccolgono prodotti selvatici non legnosi si concentrano per la maggior parte dei casi nell’Italia centro-settentrionale (68,9%). Nello specifico le 268 imprese del settore si trovano per il 33% al Centro, per il 30,7% nel Nord-Ovest, per il 20,5% al Sud, per il 9% nelle Isole e per il restante 6,8% nel Nord-Est. La Liguria con il 16,1% delle realtà della popolazione analizzata è la regione con la più alta concentrazione territoriale in Italia. Completano la top ten della classifica regionale, distanziate di almeno tre punti percentuali, la Toscana (12,7%), il Piemonte (12,4%), il Lazio (11,2%), la Campania (8,2%), la Sardegna (7,5%), l’Umbria (6,4%), l’Abruzzo (5,6%), l’Emilia-Romagna (4,5%) e la Basilicata (3,7%), le Marche (2,7%), la Lombardia (1,9%), la Sicilia (1,5%), il Veneto (1,5%), la Calabria (1,1%), il Molise (1,1%), la Puglia (0,8%), Il Friuli-Venezia Giulia (0,4%) il Trentino-Alto Adige (0,4%) e la Valle d’Aosta (0,3%).

Le realtà che raccolgono tartufi e prodotti selvatici in Piemonte

distribuzione

Le due principali realtà regionali della popolazione analizzata sono la Liguria e il Piemonte. In particolare, è in quest’ultima che si concentrano il 12,4% delle imprese che raccolgono prodotti selvatici non legnosi come funghi e tartufi in Italia. La maggior parte di queste realtà si trovano in provincia di Cuneo (il 57,6% del totale regionale), territorio dove si trova Alba la capitale mondiale del tartufo. Seguono la provincia di Alessandria (18,2%), Torino (15,1%), Asti (6%) e Novara (3,1%).

impresegiovanili

Il tessuto imprenditoriale si caratterizza per un’ampia presenza di ditte individuali (l’87,8% del totale). Minore la percentuale di società di persone il 12,2%. Quest’ultime sono per il 9,1% società semplici e per il restante 3,1% società in accomandita semplice. Non risultano essere presenti, invece, società di capitali o altre forme societarie.
Infine, è da segnalare la forte presenza tra le realtà regionali che raccolgono prodotti selvatici non legnosi di imprese giovanili. Quest’ultime, infatti, pesano per circa il 45,4% sul totale delle realtà regionali piemontesi. Nel 93,3%% dei casi la partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta da under 35 in maniera esclusiva, mentre nel restante 6,7% il controllo è forte.

Le caratteristiche delle realtà del settore analizzato

formalegale

Il tessuto imprenditoriale del settore è formato per la stragrande maggioranza da microimprese (realtà con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro), che adottano la forma giuridica dell’impresa individuale (79,7%). Il restante 20,3% della popolazione, invece, si divide tra le società di capitali (12,4%), quelle di persone (7,5%) e le altre forme societarie (0,4%). In particolare, tra le società di capitali è da segnalare la quota non trascurabile delle società semplici (5,5%). L’andamento dell’occupazione del settore è interessata negli ultimi anni da una dinamica favorevole. Infatti a dicembre 2023 si è registrata una crescita percentuale dei dipendenti del +19,6% rispetto al 2022 e del 43,1% rispetto al 2021. Nello specifico circa nove imprese su dieci impiegano meno di due persone (90,1%), mentre il numero medio di dipendenti del comparto si aggira intorno alle 1,5 unità.

L’export e la propensione all’innovazione del settore

Le imprese della popolazione analizzata si contraddistinguono per uno score d’internazionalizzazione basso: l’85,8% delle realtà imprenditoriali, infatti, ha uno score basso e il 2,6% ha un punteggio sotto la media. Meno drammatica è invece la situazione relativa al tasso di innovazione delle imprese che raccolgono prodotti selvatici non legnosi. Infatti, le realtà imprenditoriali con uno score sotto la media sono il 13,8%, mentre quelle con uno score basso il 68,2%. Al contrario l’1,5% ha uno score di innovazione sopra la media e il 2,2% invece fa registrare un punteggio nella media.

L’affidabilità economico commerciale

Il dato riguardante l’affidabilità economico commerciale della popolazione analizzata certifica una situazione mediamente buona e in linea con il settore di appartenenza (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le imprese che raccolgono tartufi e altri prodotti selvatici in Italia di cui è disponibile il dato, infatti, il 12% ha un indice di rischio minimo e il 56,5% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono invece il 6,7% e quelle con un rischio più alto della media sono il 22,1% del totale della popolazione.

