TFR: Cos'è, come funziona e quando puoi usarlo
Il Trattamento di Fine Rapporto, comunemente noto con l'acronimo TFR, rappresenta una componente significativa del rapporto di lavoro subordinato in Italia.
Si tratta di una somma economica maturata progressivamente dal lavoratore durante il periodo di impiego presso un'azienda. Questa somma non viene erogata mensilmente con lo stipendio, ma accantonata dall'azienda e destinata a essere corrisposta al dipendente nel momento in cui il rapporto di lavoro giunge al termine, indipendentemente dalla causa della sua cessazione (licenziamento, dimissioni, raggiungimento dell'età pensionabile, scadenza di contratto a termine, ecc.).
Il TFR si configura quindi come un diritto acquisito del lavoratore, costruito anno dopo anno nel corso della sua carriera lavorativa all'interno della singola azienda.
A cosa serve il TFR?
Il principale obiettivo del TFR è fungere da una forma di risparmio "forzato" o accantonamento previdenziale complementare a gestione aziendale per il lavoratore. Questa indennità di fine rapporto diventa disponibile per il dipendente una volta concluso il suo contratto di lavoro. La somma liquidata al termine dell'attività lavorativa può assolvere a diverse funzioni per il lavoratore: può rappresentare un supporto economico per affrontare un periodo di transizione tra un lavoro e l'altro, sostenere nuove spese impreviste, essere utilizzata per investimenti personali, o semplicemente costituire un capitale di riserva in un momento delicato come la cessazione dell'impiego.
In sintesi, il TFR offre una sicurezza economica al lavoratore nel momento in cui viene meno la fonte di reddito principale derivante da quel particolare rapporto di lavoro.
Come funziona l'accantonamento e la rivalutazione del TFR
Il meccanismo di funzionamento del Trattamento di Fine Rapporto è basato su un processo di accumulo annuale e successiva rivalutazione. Ogni anno, l'azienda ha l'obbligo di accantonare una quota della retribuzione annuale lorda percepita dal lavoratore. Tale quota è definita dalla legge e corrisponde a circa il 6,91% della retribuzione lorda annuale (una cifra che si approssima al 7-8% del salario, come indicato). Questo accantonamento viene effettuato dall'azienda e non viene trattenuto direttamente dalla busta paga mensile del dipendente (a meno che il lavoratore non abbia scelto di riceverlo mensilmente, opzione non più disponibile dal 2015 se non in specifici casi).
L'importo totale che si accumula nel corso degli anni non rimane statico. La legge prevede una rivalutazione annuale dell'importo accantonato. Questa rivalutazione serve a proteggere il valore del TFR dall'erosione dovuta all'inflazione ed è calcolata applicando un tasso fisso dell'1,5% più il 75% dell'indice dei prezzi al consumo (inflazione) rilevato dall'ISTAT. Questo meccanismo assicura che la somma percepita al termine del rapporto di lavoro mantenga, almeno in parte, il suo potere d'acquisto nel tempo.
Il pagamento del TFR avviene, come detto, alla fine del rapporto di lavoro. L'azienda liquiderà al lavoratore la somma totale accumulata nel corso degli anni, comprensiva di tutte le rivalutazioni maturate fino alla data di cessazione del rapporto.
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Come si calcola il TFR?
Il calcolo del TFR si basa sulle retribuzioni lorde percepite dal lavoratore in ogni anno di servizio. La normativa stabilisce che per ogni anno di lavoro (o frazione di anno superiore a 15 giorni), il lavoratore matura un dodicesimo della somma delle retribuzioni utili percepite nell'anno stesso. Per semplificare, la quota annuale da accantonare si ottiene dividendo la retribuzione annua lorda considerata per un coefficiente fisso pari a 13,5.