Il fatturato stimato delle imprese del settore

Le realtà della popolazione analizzata senza obbligo di bilancio, costituite da un anno o più e alle quali è con un codice ATECO si attestano per lo 0,3% nella fascia inferiore ai 50.000€, per il 15,7% nella fascia 50.000 - 99.999€, per il 72,6% nella fascia 100.000 - 499.999€, per lo 0,6% nella fascia 500.000 - 999.999 €, per lo 0,4% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 € e per lo 0,2% nella fascia di fatturato stimato superiore a 5.000.000 €.

Il fatturato del settore della raccolta di tartufi e prodotti selvatici in Italia

Secondo gli ultimi dati disponibili Il fatturato del settore è in crescita: il fatturato del 2022 è pari a 9,4 milioni di euro (+30,5% rispetto al 2021 e +74% rispetto al 2020). Nello specifico si può apprezzare come le imprese del settore si attestano per il 3% nella fascia di fatturato inferiore ai 50.000 €, per lo 0,7% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per l’1,9% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per lo 0,14% nella fascia 500.000 - 999.999 € e per lo 0,8% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €.

Nelle prime dieci posizioni della classifica delle realtà imprenditoriali con il fatturato maggiore troviamo:

 


CHI SIAMO?

iCRIBIS, è il canale e-commerce di Cribis D&B per accedere alla banca dati di Informazioni Commerciali sulle imprese. iCRIBIS soddisfa le esigenze di piccole imprese e professionisti, che hanno la necessità di tutelare i propri crediti e di ridurre gli insoluti. E' la scelta quotidiana di migliaia di piccole aziende e privati che, in modo semplice e conveniente, riescono a informarsi su clienti, fornitori e concorrenti, con la garanzia di dati di qualità, accessibili in qualsiasi momento direttamente online.

LA RACCOLTA DEI TARTUFI E PRODOTTI SELVATICI IN ITALIA


L’Italia, insieme alla Francia, è il principale Paese al mondo per quanto riguarda la raccolta e la lavorazione del tartufo. La raccolta di prodotti selvatici come i tartufi e i funghi, infatti, è un’attività particolarmente diffusa in molte regioni italiane tra cui la Basilicata, le Marche, il Piemonte, l’Umbria e il Trentino Alto Adige.

Proprio per questo motivo, in questo nuovo studio dell’osservatorio iCRIBIS vogliamo proporre un approfondimento sulle attività imprenditoriali appartenenti alla classe ATECO 02.30, ovvero quella dedicata alla raccolta di prodotti selvatici non legnosi: funghi, tartufi, bacche, frutta in guscio, balata e altre gomme simili al caucciù, sughero, gommalacca e resine, balsami, crine vegetale, crine marino, ghiande, frutti dell’ippocastano, muschi e licheni.

infografica

 

La distribuzione geografica del settore della raccolta di tartufi e prodotti selvatici

A livello territoriale le realtà italiane che raccolgono prodotti selvatici non legnosi si concentrano per la maggior parte dei casi nell’Italia centro-settentrionale (68,9%). Nello specifico le 268 imprese del settore si trovano per il 33% al Centro, per il 30,7% nel Nord-Ovest, per il 20,5% al Sud, per il 9% nelle Isole e per il restante 6,8% nel Nord-Est. La Liguria con il 16,1% delle realtà della popolazione analizzata è la regione con la più alta concentrazione territoriale in Italia. Completano la top ten della classifica regionale, distanziate di almeno tre punti percentuali, la Toscana (12,7%), il Piemonte (12,4%), il Lazio (11,2%), la Campania (8,2%), la Sardegna (7,5%), l’Umbria (6,4%), l’Abruzzo (5,6%), l’Emilia-Romagna (4,5%) e la Basilicata (3,7%), le Marche (2,7%), la Lombardia (1,9%), la Sicilia (1,5%), il Veneto (1,5%), la Calabria (1,1%), il Molise (1,1%), la Puglia (0,8%), Il Friuli-Venezia Giulia (0,4%) il Trentino-Alto Adige (0,4%) e la Valle d’Aosta (0,3%).