La formula di base per l'accantonamento annuale è:
TFR annuale=retribuzione annuale/13,5 retribuzione annuale
La retribuzione annua utile comprende lo stipendio base e diverse voci aggiuntive (come scatti di anzianità, superminimi, indennità varie, ecc.), ma esclude altre (come rimborsi spese). L'importo del TFR totale maturato al termine del rapporto di lavoro sarà dato dalla somma degli accantonamenti annuali effettuati per ogni anno di servizio, incrementati dalle rivalutazioni annuali. È importante notare che sulla quota di TFR maturata ogni anno e sulla relativa rivalutazione vengono applicate delle tassazioni specifiche, che rendono l'importo finale percepito dal lavoratore un netto.
L'Obbligatorietà del TFR
Il Trattamento di Fine Rapporto è un diritto irrinunciabile per i lavoratori subordinati in Italia e rappresenta un obbligo per tutti i datori di lavoro, siano essi grandi aziende o piccole imprese.
La sua previsione è stabilita dalla legge (in particolare, dall'articolo 2120 del Codice Civile) e si applica a tutti i rapporti di lavoro subordinato, a tempo indeterminato o determinato, pubblici o privati. Ogni datore di lavoro deve obbligatoriamente accantonare la quota di TFR per ciascun dipendente e garantirne il versamento al momento della cessazione del rapporto. Questa obbligatorietà sottolinea l'importanza del TFR come elemento di tutela economica per il lavoratore.
Utilizzare il TFR prima della fine del rapporto di lavoro
Sebbene il TFR sia concepito per essere liquidato al termine del rapporto di lavoro, la normativa italiana prevede alcune specifiche circostanze in cui il lavoratore può richiederne un'anticipazione prima della cessazione del servizio.
Queste possibilità sono tuttavia limitate e subordinate a condizioni precise.
- Destinazione alla Previdenza Complementare: Una delle modalità più comuni per utilizzare il TFR prima della fine del rapporto è destinarlo a un fondo di previdenza complementare (fondo pensione). Il lavoratore può scegliere di versare tutto o parte del TFR maturando (quello che maturerà d'ora in poi) in un fondo negoziale, aperto o in un PIP (Piano Individuale Pensionistico). In questo caso, il TFR non viene liquidato al lavoratore, ma trasferito al fondo pensione scelto, con l'obiettivo di incrementare la futura pensione integrativa.
- Richiesta di anticipazione per specifiche esigenze: La legge consente al lavoratore di richiedere un'anticipazione sul TFR già maturato in azienda per far fronte a spese documentate relative a:
- Spese sanitarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche.
- Acquisto o costruzione della prima casa di abitazione per sé o per i figli, documentato con atto notarile.
- Spese durante i periodi di congedo parentale o di congedo per formazione.
La richiesta di anticipazione per queste motivazioni può riguardare al massimo il 70% del TFR maturato. L'azienda non è sempre obbligata a concedere l'anticipazione immediatamente; la legge pone dei limiti annuali alle erogazioni che l'azienda deve soddisfare (entro il 10% degli aventi diritto e comunque entro il 4% del numero totale dei dipendenti), il che significa che potrebbero esserci tempi di attesa. Inoltre, l'anticipazione può essere richiesta solo dopo almeno 8 anni di servizio presso la stessa azienda.
È importante ribadire che, al di fuori di queste specifiche eccezioni e delle relative condizioni, il TFR rimane un importo non liberamente utilizzabile dal lavoratore durante lo svolgimento del rapporto di lavoro, ma liquidato esclusivamente alla sua conclusione.
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta dunque un pilastro della tutela economica del lavoratore subordinato in Italia. Accantonato progressivamente dall'azienda sulla base della retribuzione annua e regolarmente rivalutato, costituisce una somma significativa destinata a supportare il dipendente nel momento delicato della cessazione del rapporto di lavoro. Comprendere cos'è, come funziona e quali sono le limitate possibilità di accesso anticipato permette al lavoratore di avere piena consapevolezza di questo suo diritto e di pianificare al meglio il proprio futuro finanziario.
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