Le realtà che raccolgono tartufi e prodotti selvatici in Piemonte

distribuzione

Le due principali realtà regionali della popolazione analizzata sono la Liguria e il Piemonte. In particolare, è in quest’ultima che si concentrano il 12,4% delle imprese che raccolgono prodotti selvatici non legnosi come funghi e tartufi in Italia. La maggior parte di queste realtà si trovano in provincia di Cuneo (il 57,6% del totale regionale), territorio dove si trova Alba la capitale mondiale del tartufo. Seguono la provincia di Alessandria (18,2%), Torino (15,1%), Asti (6%) e Novara (3,1%).

impresegiovanili

Il tessuto imprenditoriale si caratterizza per un’ampia presenza di ditte individuali (l’87,8% del totale). Minore la percentuale di società di persone il 12,2%. Quest’ultime sono per il 9,1% società semplici e per il restante 3,1% società in accomandita semplice. Non risultano essere presenti, invece, società di capitali o altre forme societarie.
Infine, è da segnalare la forte presenza tra le realtà regionali che raccolgono prodotti selvatici non legnosi di imprese giovanili. Quest’ultime, infatti, pesano per circa il 45,4% sul totale delle realtà regionali piemontesi. Nel 93,3%% dei casi la partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta da under 35 in maniera esclusiva, mentre nel restante 6,7% il controllo è forte.

Le caratteristiche delle realtà del settore analizzato

formalegale

Il tessuto imprenditoriale del settore è formato per la stragrande maggioranza da microimprese (realtà con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro), che adottano la forma giuridica dell’impresa individuale (79,7%). Il restante 20,3% della popolazione, invece, si divide tra le società di capitali (12,4%), quelle di persone (7,5%) e le altre forme societarie (0,4%). In particolare, tra le società di capitali è da segnalare la quota non trascurabile delle società semplici (5,5%). L’andamento dell’occupazione del settore è interessata negli ultimi anni da una dinamica favorevole. Infatti a dicembre 2023 si è registrata una crescita percentuale dei dipendenti del +19,6% rispetto al 2022 e del 43,1% rispetto al 2021. Nello specifico circa nove imprese su dieci impiegano meno di due persone (90,1%), mentre il numero medio di dipendenti del comparto si aggira intorno alle 1,5 unità.

L’export e la propensione all’innovazione del settore

Le imprese della popolazione analizzata si contraddistinguono per uno score d’internazionalizzazione basso: l’85,8% delle realtà imprenditoriali, infatti, ha uno score basso e il 2,6% ha un punteggio sotto la media. Meno drammatica è invece la situazione relativa al tasso di innovazione delle imprese che raccolgono prodotti selvatici non legnosi. Infatti, le realtà imprenditoriali con uno score sotto la media sono il 13,8%, mentre quelle con uno score basso il 68,2%. Al contrario l’1,5% ha uno score di innovazione sopra la media e il 2,2% invece fa registrare un punteggio nella media.

L’affidabilità economico commerciale

Il dato riguardante l’affidabilità economico commerciale della popolazione analizzata certifica una situazione mediamente buona e in linea con il settore di appartenenza (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le imprese che raccolgono tartufi e altri prodotti selvatici in Italia di cui è disponibile il dato, infatti, il 12% ha un indice di rischio minimo e il 56,5% ha uno score più basso della media. Le imprese con una rischiosità massima sono invece il 6,7% e quelle con un rischio più alto della media sono il 22,1% del totale della popolazione.

Il fatturato stimato delle imprese del settore

Le realtà della popolazione analizzata senza obbligo di bilancio, costituite da un anno o più e alle quali è con un codice ATECO si attestano per lo 0,3% nella fascia inferiore ai 50.000€, per il 15,7% nella fascia 50.000 - 99.999€, per il 72,6% nella fascia 100.000 - 499.999€, per lo 0,6% nella fascia 500.000 - 999.999 €, per lo 0,4% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 € e per lo 0,2% nella fascia di fatturato stimato superiore a 5.000.000 €.

Il fatturato del settore della raccolta di tartufi e prodotti selvatici in Italia

Secondo gli ultimi dati disponibili Il fatturato del settore è in crescita: il fatturato del 2022 è pari a 9,4 milioni di euro (+30,5% rispetto al 2021 e +74% rispetto al 2020). Nello specifico si può apprezzare come le imprese del settore si attestano per il 3% nella fascia di fatturato inferiore ai 50.000 €, per lo 0,7% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per l’1,9% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per lo 0,14% nella fascia 500.000 - 999.999 € e per lo 0,8% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €.

Nelle prime dieci posizioni della classifica delle realtà imprenditoriali con il fatturato maggiore troviamo:

 


